Duro colpo dell’Autorità Garante della Concorrenza contro il decreto voluto dal ministro Giuliano Urbani in materia cinematografica. Il Garante, con una segnalazione ai Presidenti del Senato, della Camera, del Consiglio, della Conferenza unificata Stato-Regioni nonché al Ministro degli Affari Regionali, segnala infatti “la situazione distorsiva della concorrenza e del funzionamento del mercato che deriverebbe dall’entrata in vigore di alcune disposizioni contenute nello schema di decreto legislativo” deliberato il 28 agosto scorso dal Consiglio dei Ministri. In particolare, viene segnalata negativamente la composizione della Consulta territoriale e l’art. 22 sulla “regionalizzazione” dell’apertura sale. Della Consulta territoriale per le attività cinematografiche non piace la presenza dei rappresentanti delle associazioni di categoria: “Rappresenta una misura idonea a creare possibili conflitti di interesse” scrive il Garante, “oltre a rafforzare gli aspetti anticoncorrenziali della norma. In tal modo, si consente agli operatori già presenti di esprimere valutazioni circa l’individuazione, per ciascuna Regione, delle aree geografiche di intervento per la realizzazione di nuove sale, il ripristino di sale inattive, nonché per la ristrutturazione e l’adeguamento delle sale esistenti”. Il ruolo di individuazione, a livello centrale, che la Consulta avrebbe per lo sviluppo delle diverse attività della filiera cinematografica, invece, “appare limitare l’ambito di autonomia delle Amministrazioni locali in materia di distribuzione sul territorio delle attività produttive”. Il ruolo delle autonomie locali, in specie l’apertura sale, è quello specificato dall’art.22: al riguardo il Garante rileva che, detto articolo, “nell’indicare i criteri che le Regioni devono seguire per disciplinare le nuove modalità autorizzatorie, non introduce alcuna distinzione tra le diverse tipologie di sale in base al numero dei posti a sedere”. L’Autorità che disciplina la libera concorrenza teme infatti con tale norma “la reintroduzione di vincoli autorizzatori, anche per le sale con un numero di posti inferiore ai 1.300”, rimossi dalla precedente normativa varata nel 1998 dall’allora ministro Veltroni. Normativa che decadrebbe con il “decreto Urbani” e che il Garante invece esalta per i suoi effetti di liberalizzazione, con “benefici per l’economia del settore dell’esercizio cinematografico”. In particolare, recita il documento del Garante, “in seguito alla normativa del 1998, è aumentato il numero complessivo di spettatori, è cresciuto il fatturato del settore, è aumentato il numero di sale multiplex attive e sono aumentati gli addetti del settore”.
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