Di seguito l’articolo pubblicato su Box Office del 15-30 luglio 2023 (n. 9). Per leggere l’intera rivista clicca QUI, oppure scarica la versione digitale dall’app di Box Office su Google Play e App Store, o abbonati direttamente alla versione cartacea della rivista.
«Il traguardo più importante è stato mantenere in sella l’azienda per così tanto tempo in un mercato, come quello cinematografico ed audiovisivo, costantemente in trasformazione. Anche a fronte dei cambiamenti più bruschi, abbiamo tenuto la rotta in termini di qualità editoriale». Risponde così l’amministratore delegato di Minerva Pictures, Gianluca Curti, quando gli chiediamo di immortalare le tappe più significative della lunga corsa della società fondata nel 1953. Una corsa che ha visto la realizzazione di oltre 120 film, più di 40 i documentari e, più recentemente, anche di prodotti seriali. Non solo, perché con una library di oltre 2.800 titoli, Minerva è un soggetto competitivo anche come editore multimediale.
Quali sono i momenti salienti della storia di Minerva?
«Ne individuo tre. Il primo è l’inizio, 70 anni fa, quando mio nonno, che era un artigiano conciatore di pelli di Testaccio, decise di passare dalle pelli alle pellicole acquisendo il marchio Minerva: lo fece come “regalo” verso i miei genitori e in particolare verso mia madre, Leonora Ruffo, all’epoca giovane attrice impegnata sul set con Federico Fellini ne I Vitelloni. Un altro passaggio significativo è stato nel 2007 con la fusione per incorporazione della storica azienda di famiglia, fondata da mio padre Ermanno, nella Minerva Pictures che io avevo creato nel 2000. Il terzo momento di svolta è nel 2019, quando Santo Versace, galantuomo e amico dotato di grande perspicacia, intelligenza e visione, è diventato mio socio e presidente».
![Ritratto-Gianluca-Curti-alta](https://www.e-duesse.it/wp-content/uploads/2023/08/Versace-ritratto.jpg)
Santo Versace
Qual è stato il contributo di Versace nel definire una nuova visione?
«Ha portato idee importanti nell’ottica di investire, valorizzare ed esportare il Made in Italy. Condividiamo tutta la strategia di Minerva, grazie anche al prezioso aiuto e alla saggezza di sua moglie, Francesca De Stefano Versace, che è sempre al nostro fianco con la sua sensibilità e visione. L’ambizione di Minerva era, e rimane, quella di crescere conservando la propria natura di azienda indipendente e familiare: volevamo diventare più forti per non cedere il comando a società straniere. Grazie a Santo questo è stato possibile: lui ha dato un ulteriore impulso alla nostra missione di setacciare idee e cercare i migliori soggetti per film, documentari e serie Tv che raccontassero storie italiane potenti in grado di parlare anche oltre confine. In questa fase Minerva punta a consolidare ulteriormente la propria posizione, anche attraverso l’acquisizione di altre aziende italiane di produzione e distribuzione di contenuti».
Quali sono i film prodotti da Minerva in arrivo nei prossimi mesi?
«Leggere Lolita a Teheran: una co-produzione italo-israeliana realizzata insieme a Marica Stocchi di Rosamont e con Rai Cinema. È l’adattamento cinematografico dell’omonimo best seller di Azar Nafisi, una storia importante e tragicamente attuale sulle condizioni delle donne iraniane. Lo ha diretto Eran Riklis, con protagonista la bravissima Golshifteh Farahani. Con questo titolo puntiamo a un festival internazionale importante per poi distribuirlo in sala. Poi il film Tv per Rai 1 Margherita delle stelle diretto da Giulio Base con Cristiana Capotondi nei panni della grande astrofisica italiana, e Addio al nubilato 2 di Francesco Apolloni con Laura Chiatti, Chiara Francini, Antonia Liskova e Jun Ichikawa, una commedia prodotta con Amazon Prime che arriverà in streaming in autunno. Stiamo poi terminando la post-produzione di Eravamo bambini, per la regia di Marco Martani, prodotto insieme a Wildside e Vision».
![Ritratto-Gianluca-Curti-alta](https://www.e-duesse.it/wp-content/uploads/2023/08/AAN.jpg)
Addio al nubilato 2
Progetti sul set?
«Stiamo girando Bang Bank, con il trio comico napoletano “I Ditelo Voi”, per la regia di Francesco Prisco: è l’adattamento del loro spettacolo teatrale, prodotto con Bronx, un titolo pensato per lo sfruttamento su piattaforma. A luglio siamo stati poi in produzione con un documentario sul filosofo Benedetto Croce, prodotto con Luce Cinecittà e Rai Doc. Ci sono poi diversi altri progetti che presenteremo nei prossimi mesi».
E sul fronte serie Tv, quali titoli avete in cantiere?
«Stiamo ultimando la produzione di un titolo molto importante: Miss Fallaci, serie in otto episodi, nonché primo original italiano per Paramount+, con Miriam Leone, che racconterà con un taglio inedito un periodo poco esplorato della vita della celebre giornalista».
Su che parametri vi basate per decidere la strategia distributiva dei film che producete? L’uscita in sala o direttamente su piattaforma viene definita in fase di realizzazione oppure quando il film è ultimato?
«È una domanda difficile alla quale non c’è una risposta univoca. Fino a 10 anni fa esistevano due tipologie di prodotti ben definiti: il cinema e la fiction, con il primo destinato alla sala e il secondo alla Tv. Ora non è più così: esistono tanti tipi di cinema, tanti tipi di fiction, oltre a una serialità nuova e sfaccettata. Viviamo e lavoriamo in un mondo che cambia alla velocità della luce: è un’evoluzione darwiniana, bisogna adattarsi all’ambiente per sopravvivere. Detto questo, il film che nasce per il cinema lo capisci subito».
E lo si capisce da cosa?
«Lo capisci quando parli con un autore, quando leggi l’idea, quando acquisisci i diritti di un libro. La scelta dipende poi da tanti, innumerevoli, fattori: è un costante lavoro in corso dove si cerca di sbagliare il meno possibile, con il produttore che deve rimanere costantemente in ascolto di quel che si muove intorno a lui».
Alle scorse Giornate di Sorrento, lei ha definito quello di Minerva un “listino politico dove c’è spazio anche per film più popolari”. Il listino dei prossimi mesi, invece, di che film è composto?
«Un tempo, ai mercati e ai festival, acquisivamo solo i film che ci piacevano. Ora le dinamiche economiche di settore sono diverse e acquisiamo sì i film che ci piacciano, ma che parimenti possano avere un impatto commerciale largo su tutti i tipi di sfruttamento. Tornando al listino, quest’estate stiamo uscendo nei cinema con diversi film europei, in modo da partecipare attivamente all’iniziativa del Ministero della cultura per sostenere le sale nei mesi caldi: Io sono tuo padre con Omar Sy, ambientato nel corso della Prima guerra mondiale e film di apertura di Un Certain Regard a Cannes nel 2022; poi la commedia francese, divertentissima, Bugiardo seriale; il film vincitore della Settimana della Critica a Venezia 2022 Eismayer di David Wagner e, infine, January, il film di Viesturs Kairiss vincitore dei premi per miglior film, miglior regia e miglior attore all’ultima edizione della Festa del Cinema di Roma e il premio miglior film internazionale al Tribeca. Sul fronte delle nostre produzioni italiane, a fine agosto porteremo in sala Rossosperanza, commedia nera ambientata alla fine degli anni Ottanta realizzata insieme a Mad Entertainment: è il secondo lungometraggio firmato da Annarita Zambrano, in Concorso al 76mo Festival di Locarno. A inizio agosto è uscito poi il thriller Black Bits, di Alessio Liguori, mentre a inizio settembre è in arrivo la commedia Uomini da marciapiede con Francesco Albanese, Paolo Ruffini, Herbert Ballerina, Clementino e Serena Grandi. Abbiamo poi in listino To Leslie, il film indipendente americano con Andrea Riseborough diventato il caso dell’anno all’ultima edizione degli Academy Awards, in cui concorreva nella categoria miglior attrice protagonista, e The Plough, di Philippe Garrel e con Louis Garrel, vincitore dell’Orso d’argento per la miglior regia all’ultima Berlinale».
Per la distribuzione theatrical continuerete a collaborare con Medusa Film?
«La collaborazione con Medusa è nata in virtù dell’amicizia con Giampaolo Letta all’ultimo Festival di Venezia in occasione di Saint Omer, bellissimo film di Alice Diop che noi avevamo acquisito in fase di sceneggiatura e che, “esploso” sul Lido, necessitava di una distribuzione importante. Con Medusa non è in atto un accordo in esclusiva, ma ci sentiamo regolarmente se abbiamo prodotti interessanti come successo per La caccia. Valutiamo film per film. Ultimamente abbiamo lavorato con Vision, e inoltre a volte distribuiamo in maniera indipendente oppure in partnership con altre società come Altre Storie. Bisogna saper diversificare i partner e le strategie distributive per guadagnarsi il proprio spazio in un mercato così affollato, complesso e competitivo».
![Ritratto-Gianluca-Curti-alta](https://www.e-duesse.it/wp-content/uploads/2023/08/LA-CACCIA.jpg)
La caccia di Marco Bocci, con Laura Chiatti, Filippo Nigro, Paolo Pierobon e Pietro Sermonti, è una produzione Minerva con Rai Cinema distribuita nelle sale lo scorso 11 maggio con Medusa Film
Punto di forza di Minerva Pictures è la sua library. Di quanti titoli è ormai composta?
«Arriviamo a 2.870 film se contiamo anche i titoli che abbiamo in licenza temporanea. È una library in continua espansione: proprio recentemente abbiamo comprato i diritti per lo sfruttamento perpetuo worldwide di 56 titoli della società francese Eurocine e di 87 film dalla storica library di Adriana Chiesa. Con queste ultime acquisizioni, il nostro catalogo di film in proprietà perpetua per la distribuzione nel mondo conta oltre 1.450 film. Per Minerva lo sfruttamento della library è un asset strategico, e lo facciamo con un team dedicato alla distribuzione internazionale e un team dedicato alla distribuzione digitale, composto da più di 20 ragazze e ragazzi under 30».
![Ritratto-Gianluca-Curti-alta](https://www.e-duesse.it/wp-content/uploads/2023/08/Conformista_ballo.jpg)
Il conformista, capolavoro di Bernardo Bertolucci del 1970, è tra gli oltre 2.800 titoli che compongono la library di Minerva Pictures. Nel 2022 il film è stato restaurato in 4k dalla Cineteca di Bologna in collaborazione con Minerva Pictures e con RaroVideo Channel
Come viene sfruttata commercialmente questa library?
«Nel 2014 abbiamo lanciato il canale YouTube “Film&Clips” dove è possibile fruire, in maniera gratuita e legale, una vasta e raffinata gamma di nostri film e documentari: con 7 milioni di iscritti e oltre 100 milioni di utenti al mese, è il primo canale di cinema europeo su YouTube. Abbiamo poi aperto 5 FAST channel, i canali streaming TV dal vivo, supportati da pubblicità, che rappresentano la nuova frontiera del mercato di fruizione di contenuti audiovisivi online. Inoltre, contiamo 4 canali di abbonamento su Prime Video, e lo scorso ottobre abbiamo lanciato The Film Club».
Al lancio, avete promosso The Film Club come “la prima e unica piattaforma di streaming multicanale italiana”. Nella pratica di cosa si tratta?
«È una piattaforma-contenitore: uno spazio virtuale dove proponiamo i nostri film e i prodotti di altre società. Dunque, oltre ai nostri canali come ad esempio Rarovideo Channel, Full Action o Minerva Classic, si trovano i cataloghi di Cecchi Gori con cui abbiamo stretto un accordo ed altri in arrivo nelle prossime settimane. The Film Club è un luogo inclusivo ed aperto alla collaborazione di tutte le aziende italiane che abbiano già un’offerta di contenuti e che, accanto al loro canale su Prime Video, vogliano affiancare un altro spazio di sfruttamento e nuove possibilità di business. È nato quale strumento di autodifesa e sta diventando, mese dopo mese, un asset importante».
E di Movieitaly, la piattaforma su abbonamento con la quale portate la filmografia italiana di ieri e di oggi nelle case americane e di molti altri Paesi del mondo, cosa ci può dire?
«È un progetto giovane, lanciato neanche un anno fa, ma dalle grandi ambizioni. L’obiettivo è di arrivare ai 200mila iscritti nei primi tre anni di vita. Dopo Stati Uniti e Canada ora abbiamo aperto in Australia, Nuova Zelanda, Scandinavia, Sud Africa, Israele, Nigeria e Kenya, e nei prossimi mesi lanceremo il servizio anche in America Latina, in altri Paesi europei e Giappone, in modalità sia AVOD che SVOD. Anche in questo caso, aggreghiamo tante aziende ed amici che desiderano veicolare i loro contenuti, nuovi o di catalogo, in tutto il mondo, in un’operazione a vocazione insieme industriale e culturale, di autentica promozione del nostro Made in Italy, anche attraverso la diffusione della nostra lingua, motivo per cui proponiamo tutti i film in italiano con sottotitoli in inglese, francese o spagnolo».
Da produttore di film e serie Tv, nonché distributore ed editore digitale, qual è la sua opinione sulle window?
«Fino a 10 anni fa avevo un approccio liberista: sostenevo una deregolamentazione in materia e pensavo che un’uscita in contemporanea cinema-dvd potesse essere possibile. Ma il mondo è cambiato totalmente e ora penso che le window siano necessarie per la sostenibilità del mercato stesso. Senza finestre si disincentiva la motivazione dello spettatore all’andare al cinema; e questo vale soprattutto per i film medi che, senza un’esclusiva theatrical, non potranno contare su quella coda lunga che garantisce entrate significative non solo per la sala, ma anche per i distributori e i produttori».
![Ritratto-Gianluca-Curti-alta](https://www.e-duesse.it/wp-content/uploads/2023/08/14-DOMENICA.jpg)
Prodotto da Minerva Pictures insieme a DueA Film, Vision Distribution e Sky, La quattordicesima domenica del tempo ordinario di Pupi Avati è uscito nei cinema lo scorso 4 maggio con Vision
Quanto dovrebbe essere lunga questa finestra?
«Tra i 105 e i 120 giorni, di certo non meno di 105. È un’opinione che sostengo anche in qualità di Presidente dell’Associazione CNA – Cinema e audiovisivo quando veniamo interpellati dal MiC o dalle altre istituzioni».
Non pensa che il dibattito sulle window sia così acceso all’interno del mercato quanto ignorato dallo spettatore?
«Forse lo spettatore non conosce i dettagli della regolamentazione delle window ma di sicuro negli ultimi anni ha questa nuova percezione di poter vedere un film in streaming quasi subito dopo l’uscita in sala. Questo è un rischio soprattutto per gli spettatori “boomer”, i 50-60enni che prima andavano al cinema molte volte l’anno mentre adesso ci vanno decisamente meno. Dobbiamo invece cercare di far tornare tutte le tipologie di spettatore in sala. Soprattutto perché, come sta accadendo, quando ci tornano, si ricordano del piacere e della bellezza della visione di un film al cinema. E poi, al cinema, ci tornano e ritornano eccome».
E magari si ricordano anche di quanto costi poco…
«Verissimo. Nel 2001 un biglietto costava 13mila lire: considerando solo l’inflazione, dovrebbe costare almeno 15 euro, e invece è rimasto a euro quasi uguale. Dove la trovi un’offerta di intrattenimento di 100 minuti a 7-8 euro? Eventi sportivi o concerti viaggiano su ben altre cifre. Il cinema è invece uno spettacolo grandioso a un prezzo bassissimo. Dobbiamo ricordarlo».
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