Di seguito un estratto dell’articolo pubblicato su Box Office del 15-30 maggio (n. 9-10). Per leggere il testo integrale clicca QUI, oppure scarica la versione digitale dall’app di Box Office su Google Play e App Store, o abbonati direttamente alla versione cartacea della rivista.
Nato a Roma e residente da anni a Los Angeles, Giacomo Gianniotti, 32 anni, è canadese d’adozione ma italianissimo nel cuore. Dopo aver trovato la popolarità internazionale nel ruolo del dottor Andrew DeLuca nella serie Tv Grey’s Anatomy, e aver partecipato alla miniserie Netflix From Scratch, il suo debutto nel cinema italiano sarà nei panni del protagonista di Diabolik 2 e 3 dei fratelli Marco e Antonio Manetti.
Torniamo al suo esordio a Cinecittà, vent’anni fa: che ricordo conserva?
Sono cresciuto a Toronto, ma d’estate i miei genitori mi mandavano a Roma dagli zii. Un giorno un amico di mio zio, che si occupava del casting per un film di Giulio Base del 1999, (La bomba, ndr) mi notò. Sul set serviva un bambino che fosse abbastanza agile, che sapesse cadere senza farsi male, e così feci il provino. Di Cinecittà mi è rimasto il ricordo di un mondo strano, come di una grande casa delle bambole.
È stato difficile posizionarsi nel mercato americano?
Sì, anche perché il sistema americano è molto competitivo. Ho fatto teatro per un paio di anni a Toronto mentre frequentavo l’università. Facevamo soprattutto classici, Shakespeare e Beckett. Mi pagavo l’affitto facendo qualche comparsata in Tv e piano piano sono riuscito a ottenere ruoli più consistenti.
Come si è imbattuto in Grey’s Anatomy?
Ho fatto un self tape per Shonda Rhimes (l’autrice e produttrice del serial, ndr) nel novembre 2014, ma non mi hanno preso. Dopo un anno ho deciso di fare il grande passo: ho affittato con un paio di amici un appartamento a Los Angeles per tre mesi. Siamo partiti in macchina da Toronto per provare a vivere là, fare provini e conoscere gente. Ma proprio durante quel viaggio mi ha chiamato il mio agente, dicendomi che ci avevano ripensato e che per Grey’s Anatomy cercavano ancora un attore non americano, sexy ma internazionale. Ho studiato le battute in macchina e sono andato dritto al provino. Dovevo restare per un paio di episodi. Mi hanno tenuto sette anni.
Le ha aperto anche le porte del cinema?
Sì e no. Mi ha dato la popolarità e un pubblico pazzesco in tutto il mondo. Ma facendo 25 puntate all’anno, sul set per dieci mesi e mezzo, rimane poco tempo libero per fare altro. Cosa su cui sto puntando adesso.
Cosa ci può raccontare di From Scratch?
È la storia di una ragazza di colore del Texas che va a studiare arte a Firenze e si confronta col razzismo e con le diversità culturali dei due Paesi. È una storia d’amore, ma il principe azzurro non sono io. Sono solo uno dei pretendenti.
E di Diabolik 2 e 3?
Ho ottenuto il ruolo nel marzo 2021 e abbiamo girato i due film insieme. Ho fatto una lunga preparazione e molta palestra: il fisico è importante per un personaggio così iconico, che usa poco la parola. Mi sono gettato…
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