Aldilà dei fondi, del tax credit e della normativa, i produttori italiani necessitano di interventi tanto importanti quanto essenziali. Innanzitutto è indispensabile la certezza delle regole, perché un progetto si costruisce anche con diversi anni di anticipo, includendo un’infinita lista di passaggi obbligati come l’acquisto dei diritti del soggetto, la definizione dei preventivi, la ricerca di coproduttori italiani o esteri, le prevendite e molto altro. Ma una volta avviata o terminata la lavorazione di un’opera au- diovisiva, non si può soggiacere a una burocrazia così lenta come quella attuale. Fermo restando il rispetto delle norme, l’amministrazione pubblica dovrebbe capire, caso per caso, come seguire il processo amministrativo del film, perché ogni opera ha problematiche e caratteristiche diverse. Il produttore costruisce un prototipo che è un caso a sé, non è replicabile. E la lentezza delle erogazioni sta costringendo (ormai da anni) soprattutto i piccoli e medi produttori a chiedere anticipi alle banche, senza essere in grado di prevedere quando potrà restituire la somma anticipata. Il tutto senza avere neanche risposte tempestive dall’amministrazione. Per questo, sveltire e snellire i procedimenti aiuterebbe il settore in maniera determinante e dovrebbe essere la preoccupazione principale per chi ha la responsabilità di gestire questi processi. Ancora più importante sarebbe snellirli in caso di coproduzioni con società internazionali, così da non compromettere la credibilità delle imprese italiane agli occhi dei nostri partner stranieri. Un danno, quest’ultimo, assolutamente da evitare, anche perché richiederebbe anni per ristabilire un legame di fiducia verso il nostro Paese, vanificando tutti gli sforzi precedenti per creare un rapporto virtuoso con l’estero.
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