Esercizio italiano sottodimensionato rispetto a quello francese

Nei primi otto mesi del 2011 la quota del cinema italiano sul totale del box office nazionale è arrivato a incidere per il 40%. Tuttavia, per quanto sia un buon risultato, la performance del comparto è ancora inferiore alle potenzialità del sistema nazionale. Lo afferma lo studio “Gli economics e il social della sala cinematografica”, presentato al Digital Expo della Mostra del Cinema di Venezia e condotto dal professor Giandomenico Celata e da Giulia Marinelli di Multimedia Lab – Cattid, Università La Sapienza di Roma. La ricerca mette in luce, in particolare, il confronto tra il nostro sistema e quello della Francia, dove, come accade da noi, il livello del box office è strettamente correlato alla quota dei film nazionali rispetto agli incassi complessivi; tuttavia, l’esercizio italiano risulta sottodimensionato rispetto a quello d’Oltralpe. Dal punto di vista quantitativo, la Francia ha un numero di schermi nettamente superiore rispetto all’Italia; il divario è di circa il 30%. Sul versante qualitativo, in Francia gli schermi d’essai costituiscono circa il 40% del parco schermi, mentre in Italia incidono per il 25%. Nel nostro Paese la frequenza al cinema varia a seconda delle classi d’età; solo un terzo del fatturato del box office è fatto dagli iper 44enni che rappresentano quasi la metà della popolazione complessiva, mentre i due terzi del fatturato provengono dalle altre classi di età. L’indagine pone infine l’accento sul ruolo decisivo della sala rispetto al resto della filiera audiovisiva; si calcola che per ogni 100 euro lordi incassati dalla sala cinematografica, 30 vanno alla produzione e 11 alla distribuzione; ogni euro lordo incassato dalla sala si trasforma in circa 2 euro di incassi extra-sala (considerando i segmenti estero, home video, pay tv…). La sala, infine, innesta un circolo virtuoso che va oltre l’esercizio cinematografico. Ogni euro investito dalla produzione produce 3,25 euro di reddito sul territorio; da un euro investito nel cinema dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali si ricavano 2,14 euro di entrate fiscali per lo Stato.
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