Biennale di Venezia: polemiche con il ministro Urbani per il nuovo statuto

Forti polemiche, che stanno tenendo banco da sabato sui quotidiani, sul nuovo statuto della Biennale di Venezia. La bozza preparata dall’ufficio giuridico del ministero dei Beni culturali, presentata al Cda della Biennale, ha suscitato le reazioni dei vertici dell’ente. Il timore è che nomine e scelte operative siano da concordare con altri enti esterni: per quanto riguarda il cinema – ovvero la Mostra di Venezia – con Cinecittà Holding, ma anche con la Scuola Nazionale di Cinema.“Non credo che questa bozza abbia l’imprintig del ministro” ha dichiarato il presidente della Biennale Franco Bernabè, che si è detto certo che il ministro Urbani – pur esercitando la delega per il riordino degli enti – non abbia “dubbi sul mantenimento dell’autonomia dela Biennale”. Per il sindaco di Venezia Paolo Costa, che è anche vicepresidente della Biennale, “il progetto del ministro si presta anche a interpretazioni negative. Ma non posso nemmeno immaginare che l’intenzione del Governo sia quella di scippare o affossare la Biennale, che se non è autonoma non è più se stessa, non è più fondazione culturale”.Il ministro Giuliano Urbani ha reso nota una smentita ufficiale: “Ogni ipotesi di controllo della Mostra del cinema da parte di Cinecittà è destituita di ogni fondamento. E’ vero che da un anno e mezzo abbiamo la delega per riformare lo statuto della Biennale e che eserciteremo questa delega; ma escludo l’ipotesi che Cinecittà possa controllare la Mostra del cinema”. E in un’intervista al ‘Corriere della Sera’ si è detto sorpreso della fuga di notizie e ha rimarcato: “Sono mesi che stiamo facendo riunioni finalizzate a mettere a punto le nuove norme. Nessuno mi aveva fatto le obiezioni sollevate”. E sul ruolo di Cinecittà Holding: “Sarebbe quello di un interlocutore di minoranza, solo per avere il suo aiuto, non per darle in mano alcuna leva di potere”.

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