Ieri presso il Goethe Institut di Roma, di fronte a una platea di addetti a i lavori, Rifondazione comunista ha presentato la propria proposta di riforma per il cinema. Per Rifondazione, il Centro nazionale per il Cinema (Cnc) dovrebbe essere autonomo, con un direttore generale nominato dal cda, mentre nella proposta di legge Colasio-Franco presentata dall’Ulivo sarebbe nominato dal ministro. Inoltre per Rifondazione al Cnc dovrebbero essere anche affidati i finanziamenti pubblici (oltre al Fus, i proventi del Lotto e della Tassa di scopo). Alla produzione andrebbe almeno il 60% del Fondo al sostegno selettivo e non oltre il 40% al sostegno automatico, che sale invece al 90% per le opere prime e seconde e per quelle con «particolari caratteristiche culturali e di ricerca», ha spiegato Stefania Brai, responsabile cultura del partito. Altra differenza riguarda l’antitrust: nella proposta di Rifondazione ha posizione dominante chi ha un numero di schermi superiore al 20% del totale nazionale. La percentuale scende al 16% per chi è anche distributore. Brai ha precisato che «la presenza di diversi progetti di legge aiuterà e non danneggerà il lavoro parlamentare».
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