Quali sono le ragioni che portano gli italiani a non frequentare le sale nei mesi più caldi? L’urgenza sempre più pressante di allungare la stagione cinematografica a 12 mesi ha portato alla realizzazione della ricerca Gfk presentata oggi alle Giornate di Cinema Ciné. Intitolato “Destagionalizzazione nel cinema: cause e possibili soluzioni” lo studio è stato commissionato da Anica e Mibact a partire da una sollecitazione di Richard Borg, direttore generale e amministratore delegato di Universal. A esporre al pubblico di Riccione i risultati è stato Edmondo Lucchi di Gfk. Quello che emerge è che ci sono molte spiegazioni, non una sola, a frenare il consumo di cinema in sala d’estate. C’è innanzitutto un problema logistico dovuto al fatto che si va in vacanza e nei luoghi di villeggiatura non sempre ci sono cinema, ed emerge che il pubblico chiede di lavorare maggiormente sull’offerta di film nei mesi caldi ma che non è questo il motivo della disaffezione estiva. La vera causa risiede nell’intreccio di due diverse ragioni: da un lato, il proliferare in estate di altre numerosissime opportunità per il tempo libero, che diventano competitive del cinema, e, dall’altro lato, dal modo in cui sono strutturate le sale cinematografiche, che con il loro buio avvolgente sono percepite come perfette in inverno e opprimenti in estate, quando si ha voglia di una socialità diversa. In competizione con la sala, infatti, non c’è la fruizione domestica, bensì tutte le esperienze di vita all’aria aperta. Infine, si mette all’attenzione anche il tema del prezzo, leva da tenere in conto quando la competizione è più forte. Occorre quindi lavorare allo stesso tempo sull’offerta e sugli ambienti (spazi interni ed esterni). E il potenziale di business c’è, come dimostra la maggiore predisposizione a uscire la sera, che in estate triplica. In Italia non si va al cinema d’estate per la presenza di un forte automatismo culturale che fa associare istintivamente l’estate alla non frequentazione dei cinema, su questo bisogna lavorare. Interrogati su cosa proporrebbero per invertire la rotta, gli spettatori intervistati parlano della necessità di contenuti imperdibili, potenziamento dell’offerta, proiezioni in luoghi meno opprimenti e più aperti, orari più “estivi”, promozioni. Emerge, afferma infine Lucchi, un 20-30% di disponibilità del pubblico a rivedere i propri comportamenti.
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