Di seguito la Puntata 2 dell’INCHIESTA DISTRIBUZIONE ED ESERCIZIO pubblicata su Box Office del 30 giugno-15 luglio (n. 12-13). Per leggere il testo integrale clicca QUI, oppure scarica la versione digitale dall’app di Box Office su Google Play e App Store, o abbonati direttamente alla versione cartacea della rivista. QUI potete recuperare la Puntata 1.
Che non fosse tutto rose e fiori tra distributori ed esercenti nella gestione del prodotto filmico era già emerso con chiarezza nella prima puntata dell’inchiesta (vedi Box Office del 15 giugno 2022), dove direttori commerciali e manager della distribuzione hanno raccontato il loro punto di vista sul rapporto con i gestori delle sale dopo due anni di emergenza sanitaria. Interventi da cui è emersa la necessità di una maggiore trasparenza e correttezza nei rapporti, di teniture più lunghe e della ricerca di un nuovo equilibrio. Ora in questa seconda puntata ascoltiamo il parere dell’esercizio, che è apparso decisamente più critico e sofferente nei confronti di alcuni atteggiamenti della distribuzione, specialmente alla luce delle grandi difficoltà in cui vertono i cinema tra costi di gestione, incremento del le bollette e bassi incassi. Ma in tutti emerge anche il desiderio di superare queste difficoltà e di lasciarsi alle spalle annose problematiche per unire le forze e concentrarsi sull’unica grande urgenza del momento: riportare il pubblico in sala, costi quel che costi.
• TOMASO QUILLERI, DIRETTORE PROGRAMMAZIONE DEL CIRCUITO IL REGNO DEL CINEMA
LE PROBLEMATICHE SI SONO INCANCRENITE

©Valerio Pardi
«Anziché assistere a un cambio di passo positivo, noto l’incancrenirsi di diverse problematiche, a partire dall’assenza di entusiasmo di alcune distribuzioni. Eppure, mai come oggi dovremmo raddoppiare gli sforzi: non tanto per discutere sul punto di percentuale o sulla tenitura, bensì per capire come riportare il pubblico in sala, come promuovere un nuovo film e migliorare la percezione degli spettatori nei confronti della sala. Sono questi i temi su cui esercenti e distributori dovrebbero dialogare, invece ognuno va ancora per la sua strada. Sono sotto gli occhi di tutti le contrazioni delle campagne marketing e i lanci asfittici di alcuni titoli senza una minima concertazione con la parte dell’esercizio più rappresentativa del mercato. E con “concertazione” intendo fare il bene del mercato, non distorcere la concorrenza. Significa eliminare le storture, gli imbuti, rendere più scorrevoli certi processi, comprendere le problematiche da punti di vista diversi. Poi sicuramente va cambiato il modo di comunicare, serve una programmazione più flessibile, bisogna spingere sulla multiprogrammazione e pianificare un calendario di uscite più organico. Purtroppo quanto accaduto con l’Antitrust ha reso più cauti i distributori e disincentivato il dialogo tra loro, che invece è essenziale in una logica di mercato sano. Si ha paura di ragionare insieme sui problemi e questo ha una ricaduta negativa su tutti i segmenti della filiera. Sicuramente anche l’esercizio deve migliorare, a maggior ragione dopo due anni di pandemia. Dobbiamo farci affiancare da chi conosce il prodotto, imparare a comunicarlo nel migliore dei modi e, possibilmente, con un contributo economico. Ma il confronto tra le parti è essenziale, perché distributori ed esercenti con dividono il cliente finale. Se non cerchiamo soluzioni insieme, come possiamo uscire da questa impasse?»
• SILVIA GIOMETTI, DIRETTRICE PROGRAMMAZIONE DEL CIRCUITO GIOMETTI CINEMAS
TROPPE PRESSIONI PER LA TENITURA

© Adolfo Franzò/courtesy of Giometti Cinemas
«Rispetto al periodo di pre-pandemia, oggi noto meno discussioni ed è più semplice accedere al prodotto che si vuole programmare (certo nelle trattative aiuta il numero di multisale che gestiamo). Purtroppo subiamo ancora pressioni per garantire una lunga tenitura a film che andrebbero smontati per gli incassi esigui, così come le percentuali non si sono abbassate nonostante il momento di crisi. Inoltre, si sono ridotte drasticamente le window, in alcuni casi addirittura annullate, andando pertanto a perdersi il concetto di esclusiva che in ogni altro settore sarebbe valorizzato. Va, però, riconosciuto a Warner, Disney e Universal di essere state le uniche distribuzioni ad avere sostenuto il mercato con film di grande richiamo. Oggi il vero problema è l’assenza di prodotto che non rende sostenibile il modello cinematografico attuale. Attualmente tra Thor: Love and Thunder e Minions 2 c’è un buco di quasi un mese e mezzo e dovremo interrogarci seriamente se chiudere alcune nostre strutture per un certo periodo. Ma è una situazione generale particolarmente complessa. Un tempo avevamo a disposizione un calendario di uscite preciso e sul lungo termine che ci permetteva di pianificare per tempo le campagne marketing, così da comunicare i film al nostro pubblico con il giusto anticipo. Oggi, invece, si ragiona di settimana in settimana e questo rende difficile mantenere e stringere il rapporto con i nostri spettatori. Servirebbe un film importante a settimana, altrimenti il pubblico continuerà a pensare che il cinema è morto. Non aiutano poi le uscite in piattaforma streaming così a stretto giro dalla release cinematografica. Bisogna cambiare proprio paradigma, rinnovarsi».
• ANDREA MALUCELLI, PRESIDENTE DEL CONSORZIO UNICI
MANCA FIDUCIA NELL’ESERCIZIO
«Non ho notato grandi cambiamenti pre e post-Covid, anche se vorrei che ci fosse più fiducia reciproca tra esercizio e distribuzione, perché ognuno è un professionista del proprio settore. La distribuzione conosce sicuramente meglio il prodotto che porta in sala ed è giusto che stabilisca la data di uscita e la campagna marketing. L’esercente, dal canto suo, conosce meglio il proprio pubblico di riferimento e si potrebbe ragionare insieme su come intercettarlo nel migliore dei modi. Per questo andrebbe compreso che quando il gestore di una sala stabilisce una programmazione e pianifica gli orari degli spettacoli, lo fa per il bene del film. Poi, certo, il confronto fa parte dei giochi, non sempre può essere privo di tensione, ed è importante che ci sia. Comunque ultimamente mi sembra sia migliorato il rapporto con la distribuzione sul fronte commerciale e marketing: c’è un crescente scambio di idee e di punti di vista nell’intento di massimizzare il profitto di un film in sala. Sarebbe utile che questo dialogo diventasse più sistematico, a maggior ragione con le major che distribuiscono i film di maggior richiamo. Ma la fiducia deve essere alla base di ogni rapporto. E poi non dimentichiamo l’importanza della destagionalizzazione. Dal 2023 mi auguro che ci siano film per tutti i 12 mesi dell’anno e che non manchi il cinema italiano (anche se bisognerebbe interrogarsi sul perché alcune produzioni nazionali non sembrano proprio incontrare i gusti del pubblico)».
• GIANANTONIO FURLAN, AMMINISTRATORE DELEGATO DI IMG CINEMAS
I RAPPORTI NON SONO MIGLIORATI

Courtesy of IMG Cinema
«Da tempo assistiamo a una mancanza di coordinamento e a una rarefazione ingiustificata di uscite cinematografiche che porta a diverse distorsioni del mercato. Abbiamo settimane con 5-6 film in uscita, e altre settimane quasi prive di titoli. Questo rende estremamente difficile la programmazione delle sale. Non è semplice, infatti, venire incontro alle esigenze di avvicendamento dei film e, allo stesso, mantenere il numero di spettacoli previsti, a maggior ragione quando non si hanno a disposizione molti schermi. Basti pensare all’uscita di Jurassic World – Il dominio a una settimana di distanza da Top Gun: Maverick. È cannibalizzazione? Per questo gioverebbe un maggior coordinamento, che negli ultimi mesi è radicalmente peggiorato. Inoltre, quasi sempre il distributore pretende una programmazione piena dei suoi film in tutte le fasce orarie, anche quando il film è dichiaratamente piccolo, e non accetta quando proponiamo meno spettacoli perché, conoscendo il nostro pubblico, determinati orari sono del tutto ininfluenti. Purtroppo per il distributore il rapporto fiduciario è sempre molto labile, vuole il controllo totale della programmazione, tanto che oggi il numero degli spettacoli è puramente una questione contabile, non di sostanza. Anche questo è un retaggio che ci trasciniamo da molto, pur in una situazione di multiprogrammazione consolidata. Per quanto riguarda l’aspetto economico, il rapporto con il commerciale non è certo migliorato. Le percentuali dei film sono ancora altissime, in alcuni casi immotivatamente superiori al 50%, come se le conseguenze di due anni di crisi fossero state solo a loro danno. Si tende a tirare la corda, a pagare tre o quattro punti di percentuali in più del solito, nella consapevolezza che nessuno oggi è nelle condizioni di poter rinunciare a un film. È poi evidente la caduta verticale degli investimenti nella comunicazione. I distributori investono solo sui film importanti, mentre il resto dei titoli esce senza che il pubblico ne sia a conoscenza. Manca una pianificazione mirata e lo si nota quando i film vengono spostati di settimana in settimana, o addirittura aggiunti al listino a due/ tre settimane dall’uscita. È un trend che negli ultimi mesi si è aggravato, così come il proliferare di eventi sempre più inutili che ingolfano le sale per poi andare direttamente in piattaforma nel giro di una manciata di giorni. Per almeno l’80% dei film che escono, l’esercizio è solo il cavallo di Troia per garantire i benefici fiscali e le uscite in piattaforma, non certo per riportare la gente in sala».
• ALESSANDRO ROSSI, AMMINISTRATORE DELEGATO DI MOVIE PLANET
LE TENSIONI INCREMENTANO LE DIFFICOLTÀ
«Distributori e agenzie stanno vivendo la stessa preoccupazione dell’esercente per la sopravvivenza della sala cinematografica e c’è il timore che, se i numeri al box office non miglioreranno, le società potrebbero ridimensionarsi in una logica di spending review. Il grande tema oggi è convincere il pubblico ad andare in sala per vedere il prodotto medio italiano e internazionale. Da qui nascono tensioni anche con gli uffici commerciali che sono molto aggressivi. Purtroppo il costo medio del noleggio di un film è aumentato e, se da una parte è comprensibile, dall’altra aumentano le difficoltà in un momento di crisi come questo. E se è giustificabile che, per i blockbuster più attesi, i distributori tentano di sfruttare al meglio, lo è decisamente meno per quel prodotto medio che non riesce neanche a decollare in sala. Un tema che si lega con quello della tenitura. Anche quando i risultati non arrivano, oppure sono molto bassi, i distributori insistono a mantenere teniture incomprensibili. Una stortura che, oltre a non facilitare l’esercizio, offre una brutta immagine allo stesso pubblico. Vorrei poi sottolineare una questione molto delicata. Sempre più assistiamo all’ingerenza delle distribuzioni sui nostri listini prezzi e ci vediamo contestare politiche promozionali. Inoltre, alcuni distributori hanno iniziato ad applicare un prelievo sulle prevendite. Sono operazioni che aggravano le difficoltà: la torta è già dimezzata e se si intaccano anche i nostri ricavi extra cinema, come il Food & Beverage, sarà difficile resistere alla bufera».
• ANTONIO CALIFANO, DIRETTORE PROGRAMMAZIONE DEL GRUPPO LUCISANO
SERVIREBBE PIÙ FLESSIBILITÀ

Courtesy of Gruppo Lucisano
«Sinceramente speravo che dopo il Covid ci sarebbe stata una maggior flessibilità sui contratti e sulle teniture, così come un maggior dialogo con i distributori. Purtroppo questo si è verificato parzialmente e oggi ci troviamo quasi nella stessa situazione di pre-pandemia. Per il resto abbiamo un buon rapporto con tutti i direttori commerciali, anche se forse servirebbe un po’ più di fiducia da entrambe le parti. Loro conoscono a fondo il proprio prodotto, mentre noi esercenti il nostro pubblico. Se un film funziona a un determinato orario, non c’è ragione di cambiare la programmazione. Ogni piazza è diversa, non possiamo prescindere dai gusti e dalle abitudini del pubblico. Pubblico che è cambiato dopo la pandemia, a differenza di noi esercenti e distributori che dobbiamo ancora adattarci alla nuova “normalità”. Oggi lo spettatore deve fare un grande sforzo per uscire di casa e vedere un film sul grande schermo; a volte preferisce aspettare nella speranza di trovare presto lo stesso titolo su una piattaforma streaming. Non a caso dobbiamo riconquistare tutto il target più adulto e resta vitale poter contare su una finestra theatrical esclusiva molto più lunga. Mi auguro poi che si possa strutturare meglio un’offerta cinematografica sul lungo termine, evitando sovraffollamenti o periodi privi di titoli come in estate».
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