Valorizzare la propria identità e il proprio peso sul mercato, implementare la comunicazione con gli spettatori, non lasciarsi sfuggire l’opportunità della didattica: sono queste le prime azioni che Giuliana Fantoni, nuova Presidente Fice dallo scorso giugno, vuole mettere in campo nel breve e medio termine per riaffermare il ruolo decisivo delle sale d’essai. Guardando verso un autunno ricco di titoli cruciali per il cinema di qualità.
Come sono andati questi primi mesi in veste di presidente Fice?
«Sono stati mesi intensi che ho dedicato all’apprendimento dei diversi ambiti in cui è coinvolta l’associazione e all’orientamento rispetto agli aspetti procedurali. È un momento di studio in cui il supporto della segreteria Fice mi è di grande aiuto. Ho iniziato a fare i conti con questo ruolo e a bilanciare il tempo da dedicare al nuovo incarico con il mio lavoro aziendale, in modo che i due impegni convivano bene».
Quali sono le istanze di breve termine che intende portare avanti in questo suo primo mandato?
«La prima cosa su cui vorrei intervenire è la comunicazione della Fice: penso sia urgente un rinnovamento della narrativa che la renda più vivace e vicina al pubblico giovane che si sta accostando al prodotto di qualità. Ho iniziato anche a lavorare sulla didattica, un aspetto identitario delle sale Fice che fanno un lavoro qualitativo sia in termini di proposta che di analisi, offrendo approfondimenti sul linguaggio cinematografico, e contestualizzando, attraverso il cinema, i temi d’attualità. Chi meglio di noi può occuparsi di stringere un legame con le scuole? Alcune strutture lavorano già molto bene in questo senso, altre sono un po’ deficitarie. Vorrei che Fice diventasse uno strumento per sviluppare questa potenzialità laddove è inespressa. Sto già raccogliendo dalle distribuzioni indicazioni sui loro prodotti che potremmo proporre alle scuole».
Quali, invece, le azioni che pensa vadano fatte nel medio-lungo termine?
«Vorrei introdurre in Fice uno strumento che porterà a una crescita nel medio periodo, ovvero un report sui nostri dati perché manca un’analisi specifica delle sale Fice. Mi sono resa conto che non conosciamo la quota di mercato dell’associazione. Vorrei fare un lavoro sistematico e settimanale sui numeri della Fice per evidenziare l’efficacia delle iniziative, le criticità territoriali, condividendo queste analisi col direttivo e poi con gli esercenti. La costruzione dell’identità di Fice passa anche attraverso la definizione del suo valore».
C’è grande attesa per i prossimi Incontri del Cinema d’Essai, in programma a Lucca dal 30 settembre al 3 ottobre. È l’inizio di un cambio di paradigma? Che novità ci attendono in futuro?
«Personalmente non sono scontenta di come si sono svolti gli Incontri fino ad ora. L’unicum che li ha sempre caratterizzati rispetto ad altri appuntamenti professionali è la possibilità di vedere molti film, e questo non cambierà. Il cinema d’Essai richiede conoscenza del prodotto, pertanto continuerà ad essere un momento ricco di anteprime, alcune riservate agli esercenti, altre aperte alla città. È confermato anche il classico convegno per ragionare sui temi di attualità e di mercato, quindi non ci saranno grandi stravolgimenti rispetto allo schema tradizionale. Ma si assisterà a un’impostazione nuova con più momenti per lavorare con gli esercenti sulle progettualità dei prossimi mesi, e ovviamente una location nuova, Lucca, che sarà di grande stimolo».
Quest’anno il cinema di qualità ha riservato grandi sorprese. Quale ritiene sia la ragione di questo crescente interesse del pubblico verso un cinema più impegnato e d’autore?
«È stato un anno di ottimi film, con titoli come C’è ancora domani e Io capitano che, arrivati lo scorso ottobre, hanno poi generato un volano che abbiamo sfruttato tutto l’anno, riportando la gente a frequentare la sala. Le scelte dei consumatori sono sempre più consapevoli e questo vale a maggior ragione nell’intrattenimento, dove l’offerta è tanta e dispersiva. Spendere bene il tempo e il denaro per un film fa parte di una consapevolezza ormai acquisita dallo spettatore, anche perché la capacità di spesa della gente è minore e la qualità è diventata norma di consumo. Le nostre sale, lavorando col prodotto d’essai, sono in questo una garanzia».
Quali sono, secondo lei, le linee guida essenziali affinché un cinema di qualità possa migliorare la comunicazione con il proprio pubblico, possibilmente ampliando gradualmente il bacino di utenza?
«Oggi il pubblico è bombardato di messaggi ed un locale di qualità deve trovare una comunicazione molto identitaria. Credo che l’esercente debba vivere il locale, ascoltare lo spettatore, prendersi la responsabilità di consigliare un film piuttosto che un altro, è una forma di cura che per lo spettatore fa una grande differenza. I cinema di qualità dovrebbero raccontarsi un po’ di più anche nei loro meccanismi e offrire agli spettatori momenti in cui il cinema è contaminazione con musica, letture, mostre, incontri, per rendere speciali i luoghi e dare allo spettatore il senso della varietà di offerta. E poi bisogna individuare un target e coltivarlo con coerenza in modo che trovi un’offerta dedicata e abbia un canale per essere informato: questo fa crescere il bacino d’utenza».
Diversi esercenti ritengono che troppi film d’essai escano in sala senza un adeguato supporto delle distribuzioni a livello di comunicazione, specialmente da dopo la pandemia. Crede assisteremo a un cambio di passo, o continueremo a dover fare i conti con un mercato ridimensionato sul fronte degli investimenti?
«Me lo auguro, ma date le incertezze di mercato non credo che la situazione si possa risolvere facilmente. Oggi la comunicazione e l’esito di alcuni film poggiano troppo sulle spalle dell’esercente. Soprattutto i film più piccoli che avrebbero bisogno di una campagna di lancio specifica spesso sono quelli con la comunicazione più deficitaria. Ci dovrebbe essere maggiore coordinamento tra noi, le distribuzioni e la stampa. È certamente una direzione nella quale lavorare con i distributori indipendenti per organizzare le campagne con anticipo e strutturarsi un po’ di più».
Quali sono state le maggiori criticità nell’ultima stagione attorno al cinema di qualità e d’essai? Pareri a caldo sull’estate appena trascorsa?
«È stato un ottimo anno, ma ha avuto una battuta d’arresto all’inizio dell’estate per mancanza di prodotto forte nei mesi estivi. Non avere in estate i titoli del Festival di Cannes condiziona i cinema d’essai, che avendo scarsi margini di concession sales, senza titoli forti difficilmente riescono a restare aperti. Se poi, come vedo dai listini, avremo un autunno in cui si sovrapporranno uscite di film importanti, penso che manchi proprio una visione».
Come giudica l’ingresso di nuovi player nella produzione e distribuzione italiana?
«Sono un’opportunità: se nascono nuovi player significa che il mercato è vitale. Piuttosto sono preoccupata per il decreto sul tax credit produzione perché minaccia l’esistenza di molte realtà produttive e distributive con conseguente appiattimento del mercato. Si rischia una polarizzazione che inevitabilmente impoverisce l’offerta dei locali d’Essai, che invece è varia e si esprime anche con titoli minori».
Si ritiene soddisfatta dell’offerta di qualità in arrivo sul grande schermo nei prossimi mesi?
«Assolutamente sì, ci sono titoli molto interessanti in arrivo: peccato, come dicevo, che saranno tutti concentrati nelle stesse settimane. Ho alte aspettative per Joker 2, Parthenope di Sorrentino, il film di Segre Berlinguer – La grande ambizione, e scommetto anche su The Substance che può farci lavorare bene coi giovani».
A volte Fice e Anec sembrano due entità con diverse similitudini. In che modo le due associazioni si completano e in cosa differiscono sostanzialmente?
«Siamo tutte sale Anec, ma le sale Fice hanno la peculiarità di lavorare il prodotto d’essai. Questo è il nostro valore che non va visto come un’antitesi ma come un arricchimento, una forza, nell’universo Anec: siamo un segmento dell’esercizio e la nostra identità è utile per la crescita del mercato. Pur con la nostra specificità, andiamo nella stessa direzione di tutte le altre sale».
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