Editoriale: Cinema italiano, modelli saltati e trasformazioni in atto

Tutte le grandi trasformazioni, siano tecnologiche, politiche, sociali o economiche, avvengono sempre per gradi, i cambi repentini sono eventi più unici che rari. E, in questo senso, il mercato cinematografico non fa eccezione. Che qualcosa sia cambiato in modo irreversibile è, infatti, ormai sotto gli occhi di tutti: i modelli di business di produzione e distribuzione sono sempre più orizzontali, aperti, complementari e sinergici. Nel frattempo sono nati nuovi player ed ex manager di importanti gruppi audio- visivi hanno messo il proprio know-how al servizio di nuove società, con strutture più snelle, processi semplificati, attività mirate e accordi quadro con solide realtà esterne su cui poggiare. Sarebbero tanti gli esempi da citare.

Tra i più recenti troviamo la neonata casa di produzione e distribuzione PiperFilm, guidata da Massimiliano Orfei (presidente) e Luisa Borella (COO), con Warner Bros. Entertainment Italia che ne curerà la distribuzione operativa nei cinema e con Netflix che avrà la prima finestra post-theatrical in esclusiva. C’è poi la casa di produzione Our Films – controllata al 51% da Mediawan e al 49% da Prati srl – che beneficia della lunga esperien za di Mario Gianani (presidente) e Lorenzo Mieli (consigliere) e dei loro rapporti consolidati con i vari artisti italiani. Ricordiamo poi la società di produzione e distribuzione Be Water, i cui film in listino saranno distribuiti nelle sale italiane da Medusa Film, che a sua volta fa da service distributivo a Notorious Pictures. Senza contare Vision Distribution, che riserverà sicuramente importanti sorprese, e la grande certezza di Rai Cinema.

Il mercato italiano, quindi, continua a reinventarsi, nascono nuove realtà, si sperimentano modelli inediti, si allargano le relazioni e le partnership, si percorrono strade impensabili fino a pochi anni fa. E la vivacità imprenditoriale è sempre un dato positivo, perché sintomo di un mercato che ha ancora molto da dire.