Il 2023 è stato senza dubbio l’anno in cui il cinema al femminile ha battuto un grosso colpo: Barbie di Greta Gerwig ha dominato gli incassi mondiali, mentre in Italia è stato addirittura superato da C’è ancora domani di Paola Cortellesi. Un macro dato che ha fatto gridare qualcuno alla crescita delle quote rose nel mondo del cinema, ma in realtà i dati certificano una parità di genere ancora lontana dall’essere raggiunta.
Dopo i report degli scorsi mesi relativi al mercato internazionale, ora è Women in Film, Television & Media Italia a presentare un’analisi approfondita sui dati del 2023 relativi alla presenza dei film a regia femminile in sala, fornendo inoltre un’anteprima sui primi mesi del 2024. La ricerca è stata presentata durante l’ultima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, all’interno del 6° Seminario annuale sulla parità di genere e l‘inclusività nell’industria cinematografica, promosso da La Biennale di Venezia, Eurimages e WIFTM Italia.
Stando a quanto emerso dalla ricerca, in Italia sono aumentate le registe i cui film sono arrivati in sala, ma l’incidenza sugli incassi è ancora molto bassa. Solo il 17% è entrato infatti nella Top 100 degli incassi Cinetel. Tra i fattori chiave del successo c’è senza dubbio la riconoscibilità della regista (tra i nomi ci sono Liliana Cavani, Alice Rohrwacher e le esordienti ma già popolari attrici Pilar Fogliati, Micaela Ramazzotti e Paola Cortellesi) e la capacità di raccontare sul grande schermo i temi dell’attualità, cogliendo lo “spirito del tempo”; cresce inoltre la varietà dei generi affrontati dalle registe: dramma, commedia, crime, horror, fantascienza tra passato e vicinissimo futuro. La partecipazione ai Festival è una strategia condivisa dal 94% dei titoli presi in esame: 16 su 17 stati presentati in festival cinematografici, con Venezia e Roma che si confermano momenti cardine per la visibilità delle opere italiane. Inoltre, 9 opere a regia femminile su 17 hanno vinto premi nazionali e internazionali.
Sul fronte economico: 11 titoli su 17 hanno beneficiato dei contributi selettivi per la produzione del MiC, e di questi 5 sono opere prime. Tutti i titoli, sottolinea la ricerca, hanno beneficiato del tax credit. I dati confermano anche la disparità di risorse ed investimenti fra i player in campo: dai 493 cinema della prima settimana di C’è ancora domani ai 63 di Misericordia agli 11 de La terra delle donne. Vision Distribution e 01 Distribution sono le distribuzioni con le uscite più larghe che corrispondono, puntualmente, alle Top 5 Cortellesi (493), Fogliati (271), Ramazzotti (250), Cavani (171), Rohrwacher (105). Molto più limitata la diffusione dei documentari di Kasia Smutniak e Anselma Dell’Olio, ma delude anche il valore del box office medio per i titoli fiction: escluso il fenomeno C’è ancora domani, ammonta solo a 258.000 euro.
Esiste però un “effetto Cortellesi”? La ricerca se lo è chiesto e ha esaminato il primo semestre 2024 rilevando l’uscita di 3 film italiani a regia femminile, che potrebbe essere un segno di una potenziata fiducia nell’appeal delle registe. Da segnalare i buoni risultati di Dieci minuti di Maria Sole Tognazzi, gli esordi alla regia delle attrici Margherita Buy con Volare e Michela Giraud con Flaminia, della cantante Margherita Vicario con Gloria! e, nel secondo trimestre, l’operazione L’arte della gioia diretta da Valeria Golino, e targata Vision Distribution. Da non dimenticare inoltre che Vermiglio di Maura Delpero ha appena trionfato alla Mostra del Cinema di Venezia con il Leone d’argento – Gran premio della giuria. Dal palco, la stessa regista ha ricordato che il suo film senza i contributi statali non avrebbe mai visto la luce.
Su questo tema, si è espressa anche la presidente di WIFTMI Domizia De Rosa: «Invitiamo il MiC a valutare se i possibili impatti del nuovo decreto siano in contrasto con la strategia per la parità di genere inaugurata dalla Legge Cinema e Audiovisivo 220/2016 e, qualora lo siano, a neutralizzarli con misure che continuino ad incentivare o meglio ancora che incrementino le pari opportunità di genere, per non dover attendere il 2054, ed oltre».
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