Finanziamenti cinema: Urbani, decreto urgente per coprire “buco” 2003

Un decreto urgente per rifinanziare il cinema italiano. La parte di fondo di garanzia destinata ai film di interesse culturale si è infatti praticamente esaurita con stanziamenti e decisioni delle commissioni nel 2003, ultimo anno della vecchia normativa che verrà sostituita dalla legislazione introdotta dal decreto Urbani (che prevede come criterio il reference system). Il decreto era stato anticipato in un recente incontro tra i rappresentanti del ministero Alessandro Usai e Gaetano Blandini e i vertici dell’Anica. Ma il ministro Urbani ha motivato il decreto urgente anche con l’impianto stesso della legge precedente e in particolare con la modifica, avvenuta nel ’97 per opera dell’allora ministro Veltroni, che aveva portato il tetto massimo finanziabile a 8 miliardi di lire per i film di interesse culturale e due miliardi per le opere prime: “Oltre che sbagliata – ha dichiarato Urbani – alla legge sono mancati i controlli. Per esempio, sulla distribuzione la legge non ha previsto adeguate verirfiche tanto è vero che il 90% dei film che ha beneficiato dei finanziamenti è stato visto dai 200 ai 500 spettatori”.Il decreto dovrebbe dunque prevedere un fondo di finanziamento urgente per coprire gli stanziamenti previsti per i film che ne hanno diritto a seguito delle delibere delle commissioni cinema e credito nell’anno appena concluso: si parla di circa 100 milioni di euro, di cui 60 provenienti da un intervento straordinario e 30 da una lotteria a premi, oltre a 10 milioni di intervento ordinario; ma si parla anche di nuove misure contro la pirateria. E sulla questione del rifinanziamento al fomdo cinema e sullo stallo di molte produzioni, si registra la preoccupazione dell’Anica: “La situazione è drammatica” dichiara a e-duesse il presidente delle industrie cinematografiche Gianni Massaro. ”Questo decreto dovrebbe servire a coprire le urgenze, ma i problemi di fondo del settore rimangono. E non è chiaro cosa succederà ai film in “sofferenza”, già approvati dalle commissioni o che hanno presentato da tempo la domanda di finanziamento. L’Anica richiede l’elenco dei progetti in sofferenza e che nel valutare i progetti pendenti con le vecchie norme – come sembra di orientamento prevalente – lo faccia attraverso una valutazione corretta, privilegiando gli imprenditori veri”.

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