Il rebus dei bollini-censura

A otto mesi dall’entrata in vigore della nuova regolamentazione sulla tutela dei minori nel settore cinematografico, tiriamo le fila di questo sistema che, pur avendo un intento positivo, presenta ancora molte (forse troppe) criticità attuative

Di seguito un estratto dell’articolo pubblicato su Box Office del 30 giugno-15 luglio (n. 12-13). Per leggere il testo integrale clicca QUI, oppure scarica la versione digitale dall’app di Box Office su Google Play e App Store, o abbonati direttamente alla versione cartacea della rivista.

Era il 3 novembre 2021 quando è entrato in vigore l’obbligo dei cosiddetti “bollini-censura”. Ossia il dovere da parte delle case di distribuzione e degli esercenti di apporre su tutto il materiale promozionale di un film in uscita (dal trailer al poster, passando per i video su TikTok) l’icona con la classificazione per età dell’opera – per esempio se adatto a tutti, o vietato ai minori di 18 anni – e quelle sulla presenza di contenuti sensibili, quali sesso, violenza, uso di armi, turpiloquio, alcol/droga e discriminazione/odio. Sin dal suo debutto, questa nuova regolamentazione sulla tutela dei minori nel settore cinematografico è stata accompagnata da numerose problematicità di attuazione (vedi lo speciale Box Office sul numero di del 15-30 dicembre 2021); ora, a più di otto mesi di vita, stiliamo un primo bilancio dopo aver ascoltato le testimonianze dirette di alcuni distributori ed esercenti. Un bilancio dal quale emerge che le criticità sono ancora tante. Forse troppe.

INDOVINA IL BOLLINO

La criticità più forte rimane l’autovalutazione. Ovvero la scelta di quali icone inserire da parte dei distributori, che nella pratica deve essere fatta mesi (a volte anche un anno) prima che la Commissione designata dal Ministero della Cultura emetta il suo giudizio. Un problema, questo, che riguarda soprattutto le major: società come Universal, Warner, Disney o Eagle lavorano con forte anticipo sulle date di uscita e spesso non solo non possono guardare il film in questione, ma non possono neanche leggerne la sceneggiatura. Come possono decidere a novembre, con 5-6 foto di scena in mano e un teaser di poche decine di secondi, se Jurassic World – Il dominio sarà un “film per tutti” o “non adatto ai minori di 6 anni”? O, ancora peggio, se contiene “uso di armi”? È una situazione ai limiti dell’assurdo che prende i risvolti di una sorta di “toto-bollini” o “indovina l’icona”. Un “gioco” che, però, non è molto divertente e ha delle implicazioni economiche non trascurabili.

UN GIOCO COSTOSO

Quando infatti il “toto-bollini” è sbagliato, la casa di distribuzione deve correggere e sostituire a sue spese tutti i materiali promozionali. E non è così raro che accada. Per esempio, giusto per riprendere l’esempio di Jurassic World – Il dominio, la fatidica icona “armi” è stata inserita solo in seguito, perché sull’esame dei primi teaser e trailer non era evidente questo contenuto sensibile emerso poi solo alla visione del film a poche settimane dalla release. La criticità dell’autovalutazione non incide solo sulle major. Infatti, come noto, la Commissione del MiC rende noto il suo giudizio a ridosso dell’uscita in sala, e se il suo giudizio è diverso dall’autovalutazione del distributorte, anche qui si deve rifare tutto. Dunque, anche nei casi in cui il distributore abbia potuto vedere il montaggio pressoché definitivo del film (come accade per le produzioni italiane), non ha comunque la certezza che i bollini messi siano esatti. E il rischio di sbagliare con relativo esborso di denaro ed energie resta, visto che la scelta dei bollini è ben lon tana dall’essere una scienza esatta.

NON È UNA SCELTA MATEMATICA

La decisione dei bollini non è una que stione matematica. Come decidere se in un film mettere l’icona “violenza”? Nelle disposizioni attuative della regolamentazione si legge che in un “film per tutti” la violenza è accettabile solo se “infrequente, appena accennata e rappresentata in un contesto comico, animato o non realistico”: indicazioni che danno coordinate di massima, ma che lasciano anche margini di interpretazione. In questo terreno scivolosissimo, alcuni distributori si sono affidati a società di consulenza esterne esperte in materia di tutela ai minori che stilano, anche in base alla composizione della Commissione e al profilo dei suoi membri, un elenco di icone il più realistico possibile. Ovviamente dietro compenso: altra spesa, dunque.

MEGLIO ESAGERARE?

Nel dubbio di sbagliare e dover rieditare i materiali promozionali, i distributori preferiscono essere prudenti, inserendo più bollini e una classificaziond’età più alta del dovuto. Così, per un teen horror si tende ad optare di default a un +14, salvo vedersi assegnare dalla Commissione solo un +6. Peccato che….

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