I David di Donatello, che storia gloriosa. Il filmato, mostrato al Quirinale durante la cerimonia di apertura alla presenza del presidente della Repubblica, ce ne ha restituito solo un assaggio. Ma questo appuntamento istituzionale ha avuto alcune pecche, a mio parere: – Chi ha deciso gli inviti al cerimoniale? Si sono notate alcune assenze di persone che incidono in maniera importante sul cinema italiano. – Chi ha scelto Francesco Pannofino (che ha tenuto banco con una comicità, a mio parere, poco adatta per un contesto così formale) per leggere le nomination e presentare il nuovo Presidente dell’Accademia, il ministro uscente Franceschini e il presidente della Repubblica? – A proposito del ministro: il suo discorso ha avuto, a mio avviso, un tono troppo autocelebrativo. Ricordare al mondo del cinema, davanti al presidente della Repubblica, quanto ottenuto dal governo ormai in scadenza, è parso a molti una “ricandidatura”. – Asciutto e chiaro l’intervento di Piera Detassis, che ha annunciato come molte cose dovranno cambiare per rendere la Fondazione qualcosa di davvero interessante per tutto il mondo del cinema. Passiamo, ora, ad alcune considerazioni sulla serata: – Positivo il ritorno in prima serata su Rai Uno, gratificato dall’audience anche grazie alla conduzione professionale di Carlo Conti. Forse, però, il format di questa premiazione andrebbe ripensato in un’ottica più entertainment – magari sulla falsa riga degli Oscar – prestando attenzione anche alla lunghezza della trasmissione. – Riuscita l’esibizione di Paola Cortellesi, che ha catturato l’attenzione del pubblico in apertura. – La presenza di Steven Spielberg ha impreziosito l’evento, regalando autentici ricordi personali e ricordando il “debito” di riconoscenza che l’industria mondiale ha nei confronti del cinema italiano. – È apparso evidente il conflitto di interessi legato alla vittoria ai David di Giuliano Montaldo, in quanto anche presidente onorario della Fondazione. Forse sarebbe stato più “corretto” un passo indietro dalla sua carica istituzionale, o un rifiuto della sua nomination. In conclusione, restano aperte alcune questioni: – Si riuscirà mai a organizzare una serata dove siano presenti tutti i talent del cinema italiano e non solo chi ha ricevuto le nomination? Probabilmente molti autori/talent non accetterebbero di partecipare ai David di Donatello se non candidati. Ma è un grave errore, perché così l’evento non viene percepito, sia dal pubblico che dall’industria, come un appuntamento di ampio respiro per tutto il cinema italiano. A questo proposito andrebbe selezionata anche una location capace di accogliere una platea più larga, ponendo maggior attenzione all’organizzazione all’esterno della struttura per gestire meglio il flusso dei partecipanti. – Per la prossima edizione andrebbe posta maggior attenzione agli inviti alla cerimonia. Mancavano, oltre ai tanti talent di cui sopra, diversi importanti produttori, distributori, giornalisti e vari operatori qualificati del settore. – Bisognerà, infine, trovare il giusto equilibrio tra la valorizzazione delle maestranze e lo show. È evidente che i vincitori di categorie tecniche non possono avere maggior spazio sul palcoscenico rispetto ai vincitori di premi di maggior rilievo.Insomma, cara presidente Detassis, in bocca al lupo per la sua nuova responsabilità e, come canterebbe Giorgia, “c’è da fare, c’è sempre qualcosa da fare, da rifare”.
Vito Sinopoli
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