Editoriale: Riportare l’immaginazione al potere nella produzione

L'analisi del responsabile di Box Office, Paolo Sinopoli, pubblicata sul numero della rivista Box Office di maggio
(© iStock / Getty Images Plus)

Non capita spesso che la nostra cinematografia si paragoni seriamente con quella americana. Ovviamente non mi riferisco a un confronto muscolare, ma a un’attitudine a lasciarsi ispirare e interrogare da uno scenario diverso dal nostro. Un passaggio non scontato, perché richiede di trascendere le nostre abitudini e di superare quella barriera, perlopiù mentale, che ci fa guardare a Hollywood come un mondo a sé, fondato su modelli economici non replicabili, con una cultura e tradizioni apparentemente lontane. Quante volte, osservando chi ha realizzato film sorprendentemente originali, ci si è chiesti come non sia potuto venire in mente prima a noi un’idea così innovativa? Un po’ come il famoso uovo di Colombo: tutti potevano arrivarci a far stare un uovo dritto sul tavolo, ma solo Colombo ha avuto l’ardire di trovare una soluzione “fuori dagli schemi” praticando una lieve ammaccatura all’estremità dell’uovo. E sono tanti i Colombo da cui potremmo trarre ispirazione.

A più riprese, ad esempio, abbiamo suggerito su queste pagine di guardare al modello di business di Jason Blum (a cui avevamo dedicato una copertina di Box Office oltre quattro anni fa), che con la sua Blumhouse ha dimostrato di poter registrare incassi incredibili con i suoi thriller e horror a basso budget, spesso senza un cast riconoscibile ma con idee originalissime e un’ottima qualità artistica. Certo, trovare il modo di replicare questo modello non è immediato, ma ci si può provare, come si può provare a collaborare più strettamente con qualche produttore esecutivo americano che ha lavorato su questo tipo di film. Andrebbero guardate con curiosità anche le mosse di  LuckyChamp, la casa di produzione di Margot Robbie che recentemente ha annunciato tre film basati sul gioco da tavolo Monopoli, su The Sims (una delle serie videoludiche più vendute di sempre con oltre 200 milioni di copie nel mondo) e su un fumetto ideato dal creatore di Deadpool. L’attrice ha compreso che è il momento giusto per puntare su storie originali  e affondano le radici in giochi popolari che hanno segnato l’infanzia del pubblico e, del resto, Barbie docet.

Forse il cinema italiano non potrà mai associarsi a brand di multinazionali, ma certo si possono creare storie avvincenti attorno ad altre idee che attingono al mondo nerd e dell’intrattenimento (si pensi a Lo chiamavano Jeeg Robot), o basate sulle vite di imprenditori italiani che hanno costruito imperi famosi in tutto il mondo. E magari si possono far dirigere i film anche a registi internazionali, o si possono creare più coproduzioni internazionali (com’è stato il caso di Io Capitano e Limonov). Certo non è facile, richiede un grande sforzo in termini di energie, risorse e idee. Ma si può fare, non è impossibile. Del resto anche il neorealismo sembrava relegato a un’epoca passata, e poi è arrivato C’è ancora domani

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