Editoriale: Posizionamenti (in)sostenibili, corto circuiti e interrogativi

L'analisi del responsabile di Box Office, Paolo Sinopoli, pubblicata sul numero della rivista Box Office di maggio 2025
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Il 17 dicembre 2025 arriverà sul grande schermo quello che potrebbe diventare il blockbuster più redditizio dell’anno, ovvero Avatar: Fire and Ash di James Cameron (Disney), un evento cinematografico attesissimo, con l’ambizione e le potenzialità di catalizzare l’attenzione del grande pubblico in un momento cruciale dell’anno. Nel frattempo, un altro nome capace di spostare gli equilibri del box office italiano si prepara a tornare. Il nuovo film con Checco Zalone – con Gennaro Nunziante alla regia (già co-autore dei suoi maggiori successi) – sarebbe già terminato, mentre non è ancora stato annunciato il suo distributore. Ergo, se questi due film – il kolossal americano di Cameron e il re mida del cinema italiano Zalone – dovessero effettivamente uscire nello stesso periodo, o comunque a distanza molto ravvicinata, potremmo trovarci di fronte a una dinamica di competizione diretta penalizzante per sovrapposizione di target e saturazione dell’offerta. Due titoli così ad alto potenziale, nello stesso segmento temporale, finirebbero per ridurre l’effetto propulsivo del passaparola, elemento sempre più centrale nella costruzione del successo di un film. Senza contare la difficoltà dei cinema nel trovare lo spazio per programmare adeguatamente i due titoli, che si troverebbero a coesistere in un’offerta più ampia, composta anche da altri film in uscita e che rischierebbe di finire soffocata tra questi due pesi massimi.

Ad ogni modo, scontri tra titani a parte, questa attenzione verso un posizionamento più sostenibile dei titoli in calendario vale per tutti, a prescindere dalle tipologie e dimensioni delle produzioni. Durante l’anno non mancano, infatti, situazioni in cui più film – talvolta con target di riferimento e ambizioni simili – finiscono per uscire nella stessa finestra, dando vita a un corto circuito da cui nessuno beneficia. Si rende, quindi, necessaria una maggiore attenzione strategica. Non si tratta di ridurre la concorrenza, né di rinunciare alla libertà di programmazione in un mercato aperto, ma di promuovere un senso di responsabilità condiviso: verso il proprio prodotto, ma anche verso l’intero ecosistema. Perché ogni spettatore portato in sala da un film, è un potenziale spettatore anche per gli altri, e più il pubblico si abitua a fruire cinema nelle sale, più l’intera filiera ne trae beneficio.

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