“Prima dei film la sala: il cinema ha bisogno dei cinema”: questo il titolo del convegno che si è svolto oggi pomeriggio nell’ambito della Mostra di Venezia allo spazio Incontri del Venice Film Market. «Dobbiamo fare mea culpa» ha esordito il moderatore Francesco Ranieri Martinotti dell’Anac. «Noi autori ci siamo disinteressati delle sale; per cui c’è l’effetto paradossale per cui vinciamo Oscar e premi a Cannes ma poi i cinema chiudono e non c’è spazio per i nostri film. Ora vogliamo ribaltare il discorso: prima viene la sala. Non c’è promozione culturale senza infrastrutture e le sale lo sono per l’industria cinematografica». Di rimando il co-moderatore Giorgio Ferrero, vicepresidente Anec Lazio: «Ultimamente il settore ha prediletto il sostegno alla produzione, ma le cose cambieranno con i decreti Art Bonus. Gli autori sono alleati in questa battaglia. Non bisogna aprire nuovi cinema, come si sente dire, ma aiutare quelli esistenti a essere ristrutturati». Tra i numerosi interventi, per Domenico Di Noia, presidente Fice, «gli autori sanno che è la sala che dà valore anche economico. Dobbiamo capire cosa succede nell’esercizio, spesso in sofferenza con molte chiusure. La politica non ha ancora capito questo problema nella sua gravità. E anche l’Anica quando chiede più sale: con quali mezzi, quando i cinema esistenti non riescono ad andare avanti?». Luigi Lonigro, vicepresidente distributori Anica, ha sottolineato che «con l’avvento dei multiplex dopo la legge Veltroni non c’è stato aumento di pubblico, forse per un fraintendimento della legge: c’è poca differenziazione, troppi film uguali nello stesso cinema. E le sale di città sono andate in sofferenza. C’è un segmento che si sostiene, quello dei multiplex, mentre quello del cinema di città che o si sposta sul cinema commerciale, perdendo di vista il suo pubblico da sempre riferimento, o fa scelte coraggiose sulla qualità ma spesso senza potersi autofinanziare né tanto meno poter fare lavori di ristrutturazione. Si potrebbero ipotizzare finanziamenti a fondo perduto, all’interno dei sostegni per le opere prime e secondo, che permettano il sostegno dei cinema che li supportano». E se Stefania Ippoliti, presidente del coordinamento delle film commission, ha invitato gli autori a essere generosi con le sale partecipando a eventi e iniziative promozionali come la Festa del cinema, e Franco Montini, presidente sindacato critici cinematografici, ha auspicato il rispetto delle leggi quando cinema chiusi diventano abusivamente spazi commerciali, il presidente Agis e Anec Campania Luigi Gispello ha lanciato l’allarme sulla sopravvivenza dell’esercizio «che vive una situazione drammatica: i cinema non producono reddito, tra aumenti dei costi e riduzioni dei ricavi. Chiudono i cinema nella totale indifferenza Altro che aprire nuove sale, come dice l’Anica…». Gino Zagari, segretario Anem, ha affermato che «è inutile investire in strutture che non riescono ad avere profittabilità economica, mentre c’è spazio per un esercizio cittadino moderno che riconquisti il pubblico che ha abbandonato le sale tradizionali: non è solo un problema di risorse economiche ma mentali. Ma lo Stato deve aiutare chi vuole investire». E se la produttrice Rosanna Seregni ha stigmatizzato lo scarso livello di scrittura di certi aspiranti autori, Cinzia Masotina dei 100autori ha auspicato «più che sovvenzioni politiche di sostegno: manca la formazione nelle scuole. La sala è un presidio culturale, da agevolare e non da deprimere con aumenti di Imu e tagli di crediti di imposta. Servono interventi strutturali».
© RIPRODUZIONE RISERVATAIn caso di citazione si prega di citare e linkare boxofficebiz.it