Ciné 2022, l’equilibrio tra sala e piattaforme al convegno di Box Office

Tutti gli interventi del panel organizzato in collaborazione con Anica e Anec dal titolo “Equilibrio tra sale e piattaforme: è possibile?”

Durata delle window, necessità di investire maggiormente non solo nel lancio in sala di un film ma anche nel promuovere l’esperienza tout court della visione su grande schermo. E poi il ruolo centrale della sala nella catena del valore o il tasto dolente della stagionalità del nostro cinema che d’estate vede diradarsi drammaticamente le uscite di titoli importanti. Questi sono solo alcuni dei tanti temi emersi nel convegno organizzato da Box Office dal titolo “Equilibrio tra sale e piattaforme: è possibile?”, che ha aperto l’edizione 2022 di Ciné.

A rimbalzarsi domande, riflessioni e proposte sul futuro del cinema tra sala e streaming in questo panel organizzato dalla nostra rivista insieme ad Anica e Anec, sono stati: Alessandro Araimo (General Manager Italy, Spain and Portugal di Warner Bros. Discovery), Francesco Grandinetti (General Manager The Space Cinema), Luigi Lonigro (Presidente unione editori e distributori ANICA e Direttore 01 Distribution), Federica Lucisano (AD IIF e Lucisano Media Group e vicepresidente unione produttori Anica), Andrea Occhipinti (Presidente Lucky Red) e Massimiliano Orfei (AD Vision Distribution). Ha moderato Vito Sinopoli (amministratore delegato di Duesse Communication, casa editrice di Box Office).

A seguire i principali interventi.

ARRICCHIRSI (DI SUCCESSI) A VICENDA

«Le piattaforme non sono il lupo cattivo. Dobbiamo cancellare questa immagine negativa. Dal loro arrivo, le piattaforme hanno portato nuove idee e capitali che hanno arricchito tutta l’industria». Così ha esordito Luigi Lonigro (Presidente unione editori e distributori ANICA e Direttore 01 Distribution) nel suo intervento, ricordando i casi virtuosi di collaborazione tra il mondo cinematografico e seriale, come quello di Gomorra: «film di successo al box office, che ha poi trasportato il suo potenziale in Tv con la serie, ma che al contempo ha continuato a dialogare con il grande schermo con lo spin-off cinematografico dell’Immortale. Film, quest’ultimo, che ha beneficiato del target della serie ma che al contempo ha contribuito al lancio della 5ª stagione che sarebbe iniziata poco dopo. Ecco, questo episodio mi ha fatto pensare che possa esistere una via sana e virtuosa nel rapporto tra cinema e piattaforme, grazie alla quale entrambi i mondi si danno ricchezza e si trasmettono ricchezza. E pensando anche a successi più recenti sulle piattaforme come A casa tutti bene, Le fate ignoranti, o Suburra, beh, anche questi derivano dagli ottimi risultati del theatrical. Questo fa capire che, se il segmento theatrical diventa povero, diventa povera tutta l’industria. Le piattaforme devono poi essere viste come stimolo per la produzione; stimolo a investire in budget più importanti, a puntare su storie più coraggiose. Il cinema italiano, oggi, ha bisogno di qualità che non di quantità».

CENTRALITA DELLA SALE, ANCHE D’ESTATE

Il rapporto di inevitabile e positivo scambio tra sale e piattaforme è stato ribadito anche da Francesco Grandinetti (General Manager The Space Cinema) che ha invitato ad «abbondare una visione aziendalistica a favore di una visione di filiera. Cinema e piattaforme fanno parte dello stesso ecosistema: entrambi devono mettere al centro lo spettatore, ognuna con un modello di business che permetta di raggiungere un valore aggiunto». Grandinetti ha poi sottolineato come la finestra di esclusiva theatrical sia ormai riconosciuta come essenziale per tutto il mercato: «per fortuna, in questo 2022 abbiamo avuto la conferma che le major credono nelle sale: saltare la finestra è controproducente, gli incassi delle uscite day & date dell’anno scorso lo hanno chiarito inesorabilmente. A proposito di finestre, in Italia abbiamo bisogno di una cronologia ben determinata: è così, sgombriamo il tavolo da questo tema per concentrarci sull’azione. Anche perché ci sono ancora tante problematiche strutturali, come l’estate, che non sono più procrastinabili. A CineEurope di Barcellona abbiamo visto le line up estive delle major: una lista di titoli di grande impatto. Anche in Italia dovremmo provare a pensare a una programmazione forte da luglio a agosto, anche di titoli italiani. Ecco perché bisognerebbe poter usufruire di un tax credit sulla distribuzione pensato espressamente per la promozione dei titoli nei mesi caldi».

PARTIRE DALLO SPETTATORE

«Dobbiamo partire dallo spettatore. Molte ricerche, non solo sul pubblico americano ma anche su quello italiano, hanno dimostrato che chi va al cinema è anche chi consuma più contenuti sulle piattaforme, e viceversa. Dunque, non c’è competizione, non c’è una sottrazione di visioni reciproca; semmai c’è una somma». Questo il pensiero di Andrea Occhipinti (Presidente Lucky Red e di Circuito Cinema) che invita a spostare l’attenzione sulle piattaforme come competitor delle sale, quanto a rilanciare le sale stesse, a rilanciare l’esperienza della visione in sala. «Il nostro impegno come distributori ed esercenti deve essere ora quello di far tornare il pubblico al cinema non solo per i film-evento. E per farlo dobbiamo rendere l’esperienza in sala sempre più unica, attraverso ospiti, una cura estrema del contesto (il luogo-sala) e del contenuto (la qualità della nostra programmazione che deve costruita conoscendo e profilando bene il pubblico). I problemi del nostro box office non si possono risolvere pensando solo alle finestre: anche perché abbiamo visto che i mercati degli altri Paesi europei stanno andando meglio sia nel caso in cui le window siano regolate, sia nel caso in cui non lo siano».

PROMUOVERE L’EMOZIONE DEL CINEMA

Per Alessandro Araimo (General Manager Italy, Spain and Portugal di Warner Bros. Discovery), «il tema delle finestre di cui parliamo oggi è, in realtà, un non-tema. Un tema ormai superato. Nei fatti, l’esclusiva theatrical si è già dimostrata fondamentale per il mercato, e va da sé che i grandi produttori e distributori di contenuti si impegnino a difenderla. Un altro elemento importante è la capacità di creare titoli diversificati per catturare tutti i target: e qui cito una produzione originale Warner, realizzata prima del mio insediamento, quale i Me contro Te che è andata a catturare una fascia di spettatori difficilissima da ingaggiare. Altra necessità, come già indicata dagli altri interlocutori, è quella di allungare la stagione: è una problematicità tutta italiana che a luglio e agosto escano così pochi titoli. In Spagna, mercato che seguo, è esattamente il contrario: lo scorso weekend Minions 2 ha totalizzato 3,5 milioni di euro nel suo primo weekend».
Araimo ha infine messo l’accento sulla necessità di promuovere non solo i film, ma l’esperienza stessa della sala. Se la finestra theatrical è quella che crea valore per il resto della catena di sfruttamento, bisogna promuovere l’esperienza theatrical anche con operazioni marketing focalizzate. Ecco perché, dopo l’estate, abbiamo intenzione di lanciare una campagna marketing di 12 mesi sui canali televisivi del nostro gruppo proprio per promuovere l’esperienza cinematografica in sé. Lo scopo è ricordare a quante più persone possibile l’emozione unica della visione collettiva in sala.
Sul fronte delle finestre, il nuovo General Manager Italy, Spain and Portugal di Warner Bros. Discovery ha sottolineato come, secondo lui, un irrigidimento della regolamentazione possa avere un effetto controproducente ed essere un rischio per il sistema.

PRODURRE E PENSARE IN GRANDE

Federica Lucisano (AD IIF e Lucisano Media Group e vicepresidente unione produttori Anica) si è focalizzata sulle problematicità e potenzialità della produzione cinematografica italiana. «La difficoltà dei film italiani al box office, che era già presente nell’era pre-pandemica, ora è ancora più evidente. C’è però da sottolineare che diversi nostri titoli che non hanno destato particolare interesse di pubblico in sala, sono d’altro canto stati grandi successi sulle piattaforme. Il pubblico c’è, ma si è spostato sulla tv. Detto questo, le piattaforme sono nostri alleati e dobbiamo ragionare in un’ottica di una catena del valore condivisa. L’obiettivo di noi produttori è di “produrre in grande”, ragionare su grandi cast, grandi budget. E in termini di budget, le piattaforme possono dare un contributo fondamentale. Non solo, perché le piattaforme stanno poi svolgendo un ruolo importante nella ricerca di nuovi talenti». Produrre e pensare in grande, per Lucisano, significa anche e soprattutto progettare film che puntino a un pubblico internazionale, con storie originali, o anche storie importanti come quelle tratte da libri di successo come Le otto montagne.  

LA SALA HA LA CORONA DEL CONTENUTO

Per Massimiliano Orfei (AD Vision Distribution), la battaglia vera non è quella tra sala e piattaforme, ma è quella che le piattaforme stanno combattendo tra di loro. Una battaglia “armata” di volumi di investimenti altissimi che rischiano di alimentare una bolla che può esplodere con facilità. Ma è anche e soprattutto vero che, nel periodo di fortissima crisi innescato dalla pandemia, le «piattaforme sono venute in soccorso del cinema. Ora noi possiamo produrre grandi film solo grazie alle piattaforme: il 60% dei costi industriali di produzioni italiane è coperto dalle piattaforme. In questo momento in cui le entrate theatrical sono estremamente ridotte, il contributo delle piattaforme è stato vitale».
Sul tema delle finestre, anche per Orfei «l’esclusiva in sala è fuori discussione. Detto questo dobbiamo imparare dalla Francia che non ha senso parlare di un’unica finestra. Non esiste solo lo sfruttamento svod dopo la sala. Le regole devono tenere conto anche degli altri canali, che sia il vod o la pay tv. È giusto e necessario porsi il problema di valorizzare ogni segmento di sfruttamento per massimizzare il risultato di tutti». E parlando di finestre, Orfei ha infine ricordato del perché l’esclusiva theatrical resti fondamentale anche per le piattaforme: «Le piattaforme hanno capito che il prodotto che esce in sala è stato in grado di sfidare 60 milioni di potenziali spettatori, mentre loro, le piattaforme, questo non lo possono fare. L’eco del valore che si crea quando quel film sfida una complessità così enorme, resta anche dopo. Anche quando il film esce online. Insomma, le sale hanno in mano la corona del contenuto».

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