Continua su e-duesse la rubrica “Come ripartire?” con gli interventi di alcuni esponenti dell’industria cinematografica che provano a immaginare in che direzione andrà il settore una volta che i cinema riapriranno.
«Per ripartire serve un’azione congiunta di tutta la filiera, che fortunatamente sta prendendo forma attraverso il tavolo associativo con Anica e Anec», spiega Federica Lucisano, Ceo della casa di produzione Italian International Film. «In questo modo è stato avviato un dialogo proficuo tra produttori, distributori ed esercenti, che ha portato anche alla richiesta di deroga temporanea del decreto Bonisoli per uscire in streaming con quei film già pronti che in questo periodo non possono passare dalla sala. Andrà poi costruita una grande campagna mediatica, possibilmente associata a una festa del cinema che incentivi il pubblico a tornare in sala. Ma servirà anche una pianificazione delle uscite nazionali e internazionali per evitare sovraffollamenti in fase di ripartenza. L’apertura delle sale dovrà essere su scala nazionale, non a macchia di leopardo, e andranno applicate restrizioni ragionevoli, altrimenti conviene attendere il vaccino o la cura. Siete usciti sulle piattaforme con il vostro 7 ore per farti innamorare. Come giudica questa operazione? L’operazione è stata un grandissimo suNccesso e in una settimana abbiamo raggiunto oltre il 50% del nostro obiettivo iniziale. La decisione di non portare questo film al cinema è stata molto sofferta, perché credo fermamente nella centralità della sala. Ma il film era ormai pronto, all’orizzonte non c’era una data indicativa sulla riapertura delle sale e, inoltre, nella ripartenza avremmo rischiato di restare schiacciati da un sovraffollamento di prodotto. Per questo, seppur dolorosamente, abbiamo sfruttato la flessibilità del nostro business e colto questa opportunità in una scelta condivisa con l’esercizio, senza solitarie fughe in avanti. Inoltre, abbiamo garantito una percentuale dei ricavi all’esercizio come gesto risarcitorio per il fatto di non essere potuti uscire al cinema. Ma ribadisco la mia convinzione: senza la sala, il cinema perde la sua essenza. A quali condizioni pensa si possano riaprire le sale? Certamente a condizioni che non mettano a repentaglio la salute del pubblico e che siano sostenibili. Poi si dovranno prevedere alcune eccezioni. Ad esempio, se un nucleo familiare che vive sotto lo stesso tetto vuole andare al cinema, non potrà essere distanziato. Va studiato un protocollo, esattamente come ne stiamo studiando uno per la riapertura dei set cinematografici. A proposito di set, quando pensa che potranno ripartire?Stiamo osservando quei Paesi che stanno tentando di riavviare la macchina produttiva. Abbiamo già inviato un protocollo a salvaguardia della salute delle persone sui set e la protezione civile lo sta vagliando. Siamo già in fase avanzata e speriamo di poter ripartire idealmente intorno a metà giugno. Certamente non si potrà girare ogni tipologia di film, specialmente quelli che richiedono sequenze di massa. Inoltre, stiamo cercando di trovare una soluzione legata alle assicurazioni in caso di una nuova interruzione. Avete dovuto interrompere qualche produzione?Avevamo due set che dovevano partire il 16 marzo: Lasciarsi un giorno a Roma di Edoardo Leo e Una famiglia mostruosa di Volfango De Biasi. Stavamo girando a Napoli anche la serie Tv Mina Settembre, tratta dai racconti di Maurizio De Giovanni, che sarà trasmessa su Rai Uno.Quali strumenti fiscali potrebbero essere messi in campo per sostenere la ripartenza del settore? Per l’esercizio cinematografico, sicuramente la cassa integrazione andrà estesa fino alla riapertura. Inoltre, andrebbe trovata una misura di tutela per chi ha la struttura in affitto. Lato produzione, invece, sarebbe importante ampliare il tax credit con misure straordinarie e trovare un sistema di garanzia che consenta alle banche di finanziare più serenamente la lavorazione di un prodotto audiovisivo, rischiando l’interruzione del set.Nell’era post-Coronavirus, pensa che assisteremo a grandi cambiamenti a livello produttivo? Molto probabilmente assisteremo a un ridimensionamento del numero dei film prodotti. Il cinema soffrirà maggiormente e ho la sensazione che in questo periodo si produrranno più contenuti per Tv e piattaforme. C’è sicuramente una domanda crescente di prodotto per questi media e questo influirà inevitabilmente sulla pianificazione dei progetti. Prevede un cambio di passo anche in IIF? Al momento stiamo realizzando molti progetti, sia per la sala cinematografica che per piattaforme e Tv. Mi rendo conto che, effettivamente, stiamo virando un po’ più verso piattaforme e Tv, dove c’è una maggior domanda di contenuto. Ma abbiamo una pipeline molto ricca sul fronte cinematografico che, oltre ai film di Edoardo Leo e Volfango De Biasi, vede anche il sequel di Massimiliano Bruno, che al momento sta scrivendo anche un altro film. Abbiamo già 10 progetti in fase di sviluppo tra cinema e Tv.
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