Di seguito un estratto dell’articolo sulla rigenerazione ecologica di Cinecittà, pubblicato su Italian Cinema del 15-30 maggio (n. 2), trimestrale in allegato a Box Office. Per leggere il testo integrale, scaricare QUI i pdf del magazine o la versione digitale gratuita dall’app di Box Office su Google Play e App Store, o abbonarsi direttamente alla versione cartacea della rivista.
Obiettivi ambiziosi, traguardi concreti, la logica del fare contro quella dell’apparire. E nessuna intenzione di ricorrere alla scorciatoia del greenwashing, nella convinzione che la sostenibilità, quella “vera”, vada ricercata, pianificata e costruita nel tempo. La svolta “green” di Cinecittà – contenuta nel PNRR alla voce “interventi di riqualificazione e sostenibilità” – punta a fare degli studi di Via Tuscolana «un modello di riferimento nazionale e internazionale», ovvero un centro di innovazione in grado di «ispirare un nuovo modo di concepire il rapporto tra società e ambiente» e «contribuire concretamente al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda dell’ONU e quelli climatici dell’Accordo di Parigi».
L’obiettivo è quello di passare dalla cosiddetta “neutralità carbonica”, ovvero il processo per cui le aziende compensano le proprie emissioni attraverso crediti di carbonio certificati, alle “zero emissioni nette”, tramite un programma di riduzione a zero entro il 2050: un passo impegnativo ma necessario, considerato il trend emissivo globale in costante aumento, nonostante gli impegni di riduzione solennemente presi dagli stati nazionali.

©Andrea Martella
«Se non si può misurare qualcosa, non si può migliorarla», diceva il fisico britannico Lord William Thomson Kelvin ed è per questo motivo che il primo passo in questa direzione è per Cinecittà il calcolo della Carbon Footprint di Organizzazione propria(CFO), grazie al quale è possibile quantificare le emissioni dirette e indirette di gas ad effetto serra generati.
Avviata alcuni mesi fa e arrivata oggi alla sua fase finale, la ricerca sugli studi di via Tuscolana ha preso in considerazione tre tipi di emissioni: le emissioni dirette o “scope 1”, generate da sorgenti che l’azienda controlla o possiede (il riscaldamento degli edifici; i carburanti per i mezzi di trasporto; gli impianti refrigeranti e di raffreddamento); le emissioni indirette o “scope 2”, generate dalla produzione e dal consumo di energia elettrica; le emissioni indirette o “scope 3”, derivate da tutte quelle sorgenti che l’azienda non controlla o non possiede, ma di cui è indirettamente responsabile. L’impronta di carbonio delle prime due macro-classi è già stata calcolata e già avviato un programma di compensazione.
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