Un volume per fare il punto sulla situazione delle Sale della Comunità. Il libro, intitolato “I nuovi cinema Paradiso” è scritto da Alberto Bourlot e Mariagrazia Fanchi, ed è stato presentato il 3 maggio a Milano. Il volume raccoglie i risultati di una ricerca promossa dall’Acec (Associazione Cattolica Esercenti Cinema) e svolta dall’Università Cattolica. La ricerca ha coinvolto ben 272 responsabili di Sale della Comunità e 168 parroci in tutta Italia. Le Sale della Comunità sembrano aver trovato un equilibrio, un modello di sostenibilità che si manifesta sia nella resistenza nel tempo (il 33% delle Sale opera da 41-60 anni e il 17% è attivo da più di 60 anni), sia in un’estensione della rete: l’11% delle Sale censite sono state aperte (o riaperte) negli ultimi 10 anni. Le Sale della Comunità, secondo la ricerca poggiano su alcuni tratti distintivi. Il primo è la distribuzione sul territorio. I cinema parrocchiali funzionano infatti in chiave compensativa, andando a collocarsi in aree spesso sprovviste di sale e in cui la domanda di cultura e di momenti di incontro e di socializzazione si esprime con maggiore forza: nei paesi con meno di 5.000 abitanti (che ospitano in 19% delle Sale della Comunità) o nelle periferie dei grandi centri urbani (dove sono ubicate il 13% delle Sale). Il secondo tratto è la polifunzionalità, l’uso di spazi, strutture, idee ed energie personali per una molteplicità di attività diverse: il cinema, certo, ma anche (in quasi il 60% dei casi) il teatro, gli spettacoli musicali dal vivo e i cicli di conferenze. Il terzo tratto è l’ascolto e il dialogo con gli altri operatori sociali e culturali. Anche per ragioni pratiche, le Sale si mostrano disponibili a collaborare con le amministrazioni pubbliche, con le scuole, con le associazioni che operano sul territorio, partendo dal più semplice gesto di ospitare nei propri spazi le iniziative lanciate da altri, fino alla progettazione comune, soprattutto con scuole e con altre sale. Le modalità di gestione sono improntate alla partecipazione. Il 96% della Sala è diretto da un gruppo di gestione: vere e proprie comunità, ampie (nel 50% dei casi con più di 10 persone) e aperte al contributo anche di chi non frequenta la parrocchia e dei giovani. Luoghi dunque di dialogo, di scambio e di confronto: culturale, intergenerazionale, sociale.
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