Settimana scorsa era arrivata la notizia che la Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia aveva di fatto abbandonato il progetto di ristrutturazione e rilancio del Cinema Fiamma di Roma, rimettendo in vendita lo stabile a due anni dall’acquisizione.
Nel 2022 l’allora Ministro della Cultura Dario Franceschini e lìallora Presidente del CSC Marta Donzelli avevano illustrato il piano di ristrutturazione e riapertura dello storico cinema, dove nel 1960 è stato proiettato per la prima volta La dolce vita di Federico Fellini. L’impianto sarebbe rinato grazie alle opportunità offerte dai fondi PNRR e la data di apertura prevista era stata fissata a fine 2023.
Nei giorni scorsi, però, il nuovo Presidente Sergio Castellitto aveva dichiarato che quel piano era stato ormai abbandonato in quanto sulla struttura peserebbero una serie di procure e questioni burocratiche non ben delineate, inoltre il costo per la sua messa a nuovo sarebbe cresciuto a dismisura rispetto ai circa 6,5 milioni totali previsti tra acquisto e ristrutturazione.
A fronte della notizia della mancata ristrutturazione del Cinema Fiamma, numerosi registi e attori – Marco Bellocchio, Paolo Sorrentino, Giuseppe Tornatore, Margherita Buy, Antonio Albanese, Roberto Andò, Max Bruno e Paola Cortellesi solo per citarne alcuni – hanno firmato un appello per non abbandonare il progetto.
Castellitto ha prontamente risposto così all’appello:
Cari Amici, nella decisione di vendere il Cinema Fiamma non c’è nessuna intenzione di privare il Centro Sperimentale di Cinematografia di una sala, tutt’altro. In occasione della tre giorni “Diaspora degli artisti in guerra”, abbiamo lavorato per ottimizzare e potenziare la qualità tecnica delle sale già presenti al centro. Il progetto di cercare una nuova sala consona a quelle che sono le intenzioni e la visione della nuova governance è tutt’altro che spento. Quando sarà possibile sarà un piacere incontrarvi per chiarirvi ancora meglio il progetto. Per il momento saremmo molto felici se partecipaste alla tre giorni della “Diaspora degli artisti in guerra” nei giorni 19, 20 e 21, alla quale tutto il personale, dirigenti, dipendenti, docenti e studenti hanno collaborato.
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