Corrado replica a Capello (AGPCI)

«Carissima presidente Agpci, Ma doveva essere il film di Checco Zalone a farle capire certe cose? Quanta demagogia nelle sue parole e quante “frasi fatte”!». Inizia così la replica di Giuseppe Corrado, presidente e amministratore delegato di The Space Cinema, a Martha Capello, presidente dei giovani produttori AGPCI che in una lettera ad associati e operatori aveva preso spunto dal successo di Quo vado? per sottolineare sfide e urgenze del mondo della produzione.

Così prosegue Corrado, che stigmatizza molti punti della lettera: «Mai come in questi giorni un film ha saputo rappresentare, con ironia, alla perfezione i pregi e difetti degli “italiani”. Gli stessi difetti che contraddistinguono molti operatori del cinema italiano. Per intraprendere ogni attività non servirebbe solo passione ma sarebbe necessario avere le idee chiare, onestà comportamentale, senso imprenditoriale e capacità di interpretare i gusti dei consumatori. Non è necessario l'”aiuto pubblico” e delle Istituzioni e, ancor meno, il contributo delle associazioni di categoria che non aggiungono quasi mai valore ma servono solo per dare notorietà a chi li guida.

Il giudice “spettatore” è incorruttibile ed imparziale: premia solo chi se lo merita. Basterebbe seguire le indicazioni del pubblico e molti produttori ed autori non arriverebbero a produrre film che nessuno vuole vedere e che servono solo a drenare risorse al nostro Paese e che potrebbero essere, invece, investite diversamente.

Basterebbe essere meno “italiani” è più “Zaloniani” e tutto funzionerebbe meglio anche nell’industria del cinema. Ma l’onestà è la capacità sono merci rare e, oltre che costosissime, sono difficili da trovare e pertanto anche l’industria del cinema in Italia arranca e consuma inutilmente risorse anziché generarne».

Dura la conclusione di Corrado anche sul tema della formazione: «Per fare formazione bisogna essere formati! Credo che nel mercato del cinema ci siano più persone che debbono imparare rispetto a quelle che potrebbero insegnare e, pertanto, la formazione potrebbe solo creare maggiori danni. Meno parole e maggiori fatti e considerare il solo metro di giudizio fondamentale: il pubblico e il box office».

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