Editoriale: Il cinema inizia da piccoli

L'analisi del responsabile di Box Office, Paolo Sinopoli, pubblicata sul numero della rivista Box Office di giugno 2025
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Intercettare le nuove generazioni è la grande sfida dell’intera filiera cinematografica. Ma attirare l’attenzione dei più giovani – spesso nativi digitali, sfuggenti, distratti da infiniti stimoli esterni e spesso confinati alla fruizione domestica e individuale su device personali – è una mission tutt’altro che semplice. Eppure, mai come oggi, il cinema non può accontentarsi dei numeri (ri)conquistati. Serve uno sguardo più ampio e lungimirante, perché il target 5-12 anni – parte della cosiddetta Generazione Alpha (quelli nati dopo il 2010) – rappresenta il pubblico di domani. Per questo è essenziale stabilire al più presto una connessione con loro e basterebbe poco: iniziative intelligenti, coordinate, continuative, pensate nel lungo periodo per riaccendere la magia della sala agli occhi dei bambini. Oggi ogni circuito opera in ordine sparso: c’è chi offre ingressi gratuiti sotto i 3 anni, chi sconti occasionali per gli under 12. Ma ciò che manca è una regia nazionale, una strategia che non sia solo “spot”, ma che costruisca un’abitudine. Per coltivare i futuri spettatori servono esperienze ripetute, ricordi condivisi e ritualità collettiva legata al grande schermo. Serve, in sintesi, un progetto culturale e industriale, non solo commerciale. E questa dovrebbe essere una priorità innanzitutto per le associazioni di categoria Anica e Anec.

In Europa qualcosa si muove e alcuni Paesi sono sicuramente più avanti in termini di iniziative e politiche rivolte ai più giovani: in Spagna le sale junior sono ormai una realtà consolidata (come riportato anche nel nostro focus sul numero di maggio), con ambienti su misura per bambini. In Francia e nel Regno Unito si incentivano le famiglie numerose e i minori fino ai 16 anni con sconti e pass culturali. In Italia, si parte in salita. Ma siamo sempre in tempo per invertire la rotta attraverso operazioni più mirate da parte dell’esercizio, magari anche provando (tentar non nuoce) a coinvolgere il Ministero per un’iniziativa strutturata su scala nazionale. Sempre tenendo a mente che, con o senza il sostegno istituzionale, qualcosa va fatto e in fretta, perché prima si agisce e prima si raccolgono i frutti. Nelle grandi città ci sarebbe anche lo spazio per realizzare multiplex o sale rivolte esclusivamente ai bambini – una volta ce n’erano diverse – con una programmazione family friendly e riedizioni di grandi classici. Solo così potremo alimentare la cultura del cinema e contribuire a far crescere spettatori consapevoli e affezionati alla visione collettiva sul grande schermo.

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