Cover Story: Lucisano Media Group, una storia lunga 65 anni

L'amministratore delegato di LMG, Federica Lucisano, evidenzia le urgenze del mercato e continua a potenziare la propria factory di talenti

Di seguito la cover story dedicata a Federica Lucisano, amministratore delegato di Lucisano Media Group, che è stata pubblicata su Box Office del 30 agosto-15 settembre 2023 (n. 10). Per leggere l’intera rivista clicca QUI, oppure scarica la versione digitale dall’app di Box Office su Google Play e App Store, o abbonati direttamente alla versione cartacea della rivista.

Sessantacinque anni di storia alle spalle, quotata in Borsa da quasi due lustri, tra i soci fondatori di Vision Distribution, secondo produttore italiano con una quota di mercato del 17% tra gennaio e giugno 2023, settimo circuito cinematografico italiano per ingressi nel 2022 e una presenza costante sul grande schermo. È questa l’anima di Lucisano Media Group, società che controlla tutte le attività di produzione cinematografica IIF – Italian International Film e le sale del circuito Italian International Movieplex. Un gruppo, guidato dall’amministratore delegato Federica Lucisano (affiancata dal padre e presidente Fulvio e dalla sorella Paola, responsabile delle produzioni televisive), che negli anni ha investito molto sui “suoi” attori e registi, riuscendo a mettere insieme una vera e propria factory di talenti, senza il timore di intraprendere nuove strade con film italiani che spaziano nel cinema di genere. Non da ultimo, va ricordato l’importante sodalizio di IIF
con Alessandro Siani, che dopo Tramite amicizia si prepara a tornare sul grande schermo in Succede anche nelle migliori famiglie.

Portano il vostro marchio produzioni italiane come Tramite amicizia di Siani e I migliori giorni di Bruno e Leo che hanno lasciato il segno al box office nello scorso semestre. Siete soddisfatti dei risultati raggiunti?
Molto e siamo orgogliosi di essere stati parte integrante del processo di risalita del cinema italiano in sala, soprattutto nell’ambito della commedia. Il posizionamento di questi film è stato frutto di una lunga riflessione e abbiamo impostato una campagna marketing che ha mosso i suoi primi passi già dalle fasi iniziali della produzione. Ovviamente, se confrontati con il periodo pre-pandemico, i risultati sono ancora lontani da quelli di un tempo, ma stiamo lavorando con tutti i player, le associazioni di categoria e il Ministero della Cultura per rilanciare il cinema e rimettere la sala al centro della filiera. Analizzando le ricerche di CinExpert, purtroppo emerge con chiarezza come il pubblico più adulto sia ancora restio a tornare al cinema, favorendo così una fruizione crescente di contenuti audiovisivi nel salotto di casa. Per questo il nostro obiettivo è quello di invertire questo trend.

Dopo Falla girare, Giampaolo Morelli torna nel sequel Offline, interpretato da Morelli, Giovanni Esposito, Ciro Priello, Fabio Balsamo e dalla guest star Christopher Lambert

In che modo il cinema italiano può riconquistare questo target di pubblico? Innanzitutto dobbiamo renderci conto che una disaffezione generalizzata verso un certo cinema italiano era già in corso in passato e la pandemia ha solamente accelerato questo fenomeno. Fatta questa premessa, per incentivare il ritorno in sala degli spettatori servono un’offerta appetibile, una promozione adeguata e sale in grado di garantire un alto livello di comfort. Ora la sfida più grande è sul prodotto medio, che fatica più di tutti.

Ci racconti dei progetti cinematografici in arrivo sul grande schermo.
Sono ormai terminate le riprese del nuovo film di Giampaolo Morelli, Offline, sequel di Falla girare e interpretato da Morelli, Giovanni Esposito, Ciro Priello, Fabio Balsamo e la guest star Christopher Lambert. In questo nuovo capitolo, dopo la marijuana, a sparire dalla Terra stavolta è Internet, a causa di un virus informatico. Un giorno, però, i quattro protagonisti riescono a collegarsi ad una Rete e decidono di riunirsi per riportare Internet al mondo. La commedia arriverà in sala tra il prossimo autunno e inverno. Poi abbiamo Totomorto di Giovanni Dota, con Carlo Buccirosso e Lino Musella, una commedia dissacrante sugli ambienti ospedalieri dove due infermieri annoiati scommettono sulla vita e la morte di un paziente vicino al capolinea. E, infine, è la volta dell’atteso film di e con Alessandro Siani, Succede anche nelle migliori famiglie, che vede nel cast anche Cristiana Capotondi, Dino Abbrescia, Antonio Catania e Anna Galiena. La storia ruota attorno a Davide De Rienzo, medico fallito e volontario alla Caritas, che perde il padre e scopre che la madre si risposa con un vecchio amore. Al matrimonio, i suoi fratelli apparentemente perfetti si rivelano falsi e ipocriti, mentre lui dimostra di essere il più onesto e capace della famiglia. Porteremo Siani sul grande schermo l’1 gennaio 2024.

Mentre lato progetti in sviluppo?
Sono già in cantiere i prossimi film diretti da Massimiliano Bruno, da Davide Minella e da Giampaolo Morelli. Ma abbiamo acquistato anche i diritti dei libri Non è un paese per single di Felicia Kingsley, Le distrazioni di Federica De Paolis e Alla festa della rivoluzione: Artisti e libertari con D’Annunzio a Fiume di Claudia Salaris. Come IIF intendiamo spaziare tutti i generi cinematografici, sperimentando linee editoriali diversificate. Sono convinta che alla base del successo di un film ci sia sempre la forza di un concept, una storia originale; non è mai il genere a comandare, bensì l’idea.

Carlo Buccirosso sul set della commedia dissacrante Totomorto di Giovanni Dota, interpretata anche da Lino Musella

Che bilancio fate di questi anni al fianco di Vision Distribution in veste di socio produttore?
Vision si è confermata una realtà decisiva nel panorama italiano, occupando una zona di vuoto importante e rivelandosi un player alternativo ai diversi soggetti del mercato. Di conseguenza, il bilancio non può che essere positivo. La società guidata da Massimiliano Orfei ha raggiunto quote di mercato importanti e siamo estremamente soddisfatti del lavoro svolto da Vision in questi anni per il cinema italiano. La nostra cinematografia ha bisogno di distributori attenti, capaci e che abbiano a cuore la valorizzazione del prodotto nazionale. In questo senso Vision ha assolto pienamente a questo compito, rispondendo anche a una richiesta di contenuto audiovisivo da parte di Sky.

Negli anni avete portato in sala diversi film internazionali come Drive, le ultime opere di Roland Emmerich e il francese Non sposate le mie figlie 3. Quanto punta-te sulle acquisizioni di opere straniere?
Siamo molto selettivi, ma continuiamo ad acquisire nuovo prodotto internazionale. A Cannes, ad esempio, abbiamo chiuso un accordo per il nuovo thriller diretto e prodotto da Ron Howard, Origin of Species, interpretato da Jude Law, Ana De Armas, Alicia Vikander e Daniel Brühl, e per un nuovo action con Sylvester Stallone. Il nostro budget di spesa è rimasto sostanzialmente invariato negli ultimi anni, anche se non ci sono regole fisse perché a guidare le strategie e gli investimenti è sempre il prodotto. A maggior ragione, non dovendo costruire a tutti i costi una line-up internazionale, molto dipende anche dall’offerta del mercato. Normalmente acquisiamo una o due opere straniere theatrical all’anno.

Nel 2022 Italian International Movieplex – che oggi conta 6 multiplex – è stato il settimo circuito cinematografico italiano per presenze con oltre 700mila presenze. Come prevedete di chiudere il 2023?
In questo momento storico i dati sono confortanti e prevediamo a fine anno un incremento di oltre il 50% rispetto al 2022 per ogni struttura, considerato che a fine giugno eravamo a +80%. Il trend è in netta crescita, anche grazie alla campagna di Cinema Revolution a cui abbiamo lavorato insieme a tutta la filiera, alle associazioni e al MiC affinché potesse andare in porto. Noi stessi abbiamo posizionato in estate ben tre film: Un matrimonio mostruoso di Volfango De Biasi, Cattiva coscienza di Davide Minnella e I peggiori giorni di Massimiliano Bruno ed Edoardo Leo. Posizionando questi tre film in estate abbiamo voluto dare un segnale importante all’industria, dimostrando di credere in questo progetto e di volerlo supportare nonostante le incognite.

Sono previsti piani di espansione o di rinnovo del circuito?
A dire il vero sì. Più precisamente vorremmo implementare all’interno dei nostri cinema una sorta di modello Premium, sulla falsa riga del Luxe del circuito UCI ma anche delle nuove ristrutturazioni di The Space, che stanno registrando numeri estremamente confortanti in termini di presenze. Si tratta di un nuovo concept di lusso con poltrone reclinabili e gradoni con una visione a 360 gradi. Chi si è rinnovato nel solco di questo modello ha raggiunto risultati importanti, per questo stiamo valutando su quali delle nostre strutture intervenire. Per quanto riguarda i piani di espansione, stiamo analizzando nuovi siti in tutta Italia per valutare la presa in gestione di nuovi cinema.

Alessandro Siani e Federica Lucisano (© Riccardo Ghilardi/courtesy of LMG)

L’Happy Maxicinema di Afragola (NA) vanta una delle poche sale Imax italiane. Quanto incide questa sala in termini di presenze nella struttura? E come mai le sale premium faticano a prendere piede in Italia?
La sala Imax incide mediamente intorno al 10% degli incassi complessivi della struttura e non nego che, almeno inizialmente, avevo aspettative più alte. È stata la prima sala Imax del centro-sud, percepita forse con più entusiasmo in un primo momento. Oggi sono convinta che a fare la differenza in termini di presenze sia solo un modello Premium su tutto il cinema, che significa marketing su tutto il punto vendita e non legato a un solo schermo di eccellenza. È il momento di offrire al pubblico un concept innovativo di sala cinematografica.

IIF ha saputo costruire una solida factory di talenti in cui, tra gli altri, rientrano Edoardo Leo, Massimiliano Bruno, Volfango De Biasi, Vincenzo Alfieri e Giampaolo Morelli. Qual è il segreto per costruire un solido rapporto di collaborazione con attori e registi?
Il segreto è sempre il dialogo, il confronto comune, l’ascolto e la comprensione delle esigenze dell’altro. Al centro di qualunque collaborazione c’è sempre un dialogo costruttivo. Non a caso mi sento costantemente con tutti i talent; addirittura con Siani mi sentivo quotidianamente durante la lavorazione del film. Certamente aiuta anche la lunga storia di IIF, come il track record dei nostri prodotti. Con 65 anni di storia alle spalle, siamo la società più longeva del mercato cinematografico italiano. La nostra storia è una garanzia di qualità e, allo stesso tempo, il nostro production value è ben visibile sul grande schermo ed è garanzia di successo per i talent con cui lavoriamo. Per questo IIF è riuscita a costruire più di altre società. Inoltre, dal 2006 con Notte prima degli esami, tra opere prime e seconde abbiamo fatto debuttare 12 registi sul grande schermo. Serve sempre il giusto mix tra la scoperta di nuovi talenti e il consolidamento di quelli più affermati, cercando di tracciare un percorso evolutivo per ciascuno. Sono particolarmente  orgogliosa di aver lanciato Fausto Brizzi, Massimiliano Bruno ed Edoardo Leo, Davide Minnella, Vincenzo Alfieri e Giampaolo Morelli, costruendo un rapporto che negli anni si è consolidato sempre più. È fondamentale scoprire nuove leve e contribuire a farle emergere, senza contare il valore delle storie che questi talenti hanno portato in sala.

Possiamo dire che è iniziato anche un nuovo sodalizio con Alessandro Siani?
Sì e non potrei esserne più felice. Siamo sulla stessa lunghezza d’onda e abbiamo costruito un incredibile rapporto di fiducia. Ci confrontiamo moltissimo e di Alessandro mi ha stupito sin da subito la grande capacità di ascolto. Inizialmente ero un po’ timida e temevo che i miei suggerimenti potessero essere percepiti come un’invasione di campo. Invece, nel tempo, ho notato che apprezzava un confronto sincero e questo ha suggellato il nostro rapporto. La libertà è essenziale, anche quella di ammettere di aver sbagliato. Nessuno di noi, del resto, ha la verità in tasca o la bacchetta magica. Avere la libertà di esprimere un pensiero che potrebbe risultare sbagliato, magari porta a riflettere e a maturare un’idea migliore.

E com’è nato il rapporto con Siani?
È un aneddoto simpatico: avevo acquistato i diritti di remake di un film a cui Siani era molto affezionato e così siamo entrati in contatto. Ma l’aspetto divertente è che alla fine non abbiamo realizzato quel film (ride). A riprova di quanto detto prima, a volte un passo può condurre su una strada inaspettata, magari – come in questo caso – anche migliore di quanto pensassimo.

Oggi la maggior parte dei giovani attori/attrici vengono lanciati da fiction e serial. Non crede che si potrebbero creare percorsi più ponderati e sinergici con la Tv per fare affermare questi talenti anche sul grande schermo?
Abbiamo una enorme necessità di ricambio generazionale ed è un’esigenza che non riusciamo a soddisfare. Certamente sarebbe importante riuscire a selezionare e a introdurre al cinema giovani talenti che si sono posti all’attenzione del pubblico attraverso prodotti televisivi di successo. Un po’ il processo inverso del travaso avvenuto molti anni fa dal cinema alla Tv. Al momento siamo solo riusciti a realizzare film tratti da serie Tv, come lo spin-off di Gomorra, L’immortale. Ma manca ancora un percorso di crescita strutturato per giovani talenti che devono essere accompagnati passo passo per poter sfondare sul grande schermo. Sempre tenendo presente che sperimentazione e tentativi devono poggiare su concept importanti. È certamente un punto su cui tutta la filiera deve sentirsi chiamata in causa.

Negli ultimi anni la forte richiesta di prodotto audiovisivo ha portato a un innalzamento generale dei costi di produzione dei film, che però restano slegati da un incremento degli incassi in sala. Questo modello produttivo è ancora sostenibile?
Non credo siano sostenibili sul lungo periodo, ma ormai i costi sono incrementati e sarà difficile tornare indietro. Va detto, però, che questo aumento, che ormai si aggira attorno a un +30%, rischia di causare un danno irreparabile a tutta l’industria produttiva. E la voce più drammatica è quella legata alle maestranze che, a causa dell’enorme domanda, ha registrato un crescente innalzamento dei costi. Purtroppo dobbiamo fare i conti con questa realtà.

Quali saranno gli effetti collaterali di questo fenomeno?
In futuro potremmo assistere a un incremento del numero di produzioni con budget importanti, a discapito di un volume ridotto di titoli medi, categoria che già soffre in sala e che a maggior ragione non sarà più sostenibile con questi costi. Immagino avremo anche una contrazione di prodotto generale.

Esclusi alcuni prodotti di appeal, una buona fetta del cinema italiano fatica ancora a mettersi all’attenzione del grande pubblico. Ci aiuti a individuare le ragioni di questo fenomeno.
C’è sicuramente una contraddizione tra l’accoglienza positiva che questa tipologia di prodotto riceve su piattaforme streaming e Tv, rispetto alla mancanza di appeal rilevata nel pubblico cinematografico. Gli incassi poco lusinghieri del prodotto medio non significano necessariamente che questi film non siano meritevoli del grande schermo. Piuttosto bisogna studiare con la filiera il modo migliore per valorizzare il prodotto medio in sala, che resta l’ossatura della nostra cinematografia e il canale privilegiato per la formazione di nuove leve. Poi, certamente, c’è anche la responsabilità sul prodotto stesso. Nel 2006 Notte prima degli esami è stato un punto di svolta per questa categoria di film e abbiamo vissuto anni virtuosi in sala. Poi, però, ci siamo tutti rilassati e la creatività ha subìto una battuta di arresto. Va detto, però, che questo trend è riscontrabile anche tra i grandi studios, dove si tende a concentrarsi soprattutto su brand già noti. Per questo dovremmo lavorare tutti di più su storie e concept più originali e interessanti, magari attingendo da libri ben scritti e adattabili per il grande schermo. Questo momento di appiattimento, purtroppo, non aiuta a risollevare il settore e bisogna prendere coscienza di aver portato in sala film che si sono rivelati delle “fregature” per il pubblico, generando disaffezione e portando a conseguenze negative nella percezione della qualità del cinema italiano per gli anni a seguire.

Ormai tutte le case di produzione italiane investono sia in cinema che in televisione. Quanto pesa un ambito rispetto all’altro nel bilancio finale della società e come si suddividono i vostri investimenti tra i due settori?
Un terzo del fatturato di IIF è rappresentato dalla…

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