Come rilanciare il cinema italiano

Si è svolto oggi pomeriggio a Riccione, nell’ambito di Cinè, il convegno “Cinema italiano in sala – Come rilanciare un binomio strategico per tutta la filiera” organizzato da Box Office con la collaborazione di Anica, Anec e Anem. E’ stato Vito Sinopoli, editore di Box Office, a moderare l’incontro che ha visto la partecipazione di Richard Borg, direttore generale e amministratore delegato di Universal Italia; Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema; Gianantonio Furlan, amministratore delegato di IMG Cinema; Giampaolo Letta, vicepresidente e amministratore delegato di Medusa Film; Nicola Maccanico, amministratore delegato di Vision Distribution; Andrea Occhipinti, Ceo di Lucky Red; Luciano Stella, Ceo Stella Film del Gruppo Lucisano.

  • Letta, innovare i modelli

Dobbiamo evitare di separarci in un momento in cui i dati per il cinema italiano sono preoccupanti. Cosa possiamo fare per uscire da questa situazione? Uno degli elementi è migliorare la qualità della scrittura e della sceneggiatura; non bastano le buone idee. Trovo che manchi la qualità nella scrittura, manca il mestiere. Abbiamo troppo pochi sceneggiatori di valore. Ora è emerso il nome di Nicola Guaglianone e vedo che tutti vanno da lui in modo disordinato per la sceneggiatura di un film. Se guardiamo i dati, Perfetti sconosciuti con 17 milioni di box office è stato il miglior incasso al netto dei film di Natale e di Zalone dal 2012. Questo non è un dato positivo. Dato negativo è la frammentazione; si producono sempre più film che incassano poco. Si devono trovare soluzioni che rafforzino il mercato e il cinema italiano come la nostra alleanza con Vision Distribution. Inoltre, bisogna innovare i modelli. Perché non si può parlare di window con serenità? Proviamo a gestire noi il processo, governandolo, prima che ci vengano imposte decisioni dall’estero. Indivisibili per mille motivi non ha avuto il successo commerciale che avrebbe meritato ma sono convinto che sarebbe stato visto di più se dopo un certo numero di settimane “x” fosse stato disponibile su piattaforme e in home video. Che male ci sarebbe stato? Sarebbe andato a vantaggio del cinema e del pubblico. Parliamo di leva del prezzo; l’iniziativa dei mercoledì a 2 euro non è stata felice ma qualcosa ha significato. Ha smosso qualcosa nel pubblico. Vogliamo recuperare i giovani? Perché non pensare a una leva del prezzo per gli under 20 valida per tutto l’anno? Parliamo di pirateria seriamente; c’è bisogno di azioni forti per rinforzare la lotta alla pirateria perché le leggi che ci sono oggi sono inefficaci. Bisogna anche migliorare la qualità delle sale; deve tornare un piacere frequentare bei locali.

  • Borg, rivedere il sistema dei premi e dei festival

Da fruitore trovo che ci siano film italiani interessanti ma poca gente lo sa. I film vengono distribuiti secondo le capacità economiche e di marketing dei distributori. Vorrei porre l’accento sulla promozione. Il cinema in generale è in crisi in Italia; la resa dei film a livello mondiale è superiore rispetto a quella italiana che sta crollando anno dopo anno. Il pubblico si allontana. Forse Bisognerebbe rivedere la rete dei festival e dei premi che dovrebbero aiutare la gente a conoscere il prodotto. Ci sono troppi festival ed è impossibile per il pubblico carpire quali film emergano. I premi sono tanti ma legati più all’industria mentre il grande pubblico e il prodotto non ne traggono vantaggio. Dovremmo aiutarci di più a divulgare il prodotto cinema non solo italiano ma generale. Bisognerebbe selezionare di più i premi e i festival.

  • Del Brocco, fare tornare di moda l’andare al cinema

In questo momento il cinema italiano vive un problema editoriale forte: la commedia, che ha sempre trainato il pubblico, è in una fase di stanca. Per riportare in auge il nostro cinema occorre lavorare su tre temi centrali: innanzitutto il recupero del pubblico dei 14-18enni, che oggi non va più al cinema mentre prima costituiva la fetta più grande del pubblico della commedia. Per riconquistarlo lo dobbiamo rieducare a un certo tipo di proposta e allo stesso tempo fare un percorso di reimpostazione del nostro cinema ma credo che il seme sia stato gettato: c’è la consapevolezza che bisogna cambiare strada. In secondo luogo, anche nella fascia di pubblico tra i 40 e i 60 abbiamo perso spettatori, in questo caso per mancanza di sale adeguate a determinate esigenze. Infine, il problema della provincia dove perdiamo pubblico laddove non ci sono sale. L’obiettivo deve essere fare tornare di moda il cinema in sala. Poi ci sono problemi, come l’affollamento di troppi titoli, o come la presenza (secondo alcuni) di troppi film inutili, che però non riguardano solo il cinema italiano ma anche quello americano. Per quanto riguarda in particolare l’attività di Rai Cinema di investire sulle opere prime e seconde, ci sono state molte soddisfazioni oltre al prodotto che non riesce a sfondare. Comunque sperimentare strade nuove e trovare nuovi autori è fondamentale per la sopravvivenza di un’industria ed è un compito che spetta a noi.

  • Stella, basta formule ripetitive

Sono cambiati i consumi, le offerte, i gusti e la fruizione ma quando c’è il contenuto, alla fine il pubblico risponde. I film di qualità meriterebbero attenzione ma non ce la fanno, vengono espulsi dal mercato per le troppe uscite; stiamo diseducando lo spettatore che non è al centro della nostra riflessione come industria. Siamo tutti collegati ma parliamo poco di questo tema. Bisogna fare più indagini sugli spettatori che devono essere maggiormente al centro dell’attenzione. Noi sentiamo che sono scontenti. Da quanto tempo si sente parlare di film con una sovrapposizione eccessiva di cast e ripetitività di storie? Si è pensato a proporre una formula di film ma da noi questo non funziona; siamo un mercato artigianale e questa modalità da noi non va. Ora si parla di film di genere, ma non devono diventare formule. Il problema non sono i film piccoli, a bassi budget, indispensabili per sperimentare, che hanno invaso il mercato. Il problema sono i film ad alto budget che non incassano.

  • Maccanico, trovare sinergie che possano creare valore

Vision Distribution nasce da una logica di rottura, ossia che per rilanciare un settore bisogna parlarsi di più, capire dove ci sono sinergie che possono creare valore. Da quando abbiamo iniziato a lavorare a questo progetto il tema è stato quello della necessità di aiutarci tra anelli della filiera in una logica virtuosa. In questa ottica è nata anche la partnership con Medusa Film. Oggi è cambiato il mondo in cui operiamo perché non abbiamo più l’esclusiva merceologica. Funzionano i film evento ma noi dobbiamo porci il problema di come evitare emorragia di pubblico sui film medi. Dobbiamo elevare il nostro livello di propositività perché siamo come Telecom nel 1997 quando ha cessato di essere monopolista. Siamo pronti? Conosciamo il nostro pubblico? No, continuiamo a chiedere informazioni agli esercenti. Inoltre continuiamo a considerare i film italiani come fossero tutti generalisti, mentre ciascun film ha un preciso target da andarsi a prendere. Dobbiamo promuovere meglio i film italiani in sala, che è un media, inventare nuove formule. Inoltre, credo che un tema importante sia la riconquista del secondo weekend. Chiudo con una suggestione: avere allungato il primo weekend con l’uscita dei nuovi film al giovedì non ha funzionato. Per dare più forza propulsiva al secondo weekend si potrebbe tornare a uscire il venerdì.

  • Occhipinti, manca il dialogo tra produttori e autori

Lucky Red ha recentemente annunciato nuovi progetti di film italiani e investirà con sistematicità nella produzione nazionale perché pensiamo che il cinema italiano possa fare la differenza. Inoltre vogliamo essere indipendenti dalla acquisizioni in un momento in cui cresce in questo campo la concorrenza delle major e delle piattaforme. Siamo stati incoraggiati a investire nel cinema italiano da alcuni risultati importanti ma sicuramente anche dalla nuova legge: il tax credit interno al 30% rende tutti più autonomi. Per quanto riguarda il tema della scrittura di un film credo che siamo responsabili tutti: sono certo che un buon lavoro è anche frutto di buone dinamiche tra produttore e autori. Devo ammettere che il dialogo con i registi è più facile con gli stranieri: in Italia manca. Ad esempio con Asghar Farhadi, due volte premio Oscar e molto apprezzato per la scrittura, ho avuto un dialogo aperto sul suo prossimo film e mi ha colpito molto che fosse davvero interessato ai miei commenti. Passando al tema dei festival, credo siano importantissimi anche per lanciare nuovi registi. Noto però che per gli autori è visto come un punto di arrivo, non come punto di partenza per il lancio del film in sala; quello che succede in sala è percepito come meno importante della gratificazione di andare al festival. Parlando di cinema italiano, il grande tema è riguadagnare la fiducia del pubblico. Dobbiamo seminare per la ricerca del nuovo, ma allo stesso tempo anche andare incontro al pubblico e ai suoi gusti. Si è parlato tanto l’anno scorso, dopo Lo chiamavano Jeeg Robot, della rinascita dei generi, però la risposta non è cambiare genere ma fare buoni film.

  • Furlan, domina l’incertezza

Gianantonio Furlan: “Sono scettico sul momento attuale. In Italia le cose, nell’ambito cinematografico, stanno andando peggio rispetto ad altri Paesi dove lo stato di salute è buono. Come leggere il minimo storico di cinema italiano di quest’anno? Siamo di fronte a un declino che non riusciamo a frenare? Oggi parlare di filiera è inappropriato; non siamo anelli di una catena che dovrebbe avere come obiettivo quello di portare le persone al cinema. C’è una sensazione generale di incertezza e paura di rischiare e innovare. Se si guarda l’aspetto produttivo, il cinema italiano è in crisi perché è ripetitivo come storie e cast, genere e impostazione. La distribuzione ha stagionalizzato il cinema italiano come da nessuna parte in Europa. Anche questo è immobilismo. L’esercizio ha completato la trasformazione da sale tradizionali a multiplex; ora, però, non si costruiscono più cinema. Non riusciamo a far ripartire la strada del recupero del cinema urbano. Investire è difficile; ci confrontiamo con un mondo finanziario per il quale i nostri business plan non sono credibili perché non siamo in grado di dire come andrà una stagione cinematografica? Questo frena gli investimenti. Lo spettatore è perso? Non penso che alla gente non interessi il cinema ma non si deve puntare solo sugli eventi; è necessario fare sistema con l’unico obiettivo di portare pubblico al cinema”.

  • Gli interventi dalla sala

Tra gli interventi dalla platea segnaliamo quelli di Fulvio Lucisano, presidente di Lucisano Media Group, e di Tomaso Quilleri del circuito Il regno del cinema. Tre i punti sollevati da Lucisano: “Per prima cosa bisogna ridurre il prezzo per i giovani che sono quelli che non hanno i soldi. Secondo punto: mancano gli autori; oggi non si discute più delle sceneggiature e si comunica tutto email. Terzo punto: bisogna migliorare la qualità dei cinema”. Per Quilleri: “Il prezzo del biglietto in Italia è tra i più bassi in Europa; parlare solo del tema del prezzo è semplicistico. L’iniziativa dei mercoledì a 2 euro è stata una sconfitta industriale. Abbiamo perso in appeal ma si è parlato di cinema, la gente si è accorta che il cinema in sala esiste. Un risultato ottenuto perché come industria abbiamo comunicato tutti insieme. Tutti hanno dato una mano: istituzioni, tv, esercenti, distributori. Non si può chiedere agli esercenti di migliorare e alzare il livello dei cinema e poi far pagare il biglietto 2 euro; gli investimenti costano. Come faccio a pagarli? Dobbiamo invece trovare forme di comunicazione unitarie che portino il pubblico in sala”.

  • Francesco Rutelli, anno di transizione

Quello che stiamo vivendo è un anno di passaggio e di incertezza. C’è una legge di sistema che mette in discussione tutto e che non è ancora in vigore essendo in attesa dei decreti attuativi. L’audiovisivo è un cantiere aperto: Cinecittà è tornata pubblica; il tema della stagionalità è sempre attuale e su questo ci saranno novità nei decreti; ci sarà un rilancio dei David di Donatello; c’è il tema dell’internazionalizzazione dell’industria con il Mia di Roma. I temi sono tanti ma dimostrano la vitalità del settore. Ma dobbiamo lavorare tutti insieme, fare sistema senza contrapposizioni; tenere insieme l’industria e l’aspetto creativo.

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