Italia-Cina, tutto pronto per grandi coproduzioni

Al Sino-Italian Co-production Forum, che si è svolto oggi al Lido di Venezia, nell’ambito della 74ª Mostra Internazionale di Arte Cinematografica, è emersa una forte volontà da parte di Cina e Italia di dare vita in futuro a grandi coproduzioni, del calibro della più prestigiosa che ha finora legato i due Paesi: L’ultimo imperatore di Bernardo Bertolucci. Paolo Baratta ha introdotto l’incontro organizzato dall’Anica dichiarando: “Da quando la Biennale ha deciso di occuparsi del Cinema, lo ha considerato nella sua natura duale di arte e industria. Per un festival che ha scelto di dare vita a un mercato di coproduzione, posizionandosi quindi nella “sala parto” della nascita dei film, il forum di oggi è utile al nostro modo di operare. La Cina nel 2016 ha avuto 1.3 miliardi di spettori, numeri importanti che ci sono familiari, visto che l’Italia nel 1953 ha venduto 855 milioni di biglietti. La Cina con 45 mila schermi, è il Paese con più schermi, ed è solo all’inizio”. Il presidente Anica, Francesco Rutelli, anche coordinatore e co-presidente del Forum culturale italo-cinese istituito tra i due Paesi, ha aggiunto: “Credo che il riconoscimento che il popolo e le istituzioni cinesi hanno sempre dato all’Italia in campo culturale configuri tra i due Paesi una relazione speciale. Obiettivo è dare vita a strumenti operativi commerciali. Vogliamo che queste giornate segnino un passo avanti concreto verso l’accelerazione nelle collaborazioni economiche, culturali e produttive. Auspichiamo un ingresso nel mercato cinematografico e cinese e spalanchiamo ai nostri partner le porte di quello italiano”. Nicola Borrelli, direttore generale Cinema, è entrato nel vivo dell’incontro affermando: “L’ingrediente principale per incrementare la collaborazione tra i due Paesi è la conoscenza reciproca, come diceva Miao Xiaotian, presidente della China Film Co-production Corporation, lo scorso anno proprio qui al primo Sino-Italian Coproduction Forum. La nuova legge cinema, inoltre, offre incentivi per favorire le coproduzioni internazionali”. Xiaotian ha dichiarato: “Rispetto a quando coproducemmo con l’Italia Marco Polo, quando la Cina non aveva grande capacità di investimento e ci mancava esperienza in campo cinematografico, oggi la nostra industria cinematografica ha avuto un importante salto di qualità. Nel 2009 il box office cinese era al nono posto a livello mondiale, nel 2012 al secondo e negli ultimi cinque anni è passato da 16 a 49 miliardi di yuan. I film di coproduzione, nonostante siano pochi hanno una grande quota di mercato. Italia e Cina hanno grandi potenzialità di collaborazione perché sono Paesi sviluppati dal punto di vista culturale”. La parola è passata a Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema, che ha raccontato come l’esperienza di giurato al Festival di Pechino gli abbia permesso di comprendere il mondo della produzione cinese: “Ho notato grandi capacità manageriali, elevatissimo livello di accoglienza, grande organizzazione E dati che mi hanno colpito, tra cui i 7 miliardi di dollari di incasso nel 2016 con più di 100 film che hanno superato i 10 milioni di incasso. Per quanto riguarda la coproduzione, abbiamo accordi produttivi e volontà politica, bisogna ora accendere il motore, mancano plot affini alle due culture”. Il manager ha spiegato che Rai Cinema sta lavorando in questa direzione: “Abbiamo un soggetto che vogliamo sottoporre a sceneggiatori cinesi. Bisogna lavorare insieme in fase di scrittura, alla ricerca di storie che funzionino nelle loro sale e che contengano elementi di interesse nel nostro Paese. In proposito, vogliamo dare vita a un contest per selezionare talenti tra gli sceneggiatori”. James Wang, Vice Chairman e Ceo di Huayi Brothers Media Corporation, ha dichiarato: “sono convinto che l’industria italiana sia matura e possa darci molto supporto nella coproduzione”. Francesca Cima, presidente dei produttori Anica, ha affermato: “Tra le cose che uniscono Italia e Cina c’è la grande curiosità. Credo, però, che la vera sfida non sia solo trovare contenuti affini ai due Paesi, ma capire le potenzialità globali delle storie per produrre film rivolti all’intero mercato globale”.

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