Mentre sul red carpet del 78° Festival di Cannes sfilano le grandi star del cinema mondiale, non lontano dalla Croisette si combattono battaglie fondamentali per il futuro dell’industria audiovisiva europea e non solo. Le principali associazioni dei produttori audiovisivi europei, tra cui l’Apa (Associazione Produttori Audiovisivi) in rappresentanza dell’Italia, si sono ritrovate in un incontro nel corso del quale è stato presentato un documentato intitolato “The Independent Production Charter“, un appello all’Unione Europea e agli Stati membri per richiamare l’attenzione sulla necessità di tutelare il settore audiovisivo indipendente.
L’iniziativa, che ha visto la partecipazione non solo dei produttori italiani ma anche degli omologhi di Francia, Spagna, Germania, Austria, Belgio, Lussemburgo e Svizzera, punta direttamente alle istituzioni europee e ai parlamentari nazionali, con l’obiettivo di accompagnare e sostenere lo sviluppo del comparto audiovisivo europeo in un contesto globale sempre più competitivo. Centrale è la richiesta di riconoscere il settore come parte integrante del progetto culturale europeo, al pari della democrazia e della diversità.
Il documento sottoscritto dall’Apa, sottolinea Andrea Biondi in un articolo del Sole 24 Ore, si inserisce in un percorso che, anche in Italia, è già in movimento e punta a rafforzare la regolamentazione del settore, evitando un’eccessiva deregolamentazione e tutelando la specificità culturale europea. In questo senso, viene indicato come modello positivo il caso della Francia, che ha adottato misure concrete a sostegno del comparto audiovisivo.
I produttori hanno denunciato inoltre le crescenti minacce che derivano dalla concentrazione di potere contrattuale in mano a grandi broadcaster globali e piattaforme OTT, nonché da pratiche di semplificazione normativa non sempre calibrate sul contesto culturale europeo. «Libertà d’azione, regolazione equa e proprietà dei diritti – si legge nel documento visionato dal Sole 24 Ore – non sono negoziabili. Sono i pilastri del futuro culturale dell’Europa».
Tre sono le richieste chiave avanzate dai produttori. La prima riguarda la revisione della Direttiva sui servizi di media audiovisivi (AVMS) nel 2026, che non deve limitarsi a un aggiornamento tecnico, ma mirare a rafforzare la protezione delle opere europee e contrastare pratiche contrattuali predatorie. La seconda richiesta è la tutela dei diritti dei produttori indipendenti, soprattutto contro il trasferimento forzato dei diritti a favore delle grandi piattaforme, e il diritto di accesso trasparente ai fondi pubblici. Infine, si chiede una regolazione dell’intelligenza artificiale, con l’obbligo di trasparenza sugli algoritmi, consenso informato per l’uso di dati e idee, e la salvaguardia del copyright delle creazioni umane.
«L’Europa è cultura, identità, diversità. Sono concetti che non si possono ignorare», ha dichiarato Iginio Straffi, vicepresidente di Apa e fondatore di Rainbow SpA. Straffi ha sottolineato come dall’altra parte dell’Oceano si registrino segnali di chiusura e sfida, citando l’annuncio di dazi sulle produzioni audiovisive da parte del presidente Donald Trump. L’alternativa alla difesa del settore da parte dell’Unione europea e degli Stati membri, ha aggiunto il produttore «è quella di vedersi omologati e raccontati da altri».
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