Domani l’Anec eleggerà il suo presidente nazionale. Il presidente uscente, Luigi Cuciniello, intervistato da e-duesse.it, traccia un bilancio del suo triennio (era stato eletto infatti il 19 novembre 2014), indica gli obiettivi raggiunti e quelli mancati: «In questi tre anni abbiamo cercato di agire su diverse emergenze maturate negli anni, alcune relative a ragioni interne all’associazione, altre a questioni esterne, come i rapporti con i diversi soggetti della filiera. A questo quadro si aggiunge, poi, il lavoro portato avanti dopo l’approvazione della nuova legge cinema, avvenuta a novembre 2016. Per queste ragioni, posso affermare che sono stati tre anni di presidenza piuttosto intensi. Già prima della legge, comunque, l’Anec – con alcune iniziative mirate – aveva ottenuto risultati concreti per i suoi associati, oltreché per l’associazione stessa».
A cosa si riferisce?
Siamo partiti con il rimborso prioritario del crediti Iva che ha consentito alle sale di recuperare il disallineamento strutturale tra Iva a credito e Iva a debito che portava molte nostre aziende ad essere in difficoltà economica, visto che i recuperi dei crediti erano molto lenti. In questo senso, il lavoro portato avanti di concerto con il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan ha dato i suoi frutti. Altro provvedimento importante è stato l’inserimento della materia cinema nel progetto governativo della Buona scuola; un intervento importante atteso da anni. Abbiamo chiesto che nel provvedimento venisse inserito un nostro emendamento, poi accolto, che ha portato “il linguaggio e le tecniche del cinema e dello spettacolo dal vivo” ad essere inserito nei programmi scolastici. Inoltre, la nuova normativa sulla concorrenza ha accresciuto i poteri dell’Antitrust che ora può agire anche su eventuali posizioni dominanti riguardanti l’esercizio; anche in questo caso abbiamo proposto un intervento equilibrato, consapevoli delle criticità del nostro mercato, ma volto a tutelare le sale e la circolazione dei film. Abbiamo raggiunto un accordo strategico con la Siae relativo alla riduzione delle quote dei Piccoli diritti musicali che erano ferme da oltre sessant’anni al 2,1%, e che noi abbiamo fatto ridurre al 2%; questo 0,1% di differenza significa risparmi per le sale di centinaia di migliaia di euro all’anno. Sempre con Siae, abbiamo chiuso un accordo grazie al quale abbiamo ottenuto un altro 0,1% sotto forma di contributo associativo da parte della Società degli autori e che si quantifica in 1,4 milioni di euro circa in cinque anni. Questo accordo ha portato finalmente l’associazione in una prospettiva tranquillità economica e di sviluppo progettuale.L’associazione, infatti, non naviga in buone acque.La situazione economica dell’Anec è da tempo molto difficile, non percependo quote associative, che vengono versate alle sezioni regionali. L’Anec nazionale vive con altre forme di sostentamento, tra cui l’accordo con il gruppo Zurich e l’organizzazione di manifestazioni come le Giornate Professionali. Sempre in un’ottica di risanamento è stato sottoscritto un accordo con Agis, Spettacolo Service e Immobiliare Anec che, senza creare squilibri, ha permesso di definire una volta per tutte l’intricato reticolo di posizioni debitorie e creditorie tra i vari soggetti: così facendo abbiamo posto basi di chiarezza amministrativa per il futuro. Nuove entrate e razionalizzazione dei costi dimostrano che il percorso di risanamento non solo è stato annunciato e avviato, ma è pienamente in corso.E per quanto riguarda il lavoro sui decreti attuativi?Abbiamo lavorato in coordinamento con Fice, Acec e Agis. Anec è stata promotrice di un’azione che ha ribaltato la vecchia logica dei contributi uguali per tutti e che ha portato alla distinzione tra piccole e medie imprese e grandi gruppi, con un favor concesso alle prime rispetto ai secondi: un risultato molto significativo per le sale indipendenti italiane, che devono essere sostenute prioritariamente dal contributo pubblico. In queste settimane, inoltre, stiamo lavorando alla modulistica relativa ai decreti; riguardano aspetti tecnici fondamentali e indispensabili in vista dell’entrata in vigore della nuova normativa. Vorrei sottolineare l’aspetto fondamentale delle risorse strutturali che la legge destina alla ristrutturazione del parco sale esistente e che ammontano a 16 milioni di euro all’anno, cui bisogna aggiungere i 120 milioni del piano quinquennale straordinario. Un insieme di provvedimenti che danno ossigeno al nostro settore, dopo anni di vuoto politico su questo fronte.C’è qualche obiettivo che non è riuscito a raggiungere?Quello con il mercato cinematografico è stato un rapporto altalenante; con maggiore disponibilità concrete da parte di tutti i protagonisti, si sarebbero potuti ottenere risultati migliori. Pensiamo al tema della promozione. Avevamo rilanciato i CinemaDays, dando alla festa del cinema un profilo forte e riconoscibile da parte del pubblico, con le edizioni di successo dell’ottobre 2015 e dell’aprile 2016. Purtroppo, nel momento in cui si doveva passare a uno sviluppo più forte dell’iniziativa, hanno prevalso spinte diverse. Così ci siamo ritrovati con i mercoledì a 2 euro…Che giudizio dà di questa iniziativa?Come esperimento poteva avere una certa validità ma, alla fine, è diventato un momento di divisione e disorientamento per gli spettatori. Il tema della promozione doveva essere affrontato in modo più efficace e continuativo da tutta la filiera cinematografica. Così come il tema della stagionalità che, nonostante i nostri costanti richiami, rimane da decenni un problema irrisolto. Ci troviamo di fronte a resistenze incomprensibili, frutto di una visione miope del mercato. Ma il problema stagionalità non può essere risolto dall’Anec da sola. Anec, però, deve fare autocritica per le sue divisioni interne.Quali le ragioni che l’hanno portata a non ricandidarsi?Le ragioni sono personali e riguardano i miei altri impegni istituzionali. Ma sono anche legate a un certo modo di operare. Quando non c’è la consapevolezza, da parte degli associati, che sia necessario un approccio più coeso e unitario, l’impegno personale rischia di essere vanificato. Non ho mai inteso il ruolo di presidente come occupazione di una poltrona o per avere visibilità personale; per questo, quando ho constatato che la coesione da me auspicata non si concretizzava, ho ritenuto giusto non ricandidarmi.
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