Continua l’attenzione dei quotidiani su Biennale di Venezia e Mostra del Cinema, mentre oggi si dovrebbe svolgere l’incontro tra il ministro Giuliano Urbani e il presidente della Biennale Franco Bernabè. Quest’ultimo ha rilasciato ieri dichiarazioni sdrammatizzanti: “Si sta facendo un polverone mediatico su una bozza di statuto che qualcuno, per ragioni poco comprensibili, ha fatto circolare”. Per Bernabè, il ministro Urbani si è comportato con grande correttezza: “Pur avendo la delega che gli consentirebbe di proporre direttamente il nuovo statuto al Parlamento, ha sempre chiesto la nostra opinione”. Ma ha anche fatto capire chiaramente che, se non gli verranno confermate autonomia e scelte in tema di direttori (il sostegno a Moritz De Hadeln sembra indiscusso: “De Hadeln ha fatto un buon lavoro e dunque lo proporrò per la riconferma al Consiglio di Amministrazione”; CdA che è compatto sul nome del direttore svizzero), potrebbe prenderne atto e lasciare l’incarico.Ieri sono anche circolati i nomi di Maurizio Costanzo come possibile sostituto di Bernabè (ma è lo stesso Costanzo che ha smentito con decisione) e di Giancarlo Giannini come direttore del festival al posto di De Hadeln. L’attore ha dichiarato di non essere mai stato contattato, ma non ha escluso un eventuale impegno. Da fonti attendibili sembrano ipotesi destituite di fondamento. I veri punti critici della bozza di statuto circolata in questi giorni, e quindi del rapporto Biennale-Ministero dei Beni Culturali, sono la nuova società formata da Biennale con Cinecittà Holding e Scuola Nazionale di Cinema (considerata una soluzione sbagliata e limitante l’autonomia della Biennale, dal punto di vista giuridico e operativo) e l’ipotesi di dover concordare le nomine con altri interlocutori politici che andrebbero a entrare nel CdA. Con il rischio – sostengono a Venezia – di un ulteriore “tutela” politica e di allontanare quei privati che si stanno avvicinando alla Mostra del Cinema e alla Biennale. Nel frattempo, i tempi per avere il nuovo statuto – fondamentale proprio per il nuovo ruolo dei soggetti privati – sono stretti: entro fine anno scade la delega del ministro.
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