Cover story, Simone Gialdini e le prospettive di Anec

Il direttore generale dell’Associazione Generale Esercenti Cinema Simone Gialdini, inquadra le prospettive del mercato, convinto che stiamo assistendo a un nuovo ordine di frequentazione del pubblico in sala, fa il punto sulle misure pubbliche a favore dell’esercizio e sugli obiettivi associativi futuri, e crede che il recupero totale del settore non avverrà prima del 2025

Nel corso di una carriera quasi trentennale, Simone Gialdini ha spaziato ogni tipologia di cinema, dai grandi circuiti Vis Pathé e UCI, alle sale cittadine, fino alle arene estive. Una lunga esperienza manageriale che nel 2019 lo ha portato, infine, ad approdare in casa Anec nel ruolo di direttore generale, al fianco del presidente Mario Lorini. Sono stati anni intensi in cui Gialdini ha contribuito a rafforzare la posizione dell’Associazione Nazionale Esercenti Cinema sia sui tavoli di lavoro che nel rapporto con il Ministero, migliorando i servizi ai propri associati, avviando iniziative di formazione come AnecLab e LED, consolidando le giornate di cinema di Sorrento e sviluppando la collaborazione con Ciné. Il tutto indossando simultaneamente il cappello di presidente Cinetel, che ha contribuito a potenziare e a perfezionare con nuovi strumenti di analisi e ricerca. Una passione, quella per dati, numeri e norme, che ha sempre facilitato Gialdini nella lettura dei mutevoli scenari legislativi, a beneficio di tutto l’esercizio.

Se nei mesi scorsi si respirava grande ottimismo su un pieno recupero del box office entro il 2024, oggi le previsioni – complici anche le conseguenze degli scioperi americani – sembrano essere più caute e si punta al 2025. Lei rientra tra i cauti o gli ottimisti?
«Su questo punto credo di essere stato realista sin dal primo momento. Già a settembre 2022 avevo dichiarato che gli effetti del piano di ripresa si sarebbero visti sul mercato solo a distanza di tre anni, quindi nel 2025. Si prevedevano una crescita importante nel 2023 grazie a una solida offerta e all’azzeramento delle misure restrittive legate al Covid, un ulteriore miglioramento nel 2024 e una crescita e un consolidamento definitivo nel 2025, grazie a un’estate senza manifestazioni sportive di rilievo. Oggi, alla luce dei risultati dell’anno passato e dell’impatto degli scioperi americani, la previsione più realistica è quella di un 2024 sui numeri inizialmente attesi per il 2023, che dovevano essere più deboli rispetto all’anno in corso. La speranza, quindi, è quella di assistere anche quest’anno a successi inattesi come C’è ancora domani,  Barbie  e  Oppenheimer. Mentre sono convinto che il 2025 sarà l’anno del consolidamento definitivo del mercato».

Entriamo nel merito del prodotto in sala in questo primo semestre. Quali sono gli aspetti positivi e le criticità?
«Indubbiamente l’impatto degli scioperi americani è ben visibile nei listini delle società, dove manca una continuità di prodotto internazionale fortemente attrattivo. L’aspetto positivo è che questo vuoto potrebbe trasformarsi in una grande opportunità per la cinematografia nazionale e per il cinema di qualità, potendo contare su più spazio in sala e su teniture molto più lunghe. Penso, ad esempio, a Povere creature! e ai titoli da Oscar che possono avere una seconda vita sul grande schermo. Ad ogni modo, la prospettiva è quella di un primo semestre più debole. I mesi invernali di gennaiomarzo – storicamente tra i momenti più forti dell’anno – stanno diventando sempre più deboli e questo è segno che il mercato italiano si sta allineando ai territori internazionali, dove le stagioni più forti sono la primavera e l’estate».

In più occasioni lei ha ribadito la necessità di avere maggiori certezze nelle tempistiche e nello stanziamento dei finanziamenti pubblici a favore dell’esercizio. Ad oggi quali sono i ritardi dei contributi? E il Ministero sta accogliendo le vostre istanze?
«Poter contare su tempistiche certe è essenziale per una pianificazione degli investimenti con tempi di rientro sostenibili da parte di tutte le imprese di esercizio cinematografico. A maggior ragione sapendo che lato Ministero le linee di intervento sono ben definite. Purtroppo negli ultimi due anni l’apertura della finestra del credito di imposta degli investimenti ha registrato ritardi importanti, tanto che per il 2022 si è aperta a gennaio 2023, mentre per il 2023 l’apertura è attesa per gennaio 2024. Fortunatamente la collaborazione sinergica tra Anec e MiC-DGCA è stretta e siamo pienamente allineati. Poi, certo, ci sono ancora situazioni da limare e superare. Ma siamo pienamente soddisfatti che nella Legge di Bilancio 2024 sia stato inserito direttamente dal MiC il consolidamento della modifica sull’intensità di aiuto del credito di imposta agli investimenti e la modifica del credito di imposta sul potenziamento dell’offerta cinematografica che si trasforma definitivamente in un credito di imposta sui costi di funzionamento».

Simone Gialdini, direttore generale Anec

Su quali finanziamenti pubblici potrà contare quest’anno l’esercizio? E quanto in futuro potrebbe incidere questa fase di spending review del Governo?
«Il 2024 vede confermato il sostegno del credito di imposta sugli investimenti con percentuali massime al 60%, a cui si aggiungono il tax credit sui costi di funzionamento e i contributi a fondo perduto per la programmazione delle sale d’essai. Inoltre, nella Legge di Bilancio è stato inserito un nuovo finanziamento a sostegno dell’apertura e della ristrutturazione delle sale, una sorta di nuovo piano straordinario. Sicuramente la spending review del Governo porterà a una riduzione complessiva in percentuale su varie voci. Ma per quanto riguarda il credito di imposta, sia sugli investimenti che sui costi di funzionamento, questo rientra in un riparto annuale dedicato a tutta la filiera cinematografica, all’interno del quale sono ripartiti i fondi per distributori, produttori ed esercizio. Il vero dialogo con il MiC sarà innescato nel momento in cui si definirà il riparto del fondo cinema per il tax credit».

Trova che oggi ci sia una piena coesione tra esercizio, produzione e distribuzione, o avverte qualche squilibrio tra i vari soggetti in termini di interessi o battaglie?
«Sono felice che si stia andando verso una convergenza di intenti e obiettivi sull’attenzione del prodotto in sala. E se distribuzione ed esercizio sono già allineati su temi e battaglie (tra tax credit e finanziamenti al P&A a sostegno di una crescente comunicazione che traini i film in sala), a livello produttivo sta crescendo la consapevolezza che l’obiettivo finale è uguale per tutti e che stare su posizioni distanti non porta benefici a nessuno».

Qual è il motivo per cui diversi esercenti non investono ancora in innovazione tecnologica e comfort?
«Dopo aver potuto usufruire dei 100 milioni di euro del PNRR per l’efficientamento energetico e dei contributi delle regioni, oggi l’esercizio può fare affidamento anche sul MiC che stanzia aiuti a sostegno degli investimenti. Sono tutti finanziamenti, però, che arrivano una volta effettuati gli investimenti: prima l’esercente deve farsi carico delle spese, e solo una volta saldato tutto può inoltrare la richiesta di sostegno. Ma in un settore pesantemente colpito, dove le imprese faticano ad avere liquidità (specialmente i più piccoli), non è facile anticipare grosse somme e serve, inoltre, la consapevolezza e la certezza, da parte dell’esercente, di una prospettiva di attività dei successivi 5 o 6 anni al fine di avventurarsi nelle innovazioni. Oggi assistiamo a realtà che già nel 2023 hanno recuperato pienamente il numero di presenze registrate nel 2019. Nei territori dove il pubblico fatica ancora a tornare in sala, invece, le riflessioni necessitano di maggiori analisi».

Sembra ormai avviato un graduale ricambio generazionale all’interno dell’esercizio. Siamo sulla strada giusta?
«È stato intrapreso un percorso importante che vede una nuova generazione di imprenditori ed esercenti prendere le redini delle imprese familiari, o avvicinarsi a questo mondo. Da una parte abbiamo grandi imprese condotte da manager con un’età anagrafica abbastanza giovane, dall’altra rileviamo in associazione un graduale avvicinamento di persone che ci chiedono di essere accompagnate per imparare a gestire una sala e diventare esercenti. C’è una nuova coscienza nel modo di concepire la sala, e in questo senso il contributo delle generazioni più giovani è fondamentale e diventa strategico per guardare al futuro in modo diverso e attualizzato alle aspettative del pubblico».

In diversi Paesi europei stanno prendendo piede nuove tecnologie come schermi Led ed esperienze immersive come 4DX e Screen X. Crede le vedremo anche in Italia?
«Al momento in Italia abbiamo uno Screen X attivo, mentre non ho notizie di 4DX e schermi Led. Probabilmente oggi, prima ancora di intraprendere nuove strade, bisogna lavorare per potenziare la nostra offerta in termini di Premium Large Format, comfort e tecnologie. Lo stesso numero di impianti audio Dolby Atmos installati in Italia è ancora lontano dalla Spagna, per non parlare della Francia. Inoltre, siamo ancora fermi a 5 schermi Imax. Per questo, all’ultimo appuntamento degli AnecLab abbiamo presentato e condiviso con gli esercenti nuove soluzioni tecnologiche, puntando soprattutto sull’esperienza PLF, nel tentativo di accrescere la conoscenza attorno a queste opportunità. Anche perché, grazie a titoli come Avatar 2 e Oppenheimer, i risultati al box office delle sale più all’avanguardia sono nettamente superiori agli altri cinema».

C’è un’evidente difficoltà da parte di produttori, artisti e distributori a portare in sala film italiani di valore commerciale in estate. Sembra uno scoglio difficile da superare e anche quest’anno si rischia una presenza del cinema nazionale non particolarmente incisiva. Crede si riuscirà a invertire questo trend?
«Le iniziative volte a consolidare l’estate cinematografica nel 2019 e, successivamente, nel 2023, hanno reso evidenti le grandi opportunità fornite dai mesi più caldi. È un periodo in cui, essendoci meno affollamento di uscite, i titoli possono beneficiare di una vita più lunga grazie alle sale di città e alle arene estive. Certo servirebbe più coraggio per coprire il calendario tra fine maggio e giugno, possibilmente sfruttando la forza propulsiva del Festival di Cannes, che riporta l’attenzione sul cinema e sui film selezionati dalla manifestazione. Ma ci tengo a sottolineare che in passato alcuni titoli hanno avuto tre mesi di sfruttamento con risultati importanti. E da metà agosto in poi, le esperienze degli ultimi anni hanno dimostrato che c’è spazio anche per il cinema italiano, basti pensare a Peggiori giorni di Bruno e Leo, o a Il signor diavolo di Avati. Sarebbe importante continuare su questa linea. Resta poi da capire se in un mese centrale come luglio, dove il pubblico è più orientato alle vacanze, ci sia spazio per inserire titoli forti italiani e di qualità. Ma questo sarà più facile da verificare nel momento in cui il processo di consolidamento dell’estate cinematografica sarà stabilizzato: un pubblico più consapevole, certo di un’offerta estiva costantemente ricca di grandi film internazionali, si aspetterà di trovare in sala anche prodotto nazionale. E a quel punto anche i nostri registi e attori si troveranno a posizionare con più naturalezza i propri film. Sarà un percorso graduale che richiederà probabilmente ancora un paio di anni».

Un momento degli AnecLAB

Eppure tanti cinema chiudono ancora tra luglio e agosto…
«In passato questo fenomeno era soprattutto legato a una ridotta offerta cinematografica. Inoltre, realtà più piccole hanno l’esigenza di garantire periodi di riposo al proprio personale, o necessitano di pause per avviare interventi manutentivi. Ma in questo momento storico il mercato si sta plasmando secondo un nuovo ordine di frequentazione da parte del pubblico. Di conseguenza, nel giro di qualche anno, quei mesi un tempo ritenuti forti potrebbero essere sfruttati dall’esercizio per un’interruzione momentanea dell’attività, a fronte invece di un’estate che si propone molto redditizia e dove non varrebbe la pena chiudere. L’anno scorso, purtroppo, abbiamo registrato non solo la chiusura di sale piccole, ma anche di varie multisale per consentire al personale di andare in ferie, o per interventi interni. Tutto questo in un agosto di grande rilievo per il cinema».

L’esercizio fatica ad assorbire la grande quantità di prodotto in uscita. Ma quali sono le storture principali di questo fenomeno? 
«Sicuramente ci sono momenti dell’anno con fin troppo prodotto in sala. E non mi riferisco solo ai titoli in programmazione settimanale, ma anche alla sovrapposizione e all’eccesso di contenuti infrasettimanali legati ad eventi. Urge individuare con attenzione i target di pubblico e pianificare in maniera più coordinata le uscite in sala dei contenuti alternativi affinché non si cannibalizzino. Nell’ultimo anno, ad esempio, sono usciti numerosi eventi legati a cantanti, biopic e a celebrità italiane che hanno richiamato gli spettatori sul grande schermo. Di contro, i contenuti legati all’arte non sono più garanzia di successo, evidenziando come anche il pubblico si evolve e tende a orientarsi su altri generi. Il compito di esercizio e distribuzione deve essere quello di anticipare questi cambi di interesse e valorizzare il prodotto più richiesto».

In Spagna ha avuto un grande successo l’iniziativa, in collaborazione con il Ministero, di un biglietto a 2 euro tutti i martedì per gli over 65. State valutando iniziative analoghe?
«Nel 2022 abbiamo lanciato una pianificazione quinquennale con gli appuntamenti di Cinema in Festa, che prevede la riduzione del biglietto a 3,5 euro per cinque giorni in due periodi dell’anno distinti. Un’iniziativa che, pur non presentando un sostegno del Ministero della Cultura in termini di ristoro all’esercizio, ha visto la partecipazione del MiC nella campagna di comunicazione. Inoltre, per l’estate 2023, attesa anche per il 2024, il Ministero ha previsto un contributo per il cinema italiano ed europeo con 3 euro di ristoro a biglietto. Al momento, invece, non sono state ancora prese in considerazione altre azioni mirate su determinate fasce di età, benché negli anni sia stato intrapreso un dialogo su quanto fatto in Francia per i giovani, ovvero il biglietto a 4 euro per gli under 14».

Gli AnecLab si sono posti come il primo importante punto di formazione per l’esercizio. Si vedono già i primi frutti? E ci sono ancora esercenti restii a partecipare a questi appuntamenti?
«Nati un po’ per scommessa, gli AnecLab hanno incontrato subito il favore di esercenti, ma anche dei distributori che si sono messi a disposizione rendendosi proattivi su proposte e condivisione di contenuti sempre più pertinenti alle attività. Il punto di forza è aver messo in connessione gli operativi, cioè chi lavora quotidianamente nei cinema e chi nelle distribuzioni gestisce il lancio dei film in sala. Tra l’altro, gli AnecLab e la recente iniziativa LED (Leader Esercenti Donne) sono osservati con interesse e ammirazione dai colleghi dei Paesi stranieri, in particolare da Spagna e Francia. Segno, quindi, che l’Italia ha reagito bene alla pandemia e su alcuni punti sta camminando più velocemente di altri territori».

Una foto di gruppo delle protagoniste della prima edizione di LED – Leader Esercenti Donne

Anche le ultime giornate di cinema di Sorrento sono state un successo. Di cosa siete particolarmente orgoglioso e su quale fronte si può ancora migliorare?
«Le ultime giornate di cinema di Sorrento, organizzate e prodotte da Anec, sono state un grandissimo successo con oltre 1.500 presenze. L’orgoglio è di poter contare su una squadra che ha dimostrato di saper realizzare e migliorare costantemente una manifestazione di questa portata. Per questo vorrei ringraziare Giorgio Ferrero, Mario Mazzetti e l’ufficio Anec, oltre al presidente Mario Lorini e a tutto il consiglio di presidenza che ci consente di lavorare con ampia facoltà di manovra».

Come procedono le collaborazioni di Anec con eventi quali Ciné di Riccione e i David di Donatello?
«Oggi Anec è presente nei principali appuntamenti cinematografici, spesso in sinergia con Anica. Collaborando con Ciné abbiamo creato una continuità tra gli eventi di Riccione e Sorrento, che sono ormai uno il ponte dell’altro, sfruttando al meglio i due momenti. Inoltre, Anec è stata coinvolta dalla stessa Anica nella partecipazione e conduzione di uno degli incontri organizzati durante la Festa del Cinema di Roma. Abbiamo tenuto anche una masterclass durante il Giffoni Film Festival e dato vita a un evento durante il Festival di Venezia. Ormai l’autorevolezza dell’associazione, sotto la direzione di Mario Lorini, è riconosciuta da tutto il mercato».

Ancora molte arene estive non sono monitorate da Cinetel. Quando crede si riuscirà a raggiungere almeno il 70-80% di queste?
«Credo nel giro di un paio di anni. Ricordo che il monitoraggio di Cinetel avviene su base volontaria dell’esercente che si iscrive e invia i dati quotidianamente. Ancora oggi, soprattutto nelle arene, c’è difficoltà nell’inviare i dati e spesso manca connettività e rete. Ma già quest’anno il numero di arene censite era attorno al 50% e in un paio di anni contiamo di arrivare almeno all’80%».

Ci sono novità in arrivo in ambito Cinetel?
«L’anno scorso abbiamo lanciato e finanziato CineExpert, un nuovo servizio di profilazione del pubblico cinematografico che offre una ricca panoramica, contribuendo alla costruzione di un database importante per tutti i nostri clienti. Attività che proseguirà anche nei prossimi anni. Nel 2024, invece, ci focalizzeremo su nuovi protocolli di trasmissione dati da parte delle sale e metteremo a disposizione del mercato più informazioni sui risultati dei film programmati in lingua originale e nei vari formati. Tutti elementi che, uniti, potranno incrementare il know-how e favorire una maggiore consapevolezza dell’esercizio».

Su quali fronti Anec sarà più attiva nel 2024?
«L’azione primaria sarà tutelare e mantenere tutte le linee di sostegno all’esercizio, specialmente in un anno difficile come il 2024 che molto probabilmente sarà in decrescita sull’anno precedente. Poi vorremmo definire un protocollo green per le sale che consenta agli esercenti di certificare i propri cinema. Un percorso che si inserisce nel processo di interventi sostenuti con il PNRR e in linea con i passi che stanno muovendo anche gli altri Paesi europei».

L’intervista è stata pubblicata sul numero di gennaio 2024 si Box Office. Per leggere tutta la rivista, scarica QUI il PDF.

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