«Sta emergendo sempre più il tema della centralità della sala. Il problema è all’ordine del giorno: la sala deve essere accessibile, ha molti concorrenti e deve essere sempre più luogo di eventi». Così il professor Gianni Celata ha introdotto oggi a Mantova, nell’ambito degli Incontri d’Essai che si svolgono fino a giovedì, il convegno “Gli schermi di qualità e la performance dei film d’essai”. Durante l’incontro sono stati diffusi i dati relativi all’ultima stagione di Schermi di Qualità, iniziativa di diffusione del cinema d’essai italiano ed europeo. Ha continuato Celata: «Grazie a Schermi di Qualità, alla tenitura che hanno saputo dare ad alcuni film, al pubblico che frequenta questi cinema e alla programmazione, un certo tipo di strutture ha avuto vita sul mercato». Sono state 702 le domande di ammissione a Sdq, il 21,4% degli schermi Cinetel. Questi schermi sono ospitati prevalentemente in monosale o multisale da 2 a 4 schermi ma anche i multiplex hanno aperto al cinema di qualità. Alla fine sono state 533 le sale aderenti a Sdq. Le regioni più virtuose sono state Marche, Puglia ed Emilia Romagna; male Calabria, Molise e Trentino. Gli Sdq hanno contribuito per il 15% del box office complessivo. Un ruolo importante in Schermi di Qualità lo ha giocato il cinema italiano, suddiviso in film crossover arthouse, film di segmento e film difficili. I film crossover arthouse sono pellicole di qualità che guardano al mercato, e che sono usciti in oltre 300 copie. ‘Habemus Papam’ è uno di questi e ha ottenuto un contributo molto alto in Sdq: il 54% degli incassi. I film di segmento sono quei film di qualità che senza Sdq avrebbero avuto molto difficoltà. Ne fanno parte titoli quali ‘La passione’, ‘Una vita tranquilla‘ o ‘Gianni e le donne’ che ha registrato il 61% di incassi in Sdq. I film difficili sono quelli sperimentali o usciti in pochissime copie. Film come ‘Noi credevamo’ o ‘Corpo celeste’ che ha registrato il 70% in Schermi di Qualità; ‘Il primo incarico’ ha raggiunto ben l’86%.
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