L’introduzione dei nuovi dazi dell’amministrazione Trump, insieme all’instabilità dei mercati azionari e alla crescente preoccupazione per una possibile recessione, sta mettendo sotto pressione diverse industrie globali. Hollywood non è immune da queste difficoltà. Le incertezze economiche legate alle nuove tariffe, alla flessione dei consumi e ai timori di una recessione potrebbero avere ripercussioni dirette e indirette sull’industria dell’intrattenimento. Sebbene l’industria cinematografica non dipenda in modo diretto dalle importazioni di beni, gli effetti collaterali di queste misure potrebbero alterare significative dinamiche di mercato, influenzandone la produzione, la distribuzione e anche il marketing.
Come analizzato da The Hollywood Reporter, sono almeno otto i modi in cui i dazi potrebbero impattare Hollywood. Il primo è quello di cui abbiamo già parlato nei giorni scorsi, ovvero l’impatto sul settore pubblicitario: le aziende di intrattenimento sono ormai tutte coinvolte nella pubblicità, da Netflix a Disney. In una recessione, la pubblicità è uno dei primi settori ad essere colpito, con un conseguente calo dei budget pubblicitari. Questo scenario è particolarmente problematico per le reti televisive e i servizi di streaming che, proprio in questo periodo, stanno avviando le trattative con gli inserzionisti per l’anno a venire.
Gli stessi servizi streaming potrebbero trovarsi in una posizione ambigua. Secondo punto della lista: se da un lato l’incertezza economica potrebbe ridurre gli abbonamenti a causa del calo della spesa discrezionale, dall’altro lato, servizi come Netflix e Disney+ potrebbero emergere come alternative economiche rispetto a costosi abbonamenti a eventi dal vivo o viaggi. La natura rapida dei servizi di streaming potrebbe tuttavia rendere questi abbonamenti vulnerabili al tasso di abbandono, soprattutto in un periodo di recessione, quando i consumatori sono più attenti ai costi.
La crisi economica, inoltre, potrebbe costringere molte aziende a ridurre i budget, e l’intrattenimento non farà eccezione (3). La priorità di molte aziende negli ultimi tempi sembra essere diventata l’investimento negli sport dal vivo, che comportano costi fissi elevati. Di conseguenza, molti progetti cinematografici e televisivi potrebbero subire tagli, riducendo il numero di produzioni o rallentando la creazione di contenuti, specialmente quelli a rischio, come i programmi scriptati. Questo scenario potrebbe portare a un maggiore ricorso a contenuti non scriptati, come reality show e docuserie, che possono essere più economici da produrre. Il settore degli eventi dal vivo, che ha vissuto una forte crescita dopo la pandemia, potrebbe affrontare un calo significativo in caso di recessione (4): concerti, parchi a tema e eventi sportivi, che avevano registrato incassi record negli ultimi anni, sono tra i primi a subire i tagli quando le famiglie riducono le spese.
Le licenze sono una delle fonti di guadagno più facili per le aziende di intrattenimento, ma con il calo dei consumi e l’aumento dei costi dei beni, i produttori di questi prodotti potrebbero ridurre gli acquisti o limitare le licenze (5), riducendo le entrate per i titolari di IP come Disney. Anche i produttori di giocattoli e abbigliamento stanno già vedendo una contrazione delle loro azioni, segno di difficoltà nel mercato. C’è più ottimismo invece nei confronti delle sale cinematografiche, che potrebbero non subire danni irreparabili (6). Le crisi economiche passate non hanno avuto un impatto devastante sul botteghino, anzi, a volte i ricavi sono aumentati. In un periodo di taglio delle spese per concerti e viaggi, una serata al cinema potrebbe sembrare un’alternativa economica. Tuttavia, l’aumento dei prezzi per le esperienze premium in sala (come Imax o 4DX) potrebbe rendere il biglietto del cinema meno accessibile per una fetta di pubblico.
Mentre lo streaming cresce, i media fisici (televisioni, dispositivi di streaming, console di gioco) potrebbero continuare a rappresentare una parte importante del mercato. Ma l’aumento dei dazi sulle importazioni potrebbe far lievitare i prezzi di questi dispositivi, riducendo la domanda (7). I consumatori potrebbero essere meno disposti ad acquistare nuove tecnologie, anche se spesso questi dispositivi sono venduti a prezzi bassi con l’intento di guadagnare sulle entrate pubblicitarie o sugli abbonamenti a lungo termine, che tuttavia come già evidenziato dai punti precedenti potrebbero registrare segnali di crisi a causa dei nuovi dazi.
Infine, le tariffe potrebbero rallentare i mercati finanziari e le operazioni di fusione e acquisizione a Hollywood e dintorni. Le incertezze economiche e l’instabilità dei prezzi delle azioni hanno reso più difficili le valutazioni delle aziende e reso i CEO riluttanti a vendere a prezzi bassi. L’interesse per le operazioni di M&A potrebbe diminuire, con effetti anche sulle grandi transazioni nell’industria dei media e dell’intrattenimento, che potrebbero essere messe in pausa fino a quando la situazione economica non si stabilizzerà. In questo senso, i riflettori sono ancora puntati sul closing dell’accordo tra Paramount e Skydance, che non coinvolge direttamente i nuovi dazi ma sta già andando incontro ad altri problemi e la possibile recessione non gli farebbe chiaramente buon gioco.
Hollywood, insomma, si prepara ad affrontare un periodo di incertezze economiche che potrebbero cambiare il modo in cui l’industria produce e distribuisce contenuti. Il tutto mentre il botteghino e in generale l’industria si sta ancora riprendendo non solo dalla pandemia da Covid-19 ma anche dagli scioperi che hanno bloccato il settore per diversi mesi. Mentre alcuni settori potrebbero soffrire, altri potrebbero adattarsi e trovare nuove opportunità. La capacità di adattarsi velocemente sarà probabilmente la chiave per affrontare questa crisi economica.
Fonte: THR
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