‘La fiction TV e la grande letteratura’: questo il tema del convegno che si è svolto sabato mattina nell’ambito del Premio Saint Vincet del cinema italiano che quest’anno il direttore Felice Laudadio ha voluto aprire anche alla fiction, come dimostra la consegna delle TeleGrolle d’Oro. L’occasione di affrontare questo argomento è stata data dalla presentazione di ‘Resurrezione’, fiction di tre ore per la Rai diretta dai fratelli Taviani e adattata dall’omonimo romanzo di Lev Tolstoj. Max Gusberti, di Rai Fiction ha colto l’occasione per sostenere che “oggi il rapporto tra fiction e letteratura non è programmatico come accadeva all’inizio dell’avventura televisiva, ma di opportunità: creare in un flusso televisivo eventi con un linguaggio diverso rispetto a quello televisivo quotidiano. Questo vale non solo per le fiction nate da grandi romanzi, ma anche per quelle che raccontano fatti o personaggi storici”. Il critico del ‘Corriere delle sera’ Aldo Grasso, invece, ha sottolineato che “non bisogna fare distinzioni di genere all’interno della fiction che rappresenta, comunque, un momento di discontinuità nel palinsesto televisivo mentre un tempo ne rappresentava la continuità. Il merito della fiction è dato dal fatto che dà forma all’informe televisivo ed è importante perché stabilisce e propone allo spettatore gerarchie di valori”. Critico, invece, l’intervento di Milly Bonanno, docente universitaria di Firenze, che vede nella ripresa di grandi romanzi tre pericoli: “il primo è la crisi di creatività degli autori; si fa riferimento a grandi opere perché non si hanno idee. Il secondo pericolo potrebbe essere la polarizzazione della produzione televisiva; da una parte gli adattamenti che costano molto e la lunga serialità che costa poco ma che è priva di contenuti. Infine, temo che il rifarsi alla letteratura serva come espediente per cercare di nobilitare il ‘genere’ fiction”.
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