Si potrebbe parlare di “schianto”, ma in realtà l’aereo non è mai decollato. Del resto è difficile prendere quota quando le ali sono state montate al contrario… E così si è verificato ciò che su Box Office abbiamo scritto sin dalla nascita di ItsArt, ovvero la fine di ItsArt. Il 29 dicembre Cassa depositi e prestiti ha, infatti, messo in liquidazione la società, e il neo ministro della cultura Gennaro Sangiuliano ha deciso di non rifinanziare la cosiddetta “Netflix della cultura italiana”, fortemente (o unicamente?) voluta dall’ex ministro della cultura Dario Franceschini, che in due anni ha bruciato decine di milioni di euro senza produrre alcun risultato in termini di visibilità, promozione e, soprattutto, di ritorno economico.
La società ItsArt era stata costituita il 22 dicembre 2020 con un capitale del 51% di Cassa depositi e prestiti e al 49% di Chili, e la piattaforma è diventata operativa a maggio 2021. Al suo primo anno di attività, ItsArt aveva già perso 7,4 milioni di euro, con ricavi pari a soli 245mila euro. Inoltre, in questi due anni si sono avvicendati diversi manager, a dimostrazione delle grandi difficoltà nella gestione della piattaforma, e non sono mancate polemiche di ogni genere attorno a questa operazione: dai 10 milioni di euro stanziati dal Mibact a favore di ItsArt, all’assurdità di non aver coinvolto una società pubblica come Rai, da quello che poteva sembrare uno “strano caso di salvataggio aziendale” per Chili, ai diversi film a pagamento che in realtà erano disponibili gratuitamente su RaiPlay. Insomma, ItsArt era un disastro preannunciato.
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