Nonostante i corni che risaltano in bella mostra sulla scrivania del suo ufficio, il direttore di 01 Distribution, Luigi Lonigro, preferisce lasciare meno spazio possibile alla dea bendata e pianificare ogni strategia distributiva con grande attenzione. Scaramanzie a parte, infatti, il manager e presidente dell’Unione editori e distributori Anica tende sempre a guardare con grande ottimismo al futuro del cinema e crede che con la pubblicazione dei tanto attesi decreti direttoriali si stia andando verso una normalizzazione del settore. Certo non nasconde criticità come la bulimia produttiva, che ancora fatica a trovare un suo equilibrio, e identifica la “crisi della commedia” come una delle ragioni principali della crisi del “prodotto medio”. Allo stesso tempo, però, ripone grandi speranze nella strada della “commedia intelligente” aperta da Paola Cortellesi e Riccardo Milani. Intanto sono attesi in sala diversi film di rilievo con 01 Distribution, che a metà novembre ricopre una quota di mercato annuale vicina all’8%, a partire da L’abbaglio di Roberto Andò, che prosegue la collaborazione artistica con Toni Servillo e Ficarra e Picone, Maria di Pablo Larraìn, con Angelina Jolie nelle vesti di Maria Callas, Il ritorno di Uberto Pasolini e con Ralph Fiennes, ed Eden di Ron Howard, con Jude Law, Ana de Armas, Sydney Sweeney e Vanessa Kirby. Avendo sempre in mente che «ogni prodotto deve essere pensato per un pubblico pagante e per il grande schermo».
Prima di guardare al futuro, diamo uno sguardo al recente passato. È soddisfatto dei risultati raggiunti da 01 Distribution nell’ultimo anno?
Il 2024 non è stato un anno semplice per tutto il cinema italiano con una costante alternanza di alti e bassi. In questo contesto la quota di mercato complessiva raggiunta da 01 Distribution è comunque molto vicina all’8% e ci posiziona ancora una volta fra le principali società italiane di distribuzione non collegate ad uno Studio internazionale.
Quali sono i vostri titoli di punta in arrivo al cinema nel 2025?
Il primo dell’anno porteremo nelle sale il bellissimo Maria di Pablo Larraìn con una strepitosa Angelina Jolie nei panni della “Divina” Maria Callas. Il film tratta gli ultimi anni di vita della diva con frequenti flash back sui suoi momenti di massimo splendore. Il cast davvero stellare è completato da Pierfrancesco Favino e Alba Rohrwacher. Il 16 gennaio sarà la volta de L’abbaglio, il nuovo lavoro di Roberto Andò dopo il grande successo de La stranezza. L’11 maggio 1860 i Mille, guidati da Giuseppe Garibaldi, sbarcano a Marsala e al fianco dell’eroe dei due mondi, interpretato da Tommaso Ragno, Toni Servillo veste i panni del colonnello Orsini mentre Salvo Ficarra e Valentino Picone sono due divertentissime camicie rosse dalle idee molto confuse. Una grandissima produzione italiana che racconta un momento cruciale della storia d’Italia coniugando grandi scene d’azione, divertimento e commozione. Il 20 febbraio arriverà la nuova brillante commedia romantica di Paolo Genovese, Follemente, con un cast straordinario composto da Edoardo Leo, Pilar Fogliati, Vittoria Puccini, Claudio Santamaria, Emanuela Fanelli, Marco Giallini, Claudia Pandolfi, Rocco Papaleo, Maria Chiara Giannetta e Maurizio Lastrico. È ancora in attesa della data d’uscita americana il nuovo film di Ron Howard, Eden, con Jude Law, Ana de Armas, Sydney Sweeney e Vanessa Kirby e noi siamo pronti per posizionarlo a ridosso dell’uscita Usa e sicuramente nel primo semestre 2025. Sempre nel primo semestre distribuiremo anche U.S. Palmese dei Manetti Bros., Il ritorno di Uberto Pasolini, L’orto americano di Pupi Avati e Moon Il Panda nuovo family dal regista e dai produttori di Mia e il leone bianco e Il lupo e il leone.
Nel listino di 01 Distribution non manca all’appello il prodotto internazionale. Negli ultimi anni avete ricalibrato le vostre strategie in termini di acquisizioni?
Il mercato delle acquisizioni internazionali negli ultimi anni ha subìto enormi mutamenti e a livello acquisitivo si sono aggiunti ai distributori italiani, nostri naturali e abituali competitor, le piattaforme streaming e gli studios che tendono a non rendere più disponibili sul mercato i loro prodotti arthouse e sono ormai soliti completare i loro listini internazionali con prodotto indipendente. Da questa nuova situazione deriva una minore disponibilità di prodotto internazionale di alto livello sui mercati e, a caduta, una minore presenza di prodotto Usa nei nostri listini. Ciò nonostante, la nostra struttura dedicata alle acquisizioni internazionali continua con meticolosità a monitorare ed operare sui principali mercati, facendo sì che anche tra le nostre prossime proposte non manchino titoli americani dalle importanti ambizioni di box office.
In che modo i ritardi nello stanziamento delle risorse pubbliche assegnate stanno incidendo sul settore?
Certamente lo stato di incertezza che ha caratterizzato il 2024 ha rallentato l’intera macchina produttiva mettendo in particolare difficoltà le società di produzione medio piccole. Oggi, con la pubblicazione dei decreti direttoriali tanto attesi, si va verso la normalizzazione del settore e sono certo che ulteriori necessari aggiustamenti consentiranno anche ai più piccoli di poter portare avanti i loro progetti. Speriamo che per il futuro si possa riprendere a pianificare a livello produttivo a medio/lungo termine con certezze che in questi ultimi tempi sono venute a mancare.
In questi anni abbiamo assistito a una costante contrazione dei budget di lancio dei film medio-piccoli, cinema italiano compreso. Sembra un cane che si morde la coda, perché meno si investe in comunicazione e più si faticherà a ottenere risultati significativi in sala. Qual è la sua opinione su questo tema?
Credo che grazie al tax credit potenziato per la distribuzione, il cinema italiano, che ancora non ha raggiunto i livelli di box office pre-pandemici, ha potuto avere a disposizione dei budget di lancio che hanno consentito anche a film medio piccoli di poter approcciare il mercato con una giusta visibilità e senza il rischio di generare perdite rilevanti e insostenibili. È giusto fare un ragionamento diverso per il prodotto internazionale di media e piccola fascia che, privo di qualsiasi forma di sostegno, in alcuni casi non è riuscito a raggiungere il pareggio fra investimento e fatturato, generando perdite a volte rilevanti per i distributori. Sappiamo che il MiC è al lavoro per individuare una misura di sostegno al prodotto internazionale di qualità che possa permettere anche alle distribuzioni più piccole di andare avanti, garantendo quella varietà di offerta che consenta soprattutto ai cinema della Fice di completare le loro programmazioni.
Come supportate l’esercizio sul piano della comunicazione e quali sono le iniziative di quest’anno di cui siete più soddisfatti?
Da tempo abbiamo deciso di destinare una percentuale rilevante dei nostri budget per il lancio del prodotto alle attività trade e trailering all’interno delle sale. Colpire con certezza il giusto target di un film non è cosa semplice a meno che non si tratti di film di genere o di franchise, pertanto, riteniamo che la sala stessa sia uno dei contenitori più importanti per raggiun- gere il giusto pubblico con la corretta comunicazione, senza rischio di dispersione. Chiaramente la crescita del numero degli spettatori e la presenza di titoli importanti a cui appoggiarsi diventa determinante per il successo di una campagna di trade marketing. Cerchiamo anche di creare materiali speciali per ogni segmento di sala e supportiamo con convinzione l’uscita dei nostri film italiani con imponenti tour promozionali che coprono l’intero territorio nazionale.
Come giudica l’offerta complessiva di cinema italiano di questi mesi?
Sono fermamente convinto che la produzione italiana negli ultimi due anni abbia alzato in modo deciso il livello qualitativo e che le grandi storie lentamente stiano tornando appannaggio del grande schermo. La quota di mercato del cinema italiano nel 2024, oggi molto vicina al 25%, conferma che il prodotto nazionale, se supportato da grandi storie appassionanti e coinvolgenti, è ancora in grado di incontrare il favore del grande pubblico alla pari dei principali titoli hollywoodiani. Abbiamo bisogno di prodotti di alto livello, pensati per un pubblico pagante e presentati in sale cinematografiche moderne e accoglienti. Sarà anche il completamento del processo di ammodernamento del circuito dei nostri cinema a rendere più solido il nostro mercato nel prossimo futuro.
Nonostante qualche timido segnale, il cinema italiano non è ancora protagonista della stagione estiva e Cinema Revolution non sembra cambiare le cose. Lei è fiducioso che un giorno avremo produzioni tricolori rilevanti al box office in estate?
Sono molto fiducioso in un cambiamento che tutti noi auspicavamo più repentino, ma che comunque inizia a dare i primi frutti. Pensare che il cinema italiano possa diventare il protagonista della stagione estiva è un’utopia, mentre lavorare affinché l’offerta di cinema italiano nel periodo maggio-agosto diventi sempre più corposa e variegata deve essere la nostra missione. Come siamo riusciti nel 2019 a convincere gli Studios a far uscire in Italia i grandi blockbuster americani in day and date con il resto del mondo ottenendo risultati davvero ragguardevoli, così riusciremo a mettere insieme una proposta di cinema nazionale di primaria importanza anche per il periodo estivo.
Nell’ultimo anno si sono affacciati sul mercato diversi nuovi player. Come giudica questo moltiplicarsi di realtà legate al cinema italiano?
Se in un mercato ancora in fase di contrazione si inseriscono nuovi player distributivi non si può che esserne colpiti favorevolmente. L’ultima arrivata, PiperFilm, ha annunciato che distribuirà solo titoli di produzione italiana e sarà sicuramente un competitor diretto molto agguerrito che si andrà ad aggiungere alle storiche società di distribuzione specializzate in cinema italiano, cosa che è già accaduta con la nascita di Vision Distribution pochi anni fa. Certo, per far sì che tutte queste distribuzioni possano continuare a raggiungere quote di mercato importanti, sarà necessaria una decisa crescita qualitativa oltre che quantitativa del livello della produzione italiana. Molto negli ultimi anni è cambiato, ma il percorso di crescita deve continuare, avendo sempre chiaro in mente che ogni prodotto deve essere pensato per un pubblico pagante e per il grande schermo delle sale cinematografiche. Solo il tempo potrà stabilire se ci sarà spazio per tutti. Certo, sarebbe molto bello riuscire a lavorare insieme ai nostri competitor per la crescita del nostro mercato.
Scoprire nuovi autori e artisti è una mission essenziale, ma è anche un rischio finanziario, oltre che un dispendio di energie. Come si coniuga la necessità di trovare nuove strade, con i potenziali effetti collaterali di questi tentativi?
Cercare di arricchire la nostra industria di nuovi talenti è una delle mission della nostra azienda prima a livello produttivo e poi distributivo. 01 Distribution cerca di individuare ogni anno opere prime da poter sostenere e distribuire con lo stesso impegno dedicato ai film dei grandi autori presenti nei nostri listini. Negli ultimi anni il segmento degli esordi ci ha dato grandi soddisfazioni, anche se è importante ribadire che, per questa tipologia di prodotto, non è centrale il risultato al box office ma il “percepito”. E sicuramente Gloria! di Margherita Vicario, Zamora di Neri Marcorè e Felicità di Micaela Ramazzotti, solo per citare gli ultimi arrivati, sono stati film molto amati ed apprezzati dalla critica, dalla stampa e dal pubblico e i loro autori potranno affrontare la loro opera seconda con serenità e fiducia. Senza la ricerca di nuovi autori il mercato non si rigenera e non sarebbero arrivati i vari Fausto Brizzi, Massimiliano Bruno, Pif, Sydney Sibilia, Edoardo Falcone, tutti esordienti lanciati da 01 Distribution che hanno poi proseguito brillantemente la loro carriera. Certo non tutte le ciambelle riescono col buco, ma sugli esordi vale la pena correre dei rischi e dedicare tempo e lavoro.
E come valuta il processo di ricambio generazionale sul fronte artistico?
Sicuramente l’avvento delle piattaforme streaming ha moltiplicato le possibilità, ha accresciuto la visibilità di autori e attori del nostro cinema, e tante nuove leve si stanno affermando e facendo spazio. Certo il box office della sala cinematografica è un giudice spietato e inflessibile e i suoi numeri sono sotto gli occhi di tutti. Bisognerà continuare a lavorare con attenzione alla crescita e all’affermazione dei nuovi talenti scegliendo con saggezza i progetti e dosandone le forze e l’esposizione. Il mercato non cerca altro che nuova linfa con cui rinnovare le sue energie e noi siamo pronti a dare il nostro contributo perché ciò accada. Il ricambio generazionale è in corso e bisogna gestirlo con grandissima attenzione e prudenza.
Arriviamo ora alla fatidica domanda: crede che si produca ed esca in sala troppo prodotto italiano? Con quale criterio crede si possa giudicare il più oggettivamente possibile questo tema?
Sicuramente nel periodo post-pandemico c’è stata una bulimia produttiva che non ha fatto bene né al segmento theatrical né a molti film. I dati numerici sono a disposizione di tutti e tantissimi si sono improvvisati analisti della nostra industria e del nostro mercato, molto spesso giungendo a conclusioni un po’ affrettate. Partendo dalla considerazione che la priorità dal 2021 era quella di riattivare tutto ciò che era stato fermato o rallentato dalla pandemia, possiamo serenamente asserire che l’obiettivo della piena occupazione produttiva è stato brillantemente raggiunto, magari a discapito di una selezione un po’ più accurata. Ma la richiesta, soprattutto da parte delle piattaforme di streaming, era fortissima ed è stata pienamente soddisfatta. Di contro, la sala cinematografica ha sofferto per svariati motivi e il principale non è stata la sovrapproduzione, ma la decisione di alcuni nostri autori top talent di dedicarsi alla serialità o a prodotti “originals” per piattaforme, o come per il campione di incassi del nostro cinema Luca Medici, in arte Checco Zalone, di fermarsi in attesa di ispirazione o del momento propizio. Se al nostro mercato togli i vari Paolo Sorrentino, Ferzan Ozpetek, Ficarra e Picone e lo stesso Checco Zalone, ecco che il disastro è servito. Ora dovremmo essere tornati alla normalità e alla piena potenzialità del nostro parco autori e questo dovrebbe consentirci di tornare ai numeri dei nostri anni migliori. Pensate se in America i vari Nolan, Tarantino, Spielberg, Scorsese e tanti talent con in testa Tom Cruise avessero deciso di accettare anche loro le mirabolanti offerte delle piattaforme, che cosa sarebbe accaduto all’industria theatrical americana di ancor peggio di quanto già accaduto.
Di anno in anno la forbice dell’incasso medio per le produzioni nazionali si è ridotta drasticamente. Quali sono, secondo lei, le ragioni di questa tendenza?
La crisi della commedia, a causa della sua sovraesposizione, è una delle ragioni principali della crisi di quello che definiamo “prodotto medio”. Gli autori continuano a fare il loro dovere fra alti e bassi, ma è la commedia ad essere ormai relegata nella parte medio bassa del nostro box office dopo decenni in cui dominava il mercato. Speriamo che la strada aperta da Paola Cortellesi e Riccardo Milani con “commedie intelligenti” venga percorsa da altri autori e che i nostri campioni della risata, come Alessandro Siani e Leonardo Pieraccioni insieme ad altri, possano tornare in cima al box office competendo con i prodotti internazionali. Tutto in attesa del ritorno di Checco Zalone, che non è poco.
Va detto anche che si avverte l’assenza di produzioni italiane oltre gli 8-10 milioni di euro. Dobbiamo riporre la speranza solo nei pochissimi grandi fenomeni?
I mercati solidi nel tempo non si reggono solo su pochi super successi, ma su tanti buoni incassi e la fascia di box office fra 7 e 10 milioni è quella che deve tornare ad essere la più larga possibile. Su questo punto continuo a essere ottimista. Come Rai Cinema e 01 Distribution, abbiamo sicuramente delle responsabilità produttive e distributive diverse rispetto ai nostri competitor e la ricerca della qualità, la salvaguardia della produzione culturale e della sperimentazione restano fra le nostre
priorità.
È difficile individuare un orientamento preciso quando si tratta di un intero settore. Ma secondo lei il cinema italiano sta andando nella giusta direzione, o necessita di autocritica?
Credo sia arrivato il momento di mettere da parte l’autocritica che partiva dagli errori commessi e pensare invece a costruire un’industria più solida e autosufficiente, facendo tesoro di tante cose buone che sono state fatte. Non abbiamo generato solo disastri, anche se qualche prodotto ha performato in modo davvero modesto rispetto alle aspettative. Ma penso che nessuno produca per perdere o per generare prodotti “invendibili” e che solo chi non fa non sbaglia. Perciò restiamo positivi nella speranza che la legge e i suoi decreti attuativi ci permettano di pianificare in sicurezza i prossimi anni e ricordiamoci che se 5 milioni e 500 mila spettatori sono corsi in sala per vedere il bellissimo film di Paola Cortellesi significa che esiste un pubblico largo e reattivo e che bisogna solo riuscire a “stanarlo” con prodotti innovativi e attrattivi. Da distributori, è giunto il momento di riappropriarci del nostro lavoro e della nostra professionalità che, forse anche a causa della pandemia e dei momenti di criticità che ne sono seguiti, hanno spesso subìto interferenze dall’esterno. Nella condivisione delle decisioni distributive con produttori, registi e talent, resta fondamentale il rispetto dei ruoli e delle competenze specifiche che li caratterizzano per evitare ritardi e sovrapposizioni decisionali che potrebbero danneggiare il prodotto.
Se potesse cambiare qualcosa nell’industria cinematografica con uno schiocco di dita, cosa farebbe?
Credo che negli ultimi anni tante cose siano cambiate. Esercenti e distributori non si guardano più in cagnesco e lavorano fianco a fianco per la crescita del mercato. Il parco sale è in pieno percorso di ammodernamento e le strutture che hanno già completato questo iter stanno generando numeri davvero straordinari. I registi e gli attori hanno capito che la loro vicinanza al pubblico è importante e determinante. I produttori stanno alzando in modo continuativo l’asticella della qualità dei film prodotti. Con uno schiocco abbastanza fragoroso vorrei allontanare tutti coloro che continuano a parlare male della nostra industria senza avere la competenza per farlo, insieme ai detrattori a prescindere, a chi vuol vedere solo nero (e anche il grigio gli crea problemi) e ai
pessimisti cronici che potrebbero anche tranquillamente cambiare mestiere se non credono più in quello che fanno.
In caso di citazione si prega di citare e linkare boxofficebiz.it