Il mercato cinese e le possibilità di collaborazione con il Paese del Dragone sono oggi sempre più interessanti per il cinema italiano, come dimostrano anche i convegni e gli incontri di questa edizione della Mostra del Cinema. Oggi a Venezia si svolge il China Film Forum delle Giornate degli Autori, “che non vuole essere una occasione istituzionale o formale bensì una giornata di dialogo tra uomini di cinema nell’ottica di lavorare insieme”, come ha spiegato Giorgio Gosetti, direttore delle Giornate degli Autori. Al di là degli importanti accordi di coproduzione che legano i due Paesi, uno dei quali è stato siglato ieri proprio alla Villa degli Autori, il vero cuore del legame tra le due cinematografie sembra essere intessuto dalle storie, determinando dunque una sempre più forte centralità della figura degli autori. Lo ha sottolineato il moderatore dell’incontro Maurizio Sciarra, che ha voluto citare il convegno Anica sempre focalizzato sulla Cina, che si svolge in questi giorni a Venezia: “Sono felice di avere sentito l’illuminato Miao Xiaotian, President of China Film Coproduction Corporation, mettere al primo posto le storie. Si tratta di un rivoluzione non secondaria: gli accordi finanziari vengono solo dopo avere trovato un contenuto condiviso. Questo significa che oggi gli autori sono l’elemento trainante dell’industria cinematografica”. Francesco Bruni, intervenuto come presidente dei 100 Autori, pone l’accento sulla necessità di conoscersi: “Per una collaborazione artistica bisogna conoscersi profondamente a livello di cultura, lingua, umorismo, argomenti sensibili. Faremo in modo di creare altri momenti di confronto tra chi il cinema lo concepisce”. Francesco Martinotti, presidente Anac suggerisce di utilizzare il modello dell’ l’Atelier Farnese, progetto da lui ideato che ha avvicinato il cinema italiano a quello francese in modo efficace e che prevede che a mettersi al lavoro su un soggetto siano due autori di due paesi diversi, affinché la partenza avvenga insieme. La sceneggiatrice di Go away mr Tumor Yuan Yuan, parlando delle difficoltà nel parlare a spettatori così diversi come quello cinese e quello italiano, commenta: “Oggi dipendiamo troppo dal linguaggio, bisognerebbe farlo meno e concentrarci su un linguaggio universale, come faceva Charlie Chaplin”. Se per gli autori italiani la Cina, con le sue potenzialità economiche, rappresenta una strada alternativa per realizzare film (come ha detto Cristiano Bortone parlando del suo Caffè, primo film realizzato dopo gli accordi di coproduzione tra i due Paesi, “tutto è possibile in Cina, con la dovuta determinazione”), la Cina guarda invece all’Italia per le potenzialità creative. Shu Huan, autore del film Lost in Thailand, ha dichiarato: “Il mercato cinematografico cinese negli ultimi anni è molto vivace, quasi tutti i capitali stanno investendo in questo settore, ma allo stesso tempo assistiamo a una crisi della creatività, a livello di storie e di scrittura”. Concorda Yuan Yuan: “Non abbiamo artisti qualificati a sufficienza per usufruire di tutte le risorse disponibili”. Un interessante dibattito è nato sulla tipologia di contenuti che piace in Cina. Shu Huan ha spiegato che le opportunità offerte oggi dal suo Paese riguardano il genere della commedia, che è il prediletto dal pubblico. A suo parere Perfetti sconosciuti, che ha personalmente apprezzato, è troppo “dark” per il pubblico cinese, che ama leggerezza, allegria e comicità dell’esagerazione. Bruni ha allora illustrato lo spirito della commedia all’italiana che con humour e toni divertenti mette da sempre sul piatto tematiche serie e profonde. Altro tema centrale quello della censura che la Cina impone a tutti i film e che impedisce che molti temi siano trattati, “ad esempio negli scontri armati deve vincere sempre la polizia e non si possono rappresentare poliziotti corrotti o evidenziare lati oscuri della società”, spiega Shu Huan. Gli autori italiani intervenuti hanno riferito che in Italia non c’è censura, ma sussiste una sorta di autocensura, che frena gli artisti dall’uscire dai temi preferiti da chi valuta i contenuti. A questo proposito Paolo Genovese, esortando a osare, ha ricordato che dei 10 film che ha realizzato i due per i quali ha faticato di più per riuscire a realizzarli sono quelli che hanno avuto maggiore successo: Perfetti sconosciuti e Immaturi. Dice Genovese: “Se un autore è molto convinto del suo progetto, anche se le tematiche sono scomode, alla fine magari trova i produttori, il vero problema a quel punto è arrivare alle sale perché potrebbe essere difficile trovare un distributore”. Yuan Yuan ha fatto notare che se sul grande schermo non si possono portare tematiche controverse, ma per evitare la censura c’è una nuova strada, quella dei film per il Web: “Questo spazio non è controllato dalle autorità. Sempre più autori scelgono questa strada tanto che si prevede che gli incassi dei film per il Web possano superare quelli delle sale”.
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