Ciné 2025, i nuovi linguaggi della produzione italiana al convegno di Box Office 

Il panel organizzato dalla rivista Box Office ha aperto le Giornate estive di cinema di Riccione. A discutere delle potenzialità e criticità del cinema nazionale, oltre a lanciare nuove idee per la promozione dei nostri film, sono stati: Isabella Aguilar, Paolo Del Brocco, Annamaria Morelli, Giampaolo Letta, Marta Donzelli

Nella parte iniziale dell’anno, la tenuta del mercato cinematografico italiano è stata sostenuta principalmente dai film nazionali che, nel primo trimestre, hanno rappresentato ben il 43% del totale incassato, superando ampiamente la quota dei film americani (33,7%). Sono stati i grandi successi di produzioni locali come FolleMente (01), Io sono la fine del mondo (Vision) e Diamanti (Vision) a sorreggere il nostro box office da gennaio a marzo. E anche se poi, da aprile a giugno, la quota di mercato dei titoli locali è andata calando, il cinema italiano ha comunque incassato quasi 79 milioni di euro nel primo semestre, segnando un +41% sullo stesso periodo del 2024 e un +18% sulla media pre-Covid. Bei numeri, insomma.

E non è solo questione di numeri. È anche questione di linguaggi. In questi ultimi mesi, diversi titoli italiani sono riusciti a intercettare un pubblico vasto grazie a storie, personaggi e stili non omologati ai soliti schemi. La produzione italiana sta mostrando segnali di rinnovamento, anche se le criticità – in primis l’assenza di programmazione in estate, la realizzazione di troppi film che il nostro mercato fisiologicamente non riesce ad assorbire, la concentrazione degli incassi su pochi titoli, come ci mostrano le slide qui sotto – non mancano.

Un’occasione per riflettere su queste questioni è stato il convegno “Produzione italiana e nuovi linguaggi narrativi” che ha organizzato Box Office, in collaborazione con Anica e Anec, in apertura di Ciné – Giornate di Cinema. Un convegno dove sono emerse anche delle nuove proposte per sostenere il nostro cinema come ad esempio quella lanciata dall’ad di Rai Cinema Paolo Del Brocco di allocare un budget fisso di 10 milioni all’anno per sostenere la campagna Oscar dei film italiani.

Ma non solo. Oltre a quella di Del Brocco, sono state molte le riflessioni lanciate dagli altri relatori: Isabella Aguilar (sceneggiatrice di titoli di successo tra cui FolleMente), Annamaria Morelli (Ceo di The Apartment), Giampaolo Letta (Vicepresidente e Amministratore Delegato di Medusa Film) e Marta Donzelli (Produttrice di Vivo Film).

NON PARLIAMO DI GRANDE PUBBLICO, MA DI TANTI PUBBLICI

Il convegno è stato aperto dalla sceneggiatrice Isabella Aguilar che, anche basandosi sulla sua esperienza di scrittura per film di successo come il recente FolleMente (2,4 milioni di spettatori), ha voluto subito mettere in chiaro che «il grande pubblico che ogni tanto si ha la felicità di intercettare con le nostre storie, in realtà, non è un blob indistinto, una massa indifferenziata, ma è la somma di più nicchie. Il grande pubblico è fatto di tanti pubblici, di piccoli gruppi che amano cose diverse. Perché tutti noi spettatori siamo diversi, amiamo cose diverse, siamo indotti a ridere da cose diverse. Un film come FolleMente è stato scritto con battute sfumate per far risuonare sensibilità ed ironie diverve. Ogni volta che si scrive un film è necessario pensare a quello che è il suo “spettatore ideale”: non è solo una questione commerciale di individuare un target, è un modo vitale per costruire storie che possano suscitare interesse in qualcuno. E soprattutto, come dicevo prima, bisogna ricordarsi che lo spettatore ideale è stratificato. I film migliori sono quelli che, oltre ad avere ben chiaro il loro “spettatore ideale”, riescono ad emozionare anche altri pubblici. Ne sono maestri assoluti la Pixar e la DreamWorks Animation: i loro film d’animazione non sono mai solo film per bambini ma si prendono cura anche degli adulti con dei “regali” pensati per loro nella scrittura».

INVESTIAMO SULLA CAMPAGNA OSCAR

Sul concetto di “stratificazione del pubblico” si è trovato pienamente d’accordo Paolo Del Brocco, amministratore delegato di Rai Cinema, che ha poi voluto focalizzare l’attenzione su una serie di “interventi di sistema” utili a favorire il successo del nostro sistema: «Bisogna agire sulle window: avere un periodo ben chiaro di sfruttamento esclusivo nelle sale per un film ne può ampliare il successo. A questo si aggiunge il tema di prossimità delle sale: si deve costruire una rete di cinema più capillare perché purtroppo, in Italia, spesso si devono percorre anche 50 km per andare al cinema. Ovviamente, al centro di tutto rimane il prodotto, i film che realizziamo, che devono essere di qualità: dobbiamo cercare di osare nella scrittura e nella produzione, andando oltre i confini di genere. Bisogna legare profondità narrativa e impatto emotivo. Viviamo in un’era dove i contenuti sono costruiti per durare poco secondi; il cinema si deve differenziare per costruire storie di impatto che emozionino. Per far questo dobbiamo essere più responsabili, scegliere meglio, e prendersi più tempo per far maturare appieno il potenziale di un film».

Del Brocco ha inoltre lanciato una proposta inedita per sostenere il cinema italiano: «sappiamo tutti che i premi vinti ai grandi Festival internazionali e ovviamente agli Oscar sono uno strumento di promozione potente in grado, di imprimere una forte spinta al botteghino. In questi due ultimi anni ho seguito la campagna Oscar per Io capitano e per Vermiglio e ho capito quali sono i meccanismi che favoriscono alla candidatura, ad entrare nella cinquina finale. Dobbiamo investire per far entrare i nostri film nella cinquina degli Academy Awards per il Miglior Film Straniero; per farlo è necessario avere un sostegno economico. Io propongo di allocare un contributo fisso di 10 milioni di euro per la campagna Oscar dei nostri film: un contributo che può essere attinto dal Fondo Cinema del Ministero ma anche da partnership private».

LA RICERCA DI NUOVI AUTORI E LA SPERIMENTAZIONE E’ VITALE PER IL MERCATO

La parola è dunque passata ad Annamaria Morelli (Ceo di The Apartment) che ha sottolineato quanto sia importante investire nella ricerca di nuovi autori e nella sperimentazione: «il cinema è un’industria e non esiste industria che non abbia un reparto di ricerca al suo interno: come il settore automobilistico investe nella ricerca di prototipi di nuove macchine, così il cinema deve sperimentare nuovi linguaggi. Investire su nuovi registi è vitale per il futuro del cinema, anche se non tutti i film dei nuovi autori hanno successo al botteghino. Certo, dobbiamo pensare di razionalizzare il numero di film da produrre, ma non dimentichiamo che il cinema è un’industria che dà lavoro, è un asset strategico con un moltiplicatore alto: per ogni euro investito nella produzione di un film, si genera un indotto di 3,54 euro». Morelli ha anche riportato la sua esperienza positiva sul fatto che «quando un grande autore è anche produttore del suo film, si genera un fruttuoso cambio di prospettiva».

MAGGIORE SENSO DI RESPONSABILITA’ E CONTROLLO (MANIACALE) DI QUALITA’ DA PARTE DEI PRODUTTORI

Se una delle criticità del nostro cinema è che si producono troppi titoli, Giampaolo Letta (Vicepresidente e Amministratore Delegato di Medusa Film) ha fatto allora appello al senso di responsabilità dei produttori che «devono compiere uno sforzo costante nel cercare di intercettare i vari pubblici. Oggi la commedia, soprattutto quella di fascia media, soffre più di altri generi; è sempre più difficile trovare storie capaci di portare le persone in sala. I ricavi theatrical sono altalenati, le piattaforme investono meno, ma i costi enormemente più alti (a volte anche il 50% in più). Servono scelte coraggiose, originali, e soprattutto tempo per sviluppare bene i progetti. I produttori devono essere più responsabili, maniacali nel controllo del prodotto: solo così possiamo fare un salto di qualità». Un altro aspetto che Letta ha sottolineato è che «uno dei limiti del nostro cinema è che pensiamo poco al respiro internazionale dei nostri film. Questo non significa assolutamente girare film in inglese, ma ad esempio stringere alleanze con partner europei per dare maggiore visibilità alle nostre produzioni».

IL CINEMA DEVE ALLENARE LO SGUARDO DEGLI SPETTATORI

Marta Donzelli (Produttrice di Vivo Film) ha condiviso appieno la necessità di investire sui giovani: «investire sui giovani, sui linguaggi, sulla ricerca, è fondamentale per un’industria che vuole andare avanti. Sulle opere prime e seconde è importante garantire una dose di libertà, però è vero che dobbiamo stare attenti al fatto che questi autori non siano troppo autoreferenziali. Per me è allora fondamentale un dialogo con il regista, per riuscire a trovare un suo pubblico, per quanto piccolo. Con Vivo Film abbiamo fatto esordire Laura Bispuri e Maura Del Pero: bisogna investire su questi autori per fargli poi fare anche il loro secondo e terzo film, anche se magari il loro esordio non ha fatto grossi numeri al botteghino. Bisogna poi educare, sfidare il pubblico. Vermiglio e Berlinguer sono due film che ci hanno stupito per i risultati raggiunti. Dobbiamo aver fiducia nel pubblico. Questi casi ci insegnano qualcosa di fondamentale sulla funzione del cinema: il cinema deve allenare lo sguardo degli spettatori e anche se questo allenamento a volte può essere faticoso ma alla fine serve, ha una funzione sociale. I film che hanno avuto successo in questi ultimi anni, avevano uno specifico cinematografico, avevano quel qualcosa in più che li spingeva a essere visti in sala. E poi avevano un aspetto civile, ponendo delle domande sulla nostra società. Per C’è ancora domani è stato così».

TAX CREDIT ALLA DISTRIBUZIONE

Donzelli ha infine sottolineato alcune problematicità sul fronte della distribuzione: «una forte criticità del nostro sistema è in quei 149 film che l’anno scorso hanno avuto una distribuzione minore, uscendo solo in 50 cinema o meno. Io credo che se quei film fossero stati meno, avrebbero avuto la possibilità di giocare in un campionato equilibrato. Ecco perché tutti noi produttori dobbiamo capire bene su quali progetti investire e creare un’alleanza coi distributori affinché i film trovino uno sbocco in sala e abbiano visibilità. In questo senso, penso che l’obbligo di accordo vincolante con il distributore del nuovo tax credit tocchi un aspetto giusto». Non solo, perché come hanno anche sottolineato gli altri relatori, in primis Del Brocco e Letta, sostenere la promozione dei film e la loro uscita in sala è fondamentale, e qui lo strumento da usare è il tax credit alla distribuzione che gli operatori continuano a sollecitare al Ministero.

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